Casa editrice molto attiva e recentemente costituitasi come ente del Terzo Settore con i meritevoli scopi di diffondere e radicare la cultura identitaria italiana, di consolidare la Comunità umana e metapolitica di autori, lettori e collaboratori ed infine di fare rete, operando trasversalmente e valorizzando esperienze e risorse onde creare nuovi spazi d’azione ed eventi condivisi, Passaggio al bosco ha sfornato diversi volumi che spingono il lettore a riflettere sui meccanismi in forza dei quali, senza che la maggior parte della gente se ne accorga, si influenzano modi di essere e di pensare. Tra i libri in questione spicca L’impero Netflix di Edouard Chanot (traduzione e note di Fabrizio Rinaldini), pubblicato nel 2023. Con il significativo sottotitolo “Il controllo del divertimento”, questo agile e condensato saggio spiega, in poco meno di un centinaio di pagine, come in circa vent’anni “Netflix si è affermato nella vita e nella privacy di 220 milioni di persone in tutto il mondo, coinvolte nel suo servizio di video on demand”.
Nel suo lavoro l’autore, giornalista e saggista francese, analizza con profondità e acume critico le debolezze e i punti di forza di un colosso dell’audiovisivo che può senz’altro essere definito, al momento, un vero e proprio impero dell’intrattenimento. E se è vero che oggi Netflix è sulla cresta dell’onda, lo è altrettanto il fatto che la piattaforma digitale, anche in seguito a concorrenza crescente, dipendenza e stanchezza del pubblico, potrebbe registrare se non un crollo quantomeno una difficile conferma dei risultati fin qui ottenuti grazie, sottolinea Chanot, a management spietato, produzioni ideologicamente faziose e programmazione algoritmica.
Risultati che, va ricordato, il colosso della Silicon Valley ha ottenuto creando (ed imponendo) un meccanismo di evidente e radicale cambiamento dell’immaginario collettivo in senso propagandistico ed ideologico, perché “proietta sulle nostre retine – scrive Chanot – l’ideale di un villaggio tanto globalizzato quanto progressista, auspicandone la realizzazione”. A tal fine vale tra l’altro quanto scritto nella prefazione da Claude Chollet, secondo cui “Netflix svolge un triplice ruolo: intrattenere, informare e infine educare”. Con la conseguente e corretta riflessione secondo cui “Netflix e i suoi epigoni sono rappresentanti del potere, quello che ci plasma e più in generale ci opprime”. Perché bisogna ricordarlo: Netflix e simili sono una potente ed invasiva “arma” propagandistica di diffusione di valori (o disvalori?) come quelli alla base della globalizzazione, dell’ideologia “woke” e quant’altro.
In tutto questo a rimetterci è tra l’altro quella che un tempo era la “settima arte”, perché “l’azienda californiana – si legge nella quarta di copertina – ha creato e imposto un vero e proprio modello di intrattenimento, infliggendo un duro colpo al cinema”. In proposito Chanot si chiede, cercando di immaginare confini e linee di sviluppo del contesto in esame, se le piattaforme digitali sono la naturale evoluzione tecnica del cinema o siamo dinnanzi alla morte della bellezza. Il riferimento è in questo caso alla bellezza del grande schermo che, sottolinea l’autore, “permette di apprezzare un’immagine sofisticata: s’inventa la profondità di campo, si curano l’illuminazione, i decori, i trucchi” e ancora, dovendo “catturare l’attenzione dello spettatore per un’ora e mezza, si perfezionano i metodi della drammaturgia ispirata al teatro, con elaborazioni, colpi di scena, trame narrative”.
Secondo Attilio Sodi Russotto, che firma la postfazione, la Settima Arte, “giocosa e sublime, si è trovata in crisi quando la freddezza del calcolo economico e del conformismo industriale” ha dilagato. Ed è poi morta “stritolata, soffocata e sterilizzata dalle spire della legge del mercato insieme alla vis creativa dell’uomo d’oggi”. Perché “tramite la moda, il convenzionalismo e l’obnubilamento del senso estetico”, Netflilx & co. impongono “il giogo soverchiante di una tirannia atroce, invisibile ma onnipresente, che lontano dalla bellezza e dall’arte conduce l’uomo a un autentico reset dei propri valori, delle proprie idee, delle proprie usanze e tradizioni”. A questo desolante quadro però, è possibile reagire perché, conclude Sodi Russotto, “ancora non tutto è perduto”. Dunque “recuperiamo il gusto del bello. Insegniamolo ai nostri figli. Riproponiamo il coraggio di una scelta. Discerniamo, discriminiamo, decidiamo di vivere, dando forma alla nostra volontà prima che sia troppo tardi”.