• 23 Novembre 2024
Editoriale

L’obiettivo primario è porre al centro di un ragionamento logico e razionale, il valore strategico e rilevante della sovranità monetaria, per poter riportare l’economia e il ciclo economico di sistema, sperando che non sia troppo tardi ad una sostenibilità sia per lo stato che per una democrazia di maggioranza che continui a governare con ragionevolezza.

Si auspica, nell’ambito economico, a livello nazionale, il raggiungimento del PIL che sia pari a quello determinatosi prima della crisi pandemica, ucraina ed energetica, per evitare rischi di insostenibilità eccessivi derivanti dai finanziamenti della BCE, per non deformare i mercati finanziari, ed imporre una resa dei conti non dissimile al default greco, come un virus di scollamento dalla realtà e dal mercato globale.

Infatti, per assunzioni omesse, e conclamati atteggiamenti sia a carico del governo Conti che successivamente di quello Draghi, la politica ha poco inteso badare al debito pubblico, arrivato al 160 %del prodotto interno lordo, con un escalation inevitabile di superamento che potrebbe divenire ingestibile, e a poco servirà la protezione della BCE attraverso la Next Generation EU, pari a 750 miliardi di euro, distribuiti nell’eurozona. La proposta di cancellazione del debito pubblico sia italiano che di altri paesi avanzata al parlamento europeo, debito in pancia alla BCE, salverebbe i bilanci dei paesi più fragili e creerebbe una ripartenza economica di slancio univoco, purtroppo ha trovato un muro di legalità europea.

La manovra attuata dall’attuale establishment dell’Unione Europea, per contrastare la deriva deflazionistica, sta incrementando i soldi alle banche con un potenziale di extraprofitti, intoccabili, e in particolare alla BCE, con una contro motivazione, di ridurre l’inflazione amministrata da profitti finanziari di mercato, che poco tengono conto del prezzo energetico di contrattazione di base, ed è evidente, che l’aumento vorticoso dei tassi si riverbera , sulla stessa moneta/credito dello stato e che lo stesso debito pubblico,  sta subendo un impennata che non è pertanto più gestibile , quanto meno sostenibile.

Studi econometrici recenti, senza speculazioni teoretiche ma predittivi, configurano l’impossibilità di ripresa economica, grazie all’indotto espansivo (pari a 209 miliardi di euro per l’Italia) derivanti dal NGEU, in particolare per la riduzione del debito pubblico nel lungo termine, proprio a causa della politica restrittiva dei tassi imposta dalla Lagarde, in preda ad un delirio interpretativo della Thatcher, e delle sue politiche monetarie antinflazionistiche, poco inclusivo. La garanzia, di superamento del debito sovrano grazie a tassi pari a zero, non è assolutamente un elemento di continuità assicurato nel tempo, pertanto, il paradosso della ripartenza economica è serva della politica antinflazionistica restrittiva.

Il rilancio dell’economia americana e per contro della cinese, sono si un elemento di traino sovranazionale e sovrano per l’Italia, ma resta un boomerang, globale che non può rilanciare la nazione e la sua economia, infatti, il problema sono le banche centrali, FED compresa, che speculano come non mai sui titoli di stato, a tal punto che i rendimenti sono in crescita notevole e di conseguenza anche i debiti. Orbene, l’eurozona non riparte, in maniera tale da raggiungere il gap competitivo interposto con le super potenze, quindi, supporre che il debito sovrano non sia determinante è anacronistico ai tempi economici che l’eurozona si è imposta, infatti, l’euro, resta una moneta di transizione commerciale, che genera, lavoro e credito, ma pur sempre legata, o meglio fondata sulla assolutezza e spinta dei mercati finanziari, e sulla loro libertà speculativa. I veri governanti, della moneta europea, sono i mercati e gli investitori finanziari, la mancanza di controllo nel circuito dell’euro, è propedeutico non alla politica del parlamento europeo ma alla BCE, a sua volta essa stessa essendo privata è subordinata ai suoi azionisti, e quindi frutto di una decisione non più sostenibile o quantomeno controllabile. Il rischio ingestibile dell’euro, vale per tutta eurozona, è appunto “l’indebitamento sovrano” dei relativi stati membri nei confronti di una moneta che non è sovrana.

La politica monetaria gestita di riflesso dall’Europa, si incardina in una impossibilità di manovra come avviene per l’America e la Cina, la di cui sovranità monetaria resta un fattore non altamente rischioso, nemmeno altamente fallibile. In altre parole, chi ha sovranità monetaria non è suscettibile di rischio fallimentare, i debiti derivanti dalla propria moneta sono collusi con la possibilità di stampare moneta, ovviamente vi è un evidente e probabile rischio di svalutazione, con un export meno competitivo che viene compensato comunque da una ripresa. Anche se la svalutazione del cambio consente di recuperare competitività o crescita, quando non da luogo ad un inflazione interna, una sorta di avvitamento monetario per eccesso di moneta in circolo, e di avvitamento del debito, in sostanza, la svalutazione, del cambio ha una sua utilità , in tal senso , solo in condizioni precise. Quindi, ricorre alla moneta per finanziare il debito può, creare svalutazioni, fughe di capitali, aumento dei tassi di interesse, per mancanza di controlli sui capitali. 

Però la cessione di sovranità monetaria, nazionale, resta un tema non di poca rilevanza economica, ne consegue la stessa gestione della spesa pubblica sarebbe meno suscettibile di imposizioni derivanti dai mercati.

La sovranità monetaria afferente ai singoli stati membri dell’Unione europea ha subito un trasferimento all’Unione stessa, sempre attraverso una cessione di sovranità devoluta alla banca centrale europea, BCE, nel caso della zona euro, quindi la sovranità, dei singoli stati, come per l’Italia, non appartiene più allo Stato tramite la sua banca centrale, aggiungendosi ad altri poteri sovrani, ceduti alla all’Unione economica e monetaria europea. Inoltre, se osserviamo il sistema finanziario, o sistema creditizio. inerentemente all’emissione di moneta, esso si è sviluppato enormemente, superando per valore, il valore della moneta corrente, divenendo, con strumenti affinati, moneta/credito, che di fatto assolve a funzioni molto pratiche, una funzione di denaro.

Tutto ciò ha indotto a considerare, se la sovranità della moneta esiste, ancora, nella sua interezza di strumento creditizio, o se essa stessa possa considerarsi ancora tale, anche in relazione alla sua sostanziale emissione. Ovvero, venendo meno il soggetto giuridico originario, lo stato, che emetteva e stampava moneta, sempre in linea o coerentemente alle sue scelte politiche, economiche monetarie, il corso o valore legale della moneta, sembra aver perso il suo significato o valore intrinseco. Fermo restante negli scambi, di offerta e domanda, ossia in un’economia monetaria, dove, la moneta/merce, ancora assume un valore intrinseco, rapido immediato universalmente riconosciuto, pur perdendo quell’ancoraggio, aureo riconosciuto, fino al 1929, poi sospeso che vedeva la moneta convertibile in oro, in un sistema aureo (gold standard).

La perdita della moneta, e del suo valore intrinseco, riduce la moneta, in moneta/segno, anche detta moneta legale, emessa appunto dalla banca centrale europea, che detiene un potere enormemente liberatorio nei rapporti debito credito, tra le parti, fino a giungere a moneta digitale, e a ridurne enormemente il suo circolante, e tradotto in soldoni, moneta contante. Ma ormai siamo soliti accettare la moneta come una sua intrinseca misura, del valore in sé, un valore convenzionale o ancor meglio indotto e pertanto suscettibile di una valutazione impropria, ciò ha generato un corollario di valutazioni economiche e politiche monetarie, che inducono a supporre che  la moneta sovrana, non è più sovrana, e pertanto questa presunta mancanza di sovranità provoca delle carenze effettive nell’applicazione e nelle more della politica nazionale monetaria ed europea.

Ma come discusso e preannunciato da alcune tesi economiche, la stessa sovranità monetaria, presa in valore assoluto non è indice di politiche risolutive ma palliativi momentanei, che potrebbero comunque indurre ad avvitamenti inflazionistici di mercato, pertanto, la sovranità monetaria sembra essere considerato un falso mito, perché l’efficienza e l’efficacia di una moneta esclusivamente sovrana potrebbe essere relegata a misure non risolutive e semmai, lo fossero, solo nell’immediato. Il passato europeo, ci fa ricordare che il marco tedesco, aveva un ruolo dominante prima dell’euro, al punto tale da ridurre ogni rapporto di cambio della lira ad esso, riducendo in maniera quasi inesistente la performance della nostra sovranità monetaria, poiché subordinata al marco. 

Ritornare ad una situazione retroattiva, oggi è assolutamente non conveniente, impensabile recuperare una sovranità, o gestire una moneta in maniera indipendente e avulsa dal resto del mondo economico monetario, anche in relazione al dollaro e al suo convenzionale potere di cambio. Inoltre, è illusorio appunto, pensare che prima dell’euro le autorità monetarie potessero decidere autonomamente il rapporto tra le monete in una sorta di mercato chiuso. Gli shock asimmetrici, generati nel passato, prima dell’euro, sono stati e sono tutt’ora indicativi di una politica monetaria, che non facilmente riusciva ad implementare una crescita economica, anzi molto spesso generava politiche restrittive. Oggi il ruolo dominante è assunto in Europa e non solo dalle banche centrali, dalla loro capacità tempestiva di rifondere e recuperare situazioni di crisi, con metodi comunque classici, che sono lontani dall’acquisizione di semplici titoli di stato, il sistema creditizio europeo, risulta essere più integrato, con una attuazione di mercato e un recupero di disavanzo meno preoccupante.

La proprietà, della moneta europea, ovviamente non appartiene al popolo europeo, che ne fa uso e oggetto di scambio, ma alla banca centrale, la rimozione del valore in oro, non più in essere, il valore creditizio della moneta, come titolo al portatore è stato soppresso e sostituito da un valore indotto, perché l’emissione della moneta avviene da parte della banca centrale e non da uno stato sovrannazionale in nome e per conto del popolo europeo. Questa considerazione non vuole essere rivoluzionaria, in termini monetari, ma deve far pensare ad una controrivoluzione che sia portatrice di una riforma interna all’Europa, per ancorare la moneta ad uno stato federato garante. Parliamo di un garantismo scientifico, politico e giuridico che sovrappone l’interesse monetario a quello di mero mercato finanziario, riducendo la governance pubblica a mera governance finanziaria.

Il sistema attuale europeo, pur arrogandosi della sovranità monetaria, relativa agli stati membri, lo ha fatto nella misura in cui il sistema bancario ne ha un ruolo dominante, generando una pseudo sistema monetario, e una pseudo sovranità europea, subordinata ad una deregulation finanziaria. Inoltre, quando la banca centrale emette fondi, questi subiscono una anomalia di prestito verso le sovranità statutarie, che non ha la reale formula di moneta richiesta, come in uno stato sovrano, ma data a prestito da un istituto bancario. Le condizionalità in fatti variano a seconda dei fondi e a seconda del rispetto delle condizioni di bilancio dello stato membro, in una subordinazione di scambio creditizio, possibile e legittima posizione bancaria essendo, la BCE proprietaria.        

La fase preparatoria della moneta digitale europea sta giungendo al termine, il suo lancio e la sua sperimentazione, determineranno un ulteriore sottrazione di sovranità all’euro, il cash resterà commercialmente un illusione del passato, vero è che si renderà merito ad una tracciabilità monetaria con non più margini di evasione, ma le condizioni e la flessibilità del contante e gli aggiustamenti che nelle politiche monetarie sono appartenuti alla Lira, non esisteranno più, la moneta non riconoscerà i tecnicismi dell’economia classica, ma sarà suffragata dall’era del digitale, e pertanto l’economia reale naufragherà in un quotidiano tecnologico, non del tutto sostenibile. l’asset strategico digitale, e l’era dei pagamenti 4.0, non consentiranno mai più il ritorno ad una moneta ed una sovranità reale, derivante dal popolo, e da una funzione legittima di titolo al portatore, il popolo sarà sostituito, dal mercato finanziario, e il mercato reale, dalle borse finanziarie, la speculazione regnerà sovrana, e l’inflazione sarà dominata dal profitto finanziario. Il cambiamento deve essere controrivoluzionario e generato da una nascente Europa Nazione, dove la centralità spetta al popolo europeo e alla sua identità, economica, monetaria, politica, senza sostituti surrogati, senza supporti esclusivi elitari, bancari e digitali, la via del mezzo, può gettare un ponte di sostenibilità e benessere civile, senza potentati e sudditanze monetarie.                    

Autore

Economista, Bio-economista, web master di eu-bioeconomia, ricercatrice Unicas, autrice e ideatrice di numerosi lavori scientifici in ambito internazionale. Esperta di marketing. Saggista, studiosa di geopolitica e di sociopolitica. È autrice dei saggi “Il paradosso della Monarchia” e di “Europa Nazione”. Ha in preparazione altri due saggi sull’identità e sulla politica europee.