• 23 Novembre 2024
Cultura

Parlare di Medioevo, ben al di là della schiera degli “specialisti”, significa ritrovare, nell’Anno Domini 2024, la brezza di un’epoca magica, finalmente liberata dalla cappa dei luoghi comuni e dall’oscurantismo antiscientifico, di stampo illuminista, che l’ha avvolta per secoli. A dirlo non è qualche eccentrico amante dei “Secoli bui”, inguaribilmente reazionario e codino, ma Francesco Guccini, “cantautore progressista”, insignito, a Firenze, del Premio Riccardo Francovich “per aver cantato il mondo medievale accompagnandoci dall’antica Bisanzio fino ai mistici orizzonti di Marco Polo e Cristoforo Colombo”.

“Mi fa molto piacere questo premio – ha detto Guccini – Non avrei mai pensato di ricevere un premio di storia per aver scritto brani come ‘Bisanzio’ o ‘Canzone dei dodici mesi’”, quest’ultima, ha ricordato, ispirata dalla Corona dei Mesi di Folgòre da San Gimignano (1270-1332) e dai bassorilievi medievali del Ciclo dei Mesi sugli stipiti della Porta della Peschiera, lato nord della Cattedrale di Modena”.

Quanto al Medioevo, citando “un grande storico come Alessandro Barbero”, Francesco Guccini ha sottolineato che è stato “un periodo stupendo, di grandi scoperte. Molte storie del Medioevo buio e non civile sono invenzioni, come, ad esempio, lo ‘ius primae noctis’ o la cintura di castità: non sono mai esistite queste cose. Vorrei ricordare tra le grandi scoperte il parmigiano reggiano e il salame, queste sono davvero invenzioni meravigliose”.

Al di là del parmigiano reggiano e del salame, evocati da Guccini, “ritrovare” il Medioevo  significa innanzitutto archiviare una visione fuorviante del periodo, frutto della peggiore cultura di stampo illuminista: età della barbarie e dell’oscurantismo, chiusa  ed incolta, laddove invece è lì che si posero le basi per l’espansione  seguente.

Lo stesso scarto epocale, rappresentato dal Rinascimento, va contestato: non ci sarebbe stato senza le scoperte, le nuove conoscenze, il progresso, durante il Medioevo, dell’architettura, della matematica e della navigazione.

E poi c’è la contemporaneità a parlarci dell’epoca: scintille di Medioevo continuano a balenare al nostro orizzonte, rese vivide da una letteratura che ne ha rielaborato l’immaginario, consegnandolo intatto al Terzo Millennio. L’ Ivanhoe di Walter Scott, il Robin Hood di Alexandre Dumas, la Freccia nera di Robert Louis Stevenson sono alcuni dei titoli-simbolo di una ricca letteratura in materia che pare inesauribile.

“Dal Romanticismo a oggi – ha scritto lo scrittore Marcello Simoni, autore diviso tra il thriller d’ambientazione medievale, i richiami alchemici ed i libri immaginari – questo incessante inseguire, rielaborare e non di rado reinventare il Medioevo si rivela un processo ancora in piena attività, ponendosi a metà strada tra un fiorire di studi specialistici e un trend di divulgazione pop che continua a nutrirsi delle leggende del templarismo, del Santo Graal e di altri inestimabili tesori perduti, fino alla nascita del genere fantasy”.

La “fortuna” del Medioevo sta anche in questo mix di letteratura fantastica e di cultura scientifica che, grazie agli studi – tra gli altri – di   Georges Duby, Jacques Le Goff, Franco Cardini, ha fatto scuola, suscitando curiosità e nuovi ambiti applicativi.

E poi ci sono i film, lussuosamente celebrati con un numero speciale da “Bianco e Nero”, la rivista quadrimestrale del centro sperimentale di cinematografia, nei quali – come ha scritto Cardini nella nota introduttiva – il “medioevo identitario” è una presenza costante, ancorché discontinua, mentre ad emergere, sono i diversi filoni medievalistici, variamente declinati:  futurarcaismo, condottieri, vichinghi, stregoneria, crociate, fantasy, satira, decamerotici, disneiani.                    Rispetto ai richiami, suggestivi, ma parziali, delle pandemie di ieri e di oggi, nel Medioevo, finalmente “ritrovato” c’è evidentemente molto di più. A cominciare da una dimensione sacrale ed ultraterrena, che fu l’essenza dell’epoca, esemplificata nell’Ordine civile, nell’architettura, nella letteratura, nella vita sociale.

Lungo questi crinali può ulteriormente dispiegarsi l’impegno di chi guarda al Medioevo cogliendone il valore integrale e complesso, finalmente riconosciuto in modo trasversale, anche da certi suoi “illuminati” avversari.

Rendere popolare e condivisa la Storia del Medioevo, superando antistoriche interpretazioni, ormai archiviate dagli stessi “addetti ai lavori”, significa finalmente “rischiarare”  la conoscenza del Medioevo – come ci ha insegnato Régine Pernoud, autrice di Luce del Medioevo (1944), ritrovando il valore del millennio che va dal 400 al 1400.

Si tratta di una sfida a tutto campo, che dalle aule universitarie, dai cultori della materia, può coinvolgere la più ampia opinione pubblica e creare nuove suggestioni spirituali, facendo crescere una rinnovata consapevolezza rispetto alle storie che appartengono all’Italia profonda. Da Nord a Sud.

Autore

Giornalista e scrittore, a partire dalla seconda metà degli Anni Settanta ha collaborato alle principali pubblicazioni dell’area anticonformista. Dal 1990 al 2000 ha fatto parte della redazione del mensile “Pagine Libere”, specializzandosi in tematiche economiche e sociali, con particolare attenzione alla dottrina partecipativa. Scrittore “eclettico” ha al suo attivo diversi saggi dedicati al sindacalismo rivoluzionario e al moderno movimento delle idee. Tra gli ultimi libri: L’Idea partecipativa dalla A alla Z. Principi, norme, protagonisti (2020), La Rivoluzione 4.0 (2022). E’ direttore responsabile del trimestrale “Partecipazione”. Dal 2017 al 2022 è stato componente del CdA della Fondazione Palazzo Ducale di Genova. Dal marzo 2023 fa parte del CdA del MEI (Museo dell’ Emigrazione Italiana).