Ormai siamo nell’era digitale, nulla di più insolito è continuare ad operare con moneta reale, per scambi nazionali e internazionali, che definisce un circuito economico di sistema che di fatto sta per scomparire. L’utilizzo on-line degli strumenti di pagamento e la reperibilità della merce stessa con e- commerce, globalmente si struttura in maniera virtuale. Le tradizioni, e le tipicità di nicchia, sembrano ripiegare esse stesse al digitale, al marketing di prossimità, con focus di relazioni integrate e sviluppate sui social più in voga. Gli influencer digitali, personaggi di successo nei social network, sono in grado di creare tendenza e orientare le vendite, programmate dalle multinazionali, con scelte e con dinamiche di comportamento, attese da un determinato pubblico. Stesso orientamento si sta avendo nella politica che molto comunica e si pone incentrata sui social network, occupando scenari infiniti altrimenti irraggiungibili.
Orbene, l’euro-digitale, non si sottrae a questo cambiamento ed ha assunto un significato di nuova valuta che potrebbe porsi in antitesi ai contanti e affiancarsi ad essi in questa prima fase di sperimentazione, definita anche fase esplorativa, poiché, il vero progetto partirà il primo gennaio 2028. Infatti, gli obiettivi negli ultimi due anni sono stati sottoposti ad una fase necessaria per valutare tutti i rischi tecnici, ed ora siamo alla fase di preparazione, che durerà altri due anni, e sarà poi subordinata ad altri step di valutazioni concrete, prima dell’approvazione definitiva del Parlamento e del Consiglio europeo.
Tuttavia, la lunga strada, intrapresa, porterà a naufragare verso l’euro-digitale, che rappresenterebbe una valuta alternativa, alle banconote fisiche circolanti nel mondo reale, e di fatto permetterà a chiunque di pagare digitalmente, per operazioni anche frequenti ed importanti, nelle nazioni dell’eurozona, con una app gratuita, in uso on-line, e offline, considerata alla stregua di un portafoglio elettronico. Ovviamente la conversione in euro, banconota, sarà consentita, o euro fisico, e viceversa.
Siamo difronte ad una reale difesa in termini virtuali, come in un paradosso, della sovranità monetaria, della Bce che altrettanto è stata messa a rischio dall’uso emergente delle varie monete virtuali, Bitcoin, Etherum, Big-Tech, e altro e dalla possibile egemonia delle potenze Brics che vantano già di proprio un uso smodato di un circuito monetario virtuale. In altre parole, procede un fenomeno con dinamiche predittive monetarie chiare e fortemente annunciate, un monopolio che l’Eurotower non deve farsi sfuggire, e pertanto la concentrazione dei fondi monetari e delle loro probabili transizioni commerciali e pagamenti sarà sempre di più accentrata nelle casse della Bce, che difenderà con interesse unilaterale e globale, al fine di monopolizzare la zona euro involontariamente a discapito delle banche nazionali e dei loro esosi extraprofitti.
La Bce forzosamente, con sovranità sovranazionale, conferitale dal Parlamento e Consiglio europeo, nel pieno potere della sua centralità, eviterà fenomeni dinamici che possano relegare il suo ruolo prioritario a subordinato, delle governance economiche e finanziarie, che minano le fondamenta dell’euro. Ma vero è, che l’accesso all’euro-digitale, con app annessa, non prevede commissioni, e altresì funzionando come un conto deposito, crea una concorrenza soprattutto alle banche, e va ad intaccare per l’appunto una voce di ricavo per queste, i paletti di ingresso sono già in corso per evitare di determinare un non successo dell’euro digitale e un minor gettito di profitto per le banche.
I mercati comunque stanno di già subendo una metamorfosi kafkiana, irreparabile che riguarda in particolare la moneta americana, la quale sta perdendo posizioni sui mercati internazionali a discapito in particolare delle criptovalute, come l’Etherum che è infatti in crescita rispetto al dollaro. Metamorfosi, anomala ma preventivata, in uno scenario economico ricco di cambiamenti a diseconomia reale, la dimensione esterna di questo fenomeno non è però legata agli aumenti dei tassi di interesse, o per lo meno non solo, ma prevalentemente ad uno scivolone internazionale verso circuiti monetari digitali, che stanno modificando l’asset bancario mondiale, ed europeo, nonché il sistema monetario di riferimento mondiale.
Pertanto, l’Europa e la Bce, cerca sostenibilità e partendo dalla sua sovranità monetaria, incentiva alla ratifica immediata del Mes, al fine di modificarne gli obiettivi, anche come fondo salva banche, e di ricucire l’avanzare dell’euro digitale e preventivarne il legame con il sistema bancario, che ne subirà il maggiore shock di minor profitto.
Consapevoli che le banche italiane sono ben posizionate in termini di rischiosità nell’ ambito europeo, consente un maggior margine di trattativa del Mes, sebbene a danno comunque di una autorevole ideologia conservatrice e di una sua comprensione nell’immediato, considerando che i requisiti di capitale individuali delle banche sovranazionali evidentemente già diffusi dalla Bce, e noti al governo italiano, non sono sufficienti in un margine di attuazione prossimo dell’euro digitale che coinvolgerà tutta l’euro zona. Non è infatti, prevedibile, la sottrazione di extraprofitto, che ne deriverà, non in termini finanziari.
Inoltre, definirsi in ambito europeo, e fuori dall’euroscetticismo, comporta una consapevolezza, di soluzione conservatrice riformista che deve connotarsi come tipica di una avanguardia – riformista ponderata, e incentrata sull’Unione Europea, che sta cercando di consolidare il potenziale dell’Unione bancaria europea, salvaguardandone le prospettive in termini di crisi bancarie, e non solo di crisi di credito. L’assistenza finanziaria europea, dunque non può essere solo emergenziale, anche se necessita dell’appoggio unanime degli Stati membri. Infatti, la sottoscrizione parimenti legata al capitale italiano comporta notevole posizionamento in termini di diritto di voti, da qui il pressing che si sta attuando nei confronti dell’Italia, che attua una politica che comunque ha una visione nel lungo periodo. Anche ad un prezzo elevato, e ne consegue che restiamo in una condizione anomala, non comprensibile, rispetto alle risultanze del meccanismo di accesso al Mes.
Tuttavia, resta la necessità di un sistema di modifica, conforme, allo stesso meccanismo europeo di stabilità al quale abbiamo già aderito. Pertanto, il Mes che nasce come fondo monetario salva Stati, in fase pre-pandemica, con condizionalità particolari, note a chi come la Grecia ne ha fatto uso, per ben tre volte, incardinandosi al patto di stabilità e di crescita, oggi, si modifica per convenire ad un aiuto delle banche europee, infatti, il futuro della UE, è fortemente incentrato sull’Unione bancaria e sull’euro-digitale, ma ciò detto va sottolineato che la contraddizione odierna del Mes, consiste nell’incapacità di capienza, non in grado di fornire un sostegno reale al Fondo di risoluzione unico dell’unione bancaria, creando una reale disfunzionalità, attualmente relegata in un nuovo trattato di riforma sul Mes. Quindi la ricapitalizzazione delle istituzioni bancarie, già rimarcata dal governo italiano con la non tassazione degli extraprofitti, e finanziarie sarà salvaguardata da una riforma di sostanza già in corso verso un nuovo trattato, estensibile con nuove condizionalità anche alla funzione primaria del Mes come fondo salva Stati, evitando precipizi, irrecuperabili in termini di stabilità di bilancio. La crescita deve essere infatti garantita, con estensione perequativa ad ogni Stato, e con risorse maggiori, ciò vale anche nel sistema bancario, evitando di far fungere il Mes da agente finanziario di salvataggio improprio con risorse insignificanti, e a condizioni illegali.
Ergo il Mes non è o meglio non ha una prospettiva di creditore, ma deve essere riformulato come sta per avvenire come fondo di supporto per prevenire crisi di bilancio statali e crisi bancarie, non esclusivamente emergenziali, come ci preannuncia, Roberta Metsola . Ovviare a squilibri strutturali, non tamponare errori di strategia. Quindi non più un paracadute di emergenza, anche perché, bisogna, preventivamente ristrutturare l’asset bancario evitando speculazioni azionarie da governance avventate, e sovvenzionare eventuali fughe dei depositi, o speculative non è sempre sano.
La crescita del meccanismo europeo di stabilità, è correlato alla crescita dei flussi di capitale bancario, pertanto integrare ciò in una politica monetaria, preventiva non di salvataggio, consentirà alla Bce di salvaguardare la sua sovranità monetaria in un lancio programmato e ponderato dell’euro digitale, dove si inserisce una politica riformista che seriamente, vuole cooperare ad uno sviluppo di crescita non di emergenza speculativa.
Attentare un’unione dei mercati dei capitali significa, unione fiscale, unione bancaria, unione di stabilità integrata delle strategie di bilancio sovranazionali, al fine di una seria transizione digitale e anche ecologica di stampo ambientalista conservatrice non speculativa finanziaria, e non per orientare i mercati verso una precisa necessità energetica fatta sorgere a scopo speculativo.