Un colossale felino da sempre sorveglia le terre del Sannio, nel territorio Cerretese. Confermato da vari geologi, la Leonessa è uno dei più belli esempi di massi erratici presenti nella nostra Penisola, trascinati dai ghiacciai verso il fondovalle, definiti anche come “sassi che camminano” .
Quello di Cerreto Sannita è noto anche come la Morgia di Sant’Angelo oppure Masso delle streghe. Secondo la leggenda, in questa grotta si riunivano le streghe per adempiere ai loro rituali magici. L’origine della grotta ha però radici molto antiche, risalenti al Paleolitico, come hanno testimoniato alcuni scavi effettuati nell’800; inoltre, uno dei ritrovamenti più interessanti riguarda la tomba di un guerriero sannita, completo della sua armatura. Il cuore roccioso della Leonessa presenta una piccola grotta naturale votata dai Longobardi a Michele Arcangelo, probabilmente per consacrare il luogo che precedentemente aveva ospitato culti pagàni, ora divenuta un ricovero per greggi e pastori.
Qui fu sepolto il vescovo Biagio Caropipe, le cui spoglie nel 1784, furono trasferite nella Cattedrale di Cerreto Sannita. La roccia è alta 35 metri, è una particolare e amata attrazione per gli appassionati della natura, un vanto per i cittadini dell’entroterra sannita, una imperdibile occasione per fotografi professionisti e metà irrinunciabile per gli innamorati del trekking. Il nome dato all’antro, è grotta di San Michele, si sarebbe formata grazie ad un insieme di eventi naturali, tra cui l’azione erosiva delle acque, il cedimento del terreno franoso e la fessurazione dello stato calcareo. Furono i Longobardi che utilizzarono la grotta come cappella dedicata a San Michele Arcangelo, intorno al 700d.C., e quando i barbari abbandonarono il paganesimo per aderire al Cristianesimo, l’effige dell’arcangelo fu una delle prime ad essere adorata dai devoti. Tra le divinità pagane che venivano venerate c’era il dio Wotan, il duce degli dei, per il quale i longobardi compivano riti intorno al leggendario Noce di Benevento. In seguito all’ opera di evangelizzazione effettuata dal vescovo di Castelvenere, la venerazione agli dei fu sostituita al culto dell’Arcangelo Michele. Circondata da distese boschivi e Pascoli, ai piedi del felino, ci si imbatte nei mille colori della natura e della flora locale, l’orchidea si è evoluta in forma spontanea sulle Arturo della Morgia.
Nel 2000 la comunità Montana del Titerno ha riqualificato questo sito trasformandolo in una delle mete più interessanti da raggiungere nel comprensorio del Matese. Da qui si può godere di una spettacolare vista su Monte Acero, di un notevole panorama sulle Valli del Titerno e Telesina, sul Taburno e a tratti si intravede il mare di Napoli. Un luogo suggestivo, percepito fin da subito, dal momento in cui, salendo e avvicinandosi, si incomincia a intravedere l’elegante profilo del felino, adagiato sulla collina.