Il clima primaverile, caratterizzato da calde sfere di sole e dal venticello fresco, crea l’atmosfera migliore per mitigare la nostra curiosità sui fatti di storia locale. In questa giornata primaverile, dunque, l’ interesse conoscitivo ricade su Piedimonte Matese, una città della provincia di Caserta, in Campania, collocata tra la pianura Campana e il Matese.
Si tratta di una città che ha un paesaggio molto suggestivo, ma anche ricco di storia e di cultura da sviscerare ,affinché ci si possa incantare dinanzi al suo illustre passato, certamente disseminato da personalità di spicco della vita culturale. La cittadina , dunque, ha una lunga storia di epoca medievale ; inabissarsi in essa, studiarne il suo sviluppo nelle diverse epoche, equivale anche a scoprire che , a Piedimonte, fu attribuito il titolo di città nel 1530 da Carlo V d’Asburgo e, poi, riconfermato nel 1730 da Carlo VI d’Asburgo. Da attenzionare, inoltre, è l’importanza che ne ebbe Aurora Sanseverino, nobildonna, mecenate, poetessa arcadica, moglie di Niccolò Gaetani d’Aragona, protagonista della cultura piedimontese tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento. Attraverso il recupero di fonti recentemente emerse, è stata ricostruita una biografia di questa donna che ha svelato , in modo particolare, l’importante ruolo svolto come musicista dilettante , autrice di testi per musica e come sostenitrice di attività musicali nel regno di Napoli. Va sottolineato, inoltre , il suo impegno poetico; infatti, fu autrice di diverse composizioni poetiche, alcune delle quali, ci sono giunte in forma frammentaria. Nacque a Saponara il giorno in cui i Romani iniziavano i giochi dedicati alla dea Fortuna e celebravano le Feste Floreali.
Fu chiamata così, forse, perché in un dipinto realizzato dall’abate Giovanni Ferro, intitolato L’Aurora, vi era rappresentata l’immagine di una bellissima fanciulla che spargeva fiori sul mondo. Sin da bambina rivelò la sua intelligenza scaltra e il suo carattere determinato, doti importanti che furono subito notate dai suoi genitori. Il padre aveva una grande passione per la musica, letteratura e pittura; infatti, nel suo palazzo fece costruire un teatro. Ella, così, sotto la guida di maestri eccelsi, si avviò agli studi: sin da bambina coltivò la sua passione per la poesia, pur dedicandosi, nel contempo, allo studio di diverse discipline, come il latino, la filosofia,la pittura e la musica. Il 25 dicembre 1680, all’età di 11 anni, su consiglio del padre, Aurora sposò il conte Girolamo Acquaviva di Conversano. Il matrimonio durò fino al 1861, a causa della morte di questi. In seguito, il 28 Aprile 1686, Aurora sposò Nicola Gaetani dell’Aquila d’Aragona , conte di Alife, duca di Laurenzana e principe di Piedimonte. Il matrimonio, molto fastoso, avvenne nei feudi ereditati in Basilicata. Dalla loro unione nacquero due figli. Dopo il matrimonio si trasferì a Napoli, presso la casa del marito, dove ospitò svariati poeti, musicisti e pittori dell’epoca. Napoli, all’epoca , si distingueva come culla di raffinati studiosi di letteratura italiana e latina, di filosofia , i quali per discutere si incontravano nei salotti. Aurora partecipava alacremente alle discussioni tra i letterati del tempo, avendo già scritto diverse rime poetiche e ricevendo , talora, molti apprezzamenti.
Ella, così facendo, diede vita a un vero e proprio salotto letterario, frequentato da Giambattista Vico, Alessandro Scarlatti, Gian Vincenzo Gravina. Aurora, nella sua vita nutrì una forte passione per la letteratura, ma anche per la caccia; infatti, partecipò a svariate battute di caccia al cinghiale sui Monti del Matese.
A Piedimonte fece erigere, vicino al Palazzo Ducale della famiglia Gaetani, un piccolo teatro. Poi, nel 1711, fece realizzare il “Conservatorio delle orfane” di Piedimonte, gestito dalla confraternita di Santa Maria Occorrevole e il “Convento delle Grazie”, il quale, tuttavia, si occupava anche dell’istruzione pubblica per i ragazzi della zona. Ad Aurora, inoltre, si deve la realizzazione della “Chiesa dell’Immacolata Concezione dei Chierici Regolari Minori”.
Nella sua vita visse molti lutti, tra cui la morte prematura dei figli. La nobildonna morì nel 1726, all’età di 57 anni e fu sepolta a Piedimonte, nella chiesa da ella fatta edificare. Della sua morte abbiamo notizia da un conciso comunicato pubblicato sul “Mercurio storico e politico”, del 1726. :<<La duchessa di Laurenzano è morta nel suo feudo di Piedimonte d’Alife>>.Nel 1741 morì il marito Nicola; il pittore Bernardo De Dominici scrisse che,con la morte del duca, rimase <<sepolta la gloria di quella casa, giacché poteva dirsi estinta da che manco’ la sua magnanima sposa>>.
Aurora fu onorata e apprezzata da molte personalità del tempo. Bernardo De Dominici la definì << un’eroina de’ nostri tempi>>; Giacinto Gimma , invece, la definì <<una delle dame più letterate del secolo>>. Nel 1700, Carlo Sernicola, poeta e teologo, dedicò l’opera “Ossequi” ad Aurora e a suo marito Nicola D’Aragona. Gherardo degli Angioli, invece, la menzionò , elogiandola, nel sonetto “In morte di Aurora Sanseverino”.
Riguardo alla sua figura di poetessa si diffusero diverse critiche: fu accusata, in modo particolare, che le sue poesie non fossero idiografe; fu imputata anche di una relazione extraconiugale e, inoltre, di proteggere solo chi riuscisse a persuaderla e adularla.
A testimoniare la sua attività letteraria sono alcuni sonetti e frammenti di commedie musicali. Ci resta, dunque ,ben poco della produzione letteraria della Sanseverino. A suscitare meraviglia è il superstite componimento poetico intitolato “Poveri fior!”, molto espressivo, che rivela una notevole sensibilità della poetessa verso la natura; quest’ ultima, infatti, nel suddetto componimento, è paragonata alla vita. Cito: Poveri fior! destra crudel vi coglie,/ v’espone al foco, e in un cristal vi chiude./ Chi può veder le violette ignude/ disfarsi in onda e incenerir le foglie!/ Al giglio, all’amaranto il crin si toglie/ per compiacer voglie superbe e crude,/ e giunto appena aprile in gioventude / in lagrime odorose altrui si scioglie./ Al tormento gentil di fiamma lieve / lasciando va nel distillato argento/ la rosa il foco,il gelsomin, la neve./Oh di lusso crudel rio pensamento!/ per far lascivo un crin vuoi fare più breve/quella vita, che dura un sol momento.
La critica moderna ha definito il suo lavoro come <<non godibile e sostanzialmente artefatto>>. Ma, nonostante questo giudizio sfavorevole, la sua attività poetica trovò un ammiratore in Niccolò Tommaseo, il quale definì i suoi componimenti come <<de’ più sentiti ch’abbia la raccolta>>.
Nel teatro di Piedimonte furono messi in scena diversi spettacoli, a cui sovente la nobildonna partecipò in qualità di attrice, come nella commedia intitolata “Marte e Imeneo”, di autore sconosciuto , messa in scena nel 1699. Si dedicò, inoltre, alla pittura e scultura.
La Sanseverino è ricordata come poetessa arcadica, in quanto nel 1691 entrò a far parte all’Accademia dell’Arcadia con il nome di “Lucinda Coritesia” ; il suo maestro fu Crescimbeni.
Sembrerebbe strano che, una poetessa quasi del tutto sconosciuta, non menzionata nei manuali, le cui notizie sono ricostruite sulla base di fonti documentali, abbia avuto contatti con importanti figure culturali dell’epoca. Suscita anche ammirazione e, nel contempo , sgomento che, una figura femminile, nel 1700-periodo storico in cui la donna era emarginata dalla vita culturale- entrava a far parte del panorama letterario del tempo.
Eppure, Aurora è stata una poetessa arcadica a contatto con Gravina e Crescimbeni . Nel 1690, a Roma, nacque l’Arcadia , un’ Accademia letteraria, costituita da un gruppo di letterati e il suo nome si ispira alla regione greca “Arcadia”.
Essa nacque in reazione al gusto barocco del 1600, tanto da ispirarsi agli ideali del classicismo.
La poetessa, in seguito,si scrisse anche all’Accademia degli Spensierati di Rossano e all’ Accademia degli Innominati di Bra, con il nome “La Perenne”.
In ricordo di un talento e di una personalità che ha lasciato tante testimonianze dirette nella storia piedimontese, nel 1990 fu inaugurata la biblioteca comunale intitolata “Aurora Sanseverino “; essa si trova nella villa comunale ed ha le pareti esterne decorate con figure che rappresentano personaggi importanti del passato di Piedimonte.
Aurora Sanseverino è stata, dunque , una donna e poetessa di ampia cultura,la quale ha segnato la storia di Piedimonte attraverso opere architettoniche e poetiche, tanto da essere ancora orgogliosamente rammentata tra i piedimontesi.
Attraverso la conoscenza del passato , possiamo scoprire le nostre origini,dare un significato alle opere artistiche e architettoniche che ci circondano, ed anche-ne sono convinta – un risvolto positivo al nostro presente e futuro.
In tal modo, diventiamo portatori attivi di tradizioni e valori da conservare preziosamente , affinché non vadano mai ricacciati negli abissi profondi della memoria, ma “rispolverati”e ammirati. Il passato culturale, immortale nella sua apparente mortalità, ci consente di ricostruire l’ identità di un popolo , in cui riconoscersi e far riconoscere i posteri.
La letteratura si intreccia con la storia, con l’arte, veicolando il senso profondo dell’essenza umana, costellata dai sentimenti, dalle pulsioni erotiche, dalla cupidigia, dalla voglia di primeggiare, dalle passioni. Sentimenti e stati d’animo che, nei secoli, sono stati colti dagli artisti, storici, poeti e consegnati alla memoria eterna.
Quest’ultima, intesa come “macchina del tempo”, ci chiama costantemente a sentirci parte di una comunità, la quale condivide e perora la sua immortalità culturale.