Fare sesso, così come fare l’amore, a prescindere dall’intensità dei sentimenti, è un’ esplosione di pulsioni fisiche e mentali, è liberazione dell’istinto allo stato puro. Chi può stabilire cos’è “normale”, “trasgressivo” in un rapporto intimo? Secondo l’esperto di psicopatologia Nicola Ghezzani: “La perversione sessuale non ha nulla di romantico; anzi, spesso è cupa, noiosa, triste; ma soprattutto mira a compiere una distruzione. Il fatto che molti divulgatori e persino molti psicologi impostino l’argomento entro i limiti della coppia sottintende lo scenario del “gioco erotico” piuttosto che della perversione sessuale vera e propria, della perversione “forte”, che nasce dall’individuazione in sé , non dal rapporto di coppia, che può però influire sullo stesso. La perversione è fondamentalmente una deviazione solitaria e si ha perversione sessuale quando la pratica sessuale che una, due o più persone pongono in essere è intesa alla prevaricazione di altre persone, rese oggetto dell’azione. In sostanza si ha perversione quando le persone coinvolte nella pratica sessuale provano un dolore morale inatteso e la compulsione a reiterare l’azione per sfuggire a questo dolore: esse sembrano del tutto consapevoli della pratica perversa e delle sue conseguenze, eppure giungono a risultati inattesi, nei quali il dolore morale supera di gran lunga il piacere fisico e psichico desiderato. La perversione sessuale è una difesa dal dolore sofferto nella relazione affettiva primaria, dolore suscettibile di essere riattivato in ogni successiva relazione. Essa cristallizza il dolore in uno schema, un ‘rituale’, che lo controlla e lo rende gestibile attraverso un’azione”.
Possiamo inoltre renderci conto che la perversione non riguarda solo gli uomini, come si tende a credere, ma anche le donne. Con la differenza che, per circostanze biologiche e antropologiche intuibili, gli uomini la esprimono soprattutto in campo sessuale, le donne in campo riproduttivo, e quando lo fanno in campo sessuale lo fanno partecipando a uno scenario maschile oppure manipolando un uomo fino a spingerlo nella direzione voluta ,è piuttosto una dipendenza da un gesto, da un rito, da una situazione, una dipendenza che può talvolta coincidere con il partner che la soddisfa, ma non preso come persona, bensì come strumento.
Una pratica sessuale disinibita non perde mai di vista il fatto centrale che il suo oggetto è la persona umana. Quindi anche quando sia “estrema” il conto finale non coincide mai con l’umiliazione senza scampo e la distruzione morale dell’altro, bensì con un suo arricchimento. Nel gioco erotico si scoprono nuovi aspetti del proprio Sé e di quello del partner: il suo fine è di aumentare la libertà e la conoscenza reciproca, quindi la felicità. Al contrario, la perversione produce sempre una drastica diminuzione della libertà, perché l’atto è ritualizzato e costrittivo, e un altrettanto drastico oscuramento della conoscenza reciproca, cui si sovrappone la rimozione dei sentimenti, in particolare dei sentimenti affettivi e amorosi. La perversione comincia quando uno dei due acquista potere a spese dell’altro e di questo potere ne fa un uso umiliante.
In passato questo termine era utilizzato soprattutto in ambito religioso per descrivere un’eresia, cioè quel modo di pensare che si opponeva alla comune visione del mondo. Attualmente, tuttavia, questo termine è utilizzato in massima parte nell’ambito della sessualità per descrivere tutte quelle pratiche sessuali il cui fine differisce dal congiungimento dei genitali. Riguardo alle perversioni sessuali, già durante gli anni ‘70 lo psichiatra statunitense Robert Stoller mise in dubbio le classiche distinzioni in “normale” e “perverso” applicate nell’ambito del comportamento sessuale.
Con l’evolversi dei costumi sociali, la perversione oggi è più associata al concetto di parafilia solamente quando scaturiscono condizioni patologiche. Cospicui sono gli studi più recenti sulla correlazione fra perversione, traumi, dipendenze e violenze. Dalla letteratura psicologica e psichiatrica si evince come, al di là dei complessi profili psicologici degli interessati e delle motivazioni profonde che li possono condurre alla perversione, queste pratiche sono più spesso frequenti in soggetti di tipo bordeline, spinti da profondi sensi di colpa.
Quali sono gli oggetti o le situazioni che ‘comunemente’ ci provocano l’eccitamento sessuale? E qual è il confine tra ciò che è ‘socialmente’ accettabile e ciò che non lo è?
C’è , ad esempio, chi riceve impulsi sessuali tramite un oggetto specifico, o , di un determinato comportamento (fare telefonate oscene, umiliare verbalmente il proprio partner, ecc.) .Se le motivazioni eccitanti devono essere sempre legate ad un “rituale” specifico, come detto prima, si parla di parafilie.
L’origine vera di queste devianze sessuali è ancora poco chiara. Alcune teorie, di natura psicoanalitica, spiegano l’insorgenza delle perversioni sessuali come il risultato della messa in atto di strategie volte a placare l’ansia conseguente a traumi dell’infanzia. Dal punto di vista sociologico si potrebbe invece ipotizzare che le perversioni siano il frutto di una sessualità divenuta ormai routinaria, priva di elementi di novità. Una recente ricerca sul feticismo, condotta dal prof. Jannini dell’Università dell’Aquila, ha messo in evidenza come questa specifica perversione, ritenuta erroneamente poco diffusa, sia in realtà una pratica frequente soprattutto tra le persone di mezza età.
Secondo la dott.ssa Limoncin dell’Università dell’Aquila, il feticcio può fungere da oggetto funzionale al risveglio dell’eccitamento sessuale. Se la sessualità può essere vissuta in modo libero e soddisfacente, è altrettanto importante che non ci sia una prevaricazione coercitiva e violenta del partner coinvolto nell’atto sessuale.
L’elenco delle perversioni sessuali è mostruosamente lungo,ed è un argomento di cui per inibizione se ne osa parlare poco, però è quello più ricercato e approfondito sui canali digitali, allora una domanda, permettetemi provocatoria, sorgerebbe spontanea, chi dentro di sé non ha mai avuto desiderio nel compierne almeno una nella sua vita “normale”?