• 26 Dicembre 2024

Molto spesso la storia è sinonimo di insegnamento, e le circostanze che hanno indotto alcune decisioni storiche, sono supportate da fatti non opinabili, alcune decisioni hanno dichiaratamente invertito la rotta politica europea, riformando l’asset istituzionale e inficiandone la forma di governo nazionale o sovranazionale, che ancora oggi non possiamo modificare.

Infatti, l’impero europeo venne meno a causa della deposizione, della corona imperiale, da parte del suo imperatore, Francesco, decisione che non vide alcun oppositore al congresso di Vienna del 1806. Questo gesto, inderogabile, propugnò una secolarizzazione e uno scardinamento della cultura del governo imperiale, e a poco servì, che l’opinione illuminante di Metternich, potesse essere un valore aggiunto considerevole, per la continuità dell’impero.

La rinuncia storica declinò ad un nuovo impero, lasciò il passo ad una nuova idea di impero, le nazionalità sovrane giunte fino ad oggi, emulano non più un’idea imperiale secolarizzata e storicizzata da quella assoluta decisione, ma pongono un’eredità che suole essere appartenente ad un’ Europa Nazione, che nella sua unificazione sovranazionale, guarda ad un futuro federale di stato federativo, portando in serbo tradizioni di governo assolutamente imperiali. L’assoluta e nonché tragica fine del Nazionalismo, definisce in maniera netta, l’antinomia tra l’impero e lo stato nazionale, e siamo giunti ad una visione sovranazionale che ci consente di forgiare gli eventi futuri con obiettivi Europei fortemente democratici. La politica d’integrazione consente di costruire un Europa, Patria, Nazione e Stato, dove la semplice cooperazione, nasce da una alleanza con connotati prevalentemente economici e poi geopolitici, pertanto, la nascita del MEC, ha reso possibile un elemento di unione e di guida anche politico. Un ostacolo del recente passato, nell’ambito politico sovranazionale, è stato la pura e semplice volontà intergovernativa, che di recente ha cessato di affermarsi, conferendo agli stati della Comunità Europea uno scopo di alto profilo politico.

Vero è che la resistenza di alcuni stati o governi, ha rallentato e apparentemente modificata una via di sostegno, alla formazione di un nuovo impero Europeo, che sia di carattere federativo o altro ma non solo mercato comune. L’Europa è stata grandiosa nei suoi periodi imperiali, ne cogliamo oggi, ancora delle chiare sovranità Monarchiche, che riportano una tradizione insuperabile che non può essere eguagliata da una politica partitica, o da correnti di pensiero tecnologico, pur avanzato che sia.

Se è vero che l’economia illusoriamente può risultare un’automatica reazione parallela verso la politica, eccezione condivisa dal grande statista francese Robert Schuman, e l’Europa moderna nasce da un atto assolutamente pragmatico ed economico, pur tuttavia, l’Europa ha nel suo cuore antico, molteplici governi che delle tradizioni imperiali sono stati l’esempio e sono ancora oggi l’immagine, di un passato foriero non solo di grandezza economica e politica, altresì esempio di unità diplomatica, dove grandi famiglie reali hanno regnato senza grandi limiti concettuali.

Le monarchie moderne, si sono fortemente integrate in una struttura sovranazionale europea e talvolta ne sono l’esempio più unificante, memori quali sono di un passato europeo, che mai ha intrapreso vie fuorvianti, infatti, i loro strumenti decisionali sono e saranno democratici, nel rispetto di un’integrazione politica europea. L’Europa è dunque unita in una diversità culturale molto variegata, che la rende moderna nell’intrapresa istituzionale futura, partendo essa, da radici solide, radici comuni a tutte le democrazie costituzionali nazionali. L’unificazione sovranazionale però resta l’unica strada percorribile, verso un moderno stato europeo, l’integrazione il mezzo politico ed economico che può da oriente ad occidente porre fine alla sperequazione globale, delle governance finanziarie, questi sono gli elementi imperativi per procedere verso un approccio pacifico e risolutivo, al fine di addivenire ad un Europa autonoma. Imperiosamente, le decisioni storiche del passato e le loro eredità moderne, ci chiedono di unificare la patria Europa.

Quando parliamo di monarchie moderne, riconosciamo un’istituzione antichissima, in una chiave rivisitata non solo democraticamente, e da un punto di vista parlamentare e costituzionale, scevra da assolutismi totalitari, la modernità si esplicita altresì in una forma di presidenzialismo non elettivo ma successorio che comunque si incardina in un processo democratico e politico che sviluppa e concretizza un’idea conservatrice e restauratrice, di un’istituzione antica ma proposta con una convinzione riformista e moderna. Non siamo, difronte ad una restaurazione conservativa di una esteriorità elitaria reazionaria, bensì le monarchie, esistenti oggi in Europa, conferiscono nel sociale, a livello comunitario una restaurazione decisiva, fondante quell’assenza di valori che si ritengono assolutamente validi nel tempo. In altre parole, non si vuole tornare ad un’epoca imperiale, ma si vuole sostenere attraverso la sua eredità storico istituzionale, trasferire alle future generazioni, la possibilità di conoscere un passato degno di essere accresciuto e implementato in forma moderna.

Un passato valoroso e valoriale, mai decaduto, la vera decadenza l’Europa l’ha vissuta dopo il 1806, una decadenza senza pari, che ancora oggi risente di una assenza di visione, morale, etica, bisogna restaurare l’idea, che ha fatto l’unità d’Italia e potrebbe rendere possibile quella Europea in maniera definitiva.

La monarchia è stata la forma prevalente di governo in tutto l’arco della storia d’Europa a partire dalla fase medievale, e rimase predominante in tutto il XIX secolo, nonostante l’ascesa imperante del repubblicanesimo, tuttavia a partire, dalla fine della prima guerra mondiale, molte monarchie europee sono state abolite, ad oggi, in Europa rimangono undici monarchie sovrane, di cui sei sono regni (Danimarca, Norvegia, Svezia, Spagna, Paesi Bassi e Belgio)  tre sono principati (Andorra, Liechtenstein e Monaco)  è presente un solo granducato, il Lussemburgo. Abbiamo inoltre lo  Stato del Vaticano, una forma di monarchia elettiva, retta dal Papa, Romano Pontefice o Sommo Pontefice, nonché Vescovo Roma, massima autorità nella chiesa Cattolica e patriarca della chiesa Latina, e a seguito dei Patti Lateranensi, sovrano assoluto dello Stato della Città del Vaticano. Inoltre, tra le monarchie persiste anche, il Regno Unito di gran Bretagna e Irlanda del Nord, membro dell’Unione Europea dal 1’ gennaio del 1973 al 31 gennaio del 2020. Dieci sono ereditarie e due elettive, Città del Vaticano (il Papa è eletto al conclave) e Andorra (diarchia semi- elettiva dove il capo di Stato  è condivisa come posizione da due persone, di cui uno è il presidente della Francia, eletto, e l’altro è il vescovo di Urgell, nominato dal Papa).

Ma la vera modernità è  che la maggior parte delle monarchie europee, sono parlamentari, e solo secondo le convezioni costituzionali il monarca ha ruoli di garante dell’unità dello Stato, esplicitando precisi poteri politici legati all’incarico. Eccezion fatta per i principati che sono considerate monarchie costituzionali o semi costituzionali, dove i principi hanno un ampio potere politico influenzando ampiamente la politica del principato. Dopo questa breve digressione, doverosa, e bene ribadire quanto rilevante può essere una conservativa immagine di governo monarchico, seppure in termini rappresentativi nell’ambito sovranazionale europeo.

Il recupero di una identità valoriale mai sopita, al servizio della sovranità popolare, sebbene oggi sublimata in termini parlamentari, siamo infatti, ancorati ad una democrazia rappresentativa dove il potere sovrano esercitato dal popolo viene esplicitato attraverso il parlamento, e le sovranità monarchiche fungono da garanti supremi di tale valore. La politica in senso stretto e la sua applicata integrazione nazionale e sovranazionale trova la sua democratica configurazione nel rispetto della maggioranza parlamentare.

Ma non sempre la maggioranza parlamentare è a sua volta rispettosa delle istanze popolari, troppo spesso si dimentica la dimensione etica e morale dell’economia, e anche l’aspetto spirituale e valoriale, bisogna conservare lo spirito di servizio in termini di sovranità antica, riflesso di un modus operandi che può guardare con stile ad una rinnovata integrazione politica europea dove anche differenti forme di governo trovano la loro moderna collocazione. Le monarchie Europee sono infatti l’esempio di una centralità e diversità che può essere funzionale, ad una riforma conservativa e conservatrice di un nuovo stato Europeo, poiché sinonimo, di un passato glorioso che ha già vissuto in altre epoche forme costruttive di stato, con grandi capacità diplomatiche grazie a grandi personaggi della storia europea.

Per esempio una singolarità storica, fu dichiaratamente la superlativa immagine di Carlo Magno, precursore, dei suoi tempi e dei tempi moderni, infatti, con la sua abilità ed eccellente diplomazia, riuscì a conquistare le aristocrazie e i regni dei popoli con cui era in guerra, ereditandone la struttura federale e riconfermandola, grazie al suo avanzato ingegno politico, che gli consentì di mantenere perseguendo con grande strategia politica una concentrazione di popoli diversi, garantendone la pluralità di cultura e di linguaggio.

Orbene le decisioni del passato fungono da esempio e aprono un arco temporale sull’era politica moderna, ergo se gli avi europei sono stati precursori, con un puntuale recupero di tali insegnamenti, l’Europa sarà innovata e moderna. Le monarchie Europee, il mezzo decisionale per conservare e tramandare, un coacervo di valori che non conoscono l’usura dei tempi.              

Autore

Economista, Bio-economista, web master di eu-bioeconomia, ricercatrice Unicas, autrice e ideatrice di numerosi lavori scientifici in ambito internazionale. Esperta di marketing. Saggista, studiosa di geopolitica e di sociopolitica. È autrice dei saggi “Il paradosso della Monarchia” e di “Europa Nazione”. Ha in preparazione altri due saggi sull’identità e sulla politica europee.