La sessualità umana è l’insieme delle manifestazioni fisiche, emotive e relazionali che caratterizzano l’essere umano come essere sessuato. La sessualità umana non si limita alla riproduzione, ma coinvolge anche aspetti di identità, espressione, orientamento, piacere, intimità e salute. La sessualità umana è influenzata da fattori biologici, psicologici, sociali e culturali, che variano nel tempo e nello spazio. La sessualità umana è un diritto umano fondamentale, che richiede rispetto, protezione e soddisfazione.
La sessualità umana ha diverse funzioni, tra cui quella riproduttiva, affettiva, comunicativa e ludica. La funzione riproduttiva, che permette la generazione di nuovi individui attraverso il processo di fecondazione, gestazione e parto. La funzione riproduttiva è regolata da ormoni, cicli e meccanismi fisiologici che determinano la fertilità e la capacità di procreare.
La funzione affettiva, che riguarda il legame emotivo e sentimentale che si stabilisce tra due o più persone che condividono la sessualità. La funzione affettiva è influenzata da fattori psicologici, come le emozioni, i sentimenti, le aspettative, i bisogni e i desideri, che determinano il grado di coinvolgimento e di soddisfazione nella relazione.
La funzione comunicativa, che si riferisce al modo in cui la sessualità esprime e trasmette informazioni, messaggi e significati tra le persone coinvolte. La funzione comunicativa è influenzata da fattori sociali e culturali, come le norme, i valori, le credenze, i ruoli e le pratiche, che determinano il linguaggio, i simboli e i codici della sessualità.
La funzione ludica, che riguarda il piacere e il divertimento che la sessualità può procurare alle persone coinvolte. La funzione ludica è influenzata da fattori individuali, come le preferenze, le fantasie, le esperienze e le abilità, che determinano il modo di vivere e di godere della sessualità.
Queste funzioni non sono isolate, ma interagiscono e si integrano tra loro, dando origine a una sessualità umana ricca e varia, che può assumere diverse forme e modalità a seconda delle persone, dei contesti e dei momenti.
La sessualità umana non è un fenomeno isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di relazioni tra gli esseri viventi e l’ambiente in cui vivono. La sessualità umana riflette in maniera più o meno lineare altri esempi disponibili in natura, tanto nel regno animale quanto vegetale, in termini di accoppiamento e riproduzione. Infatti, esistono diverse strategie riproduttive che gli organismi adottano per garantire la sopravvivenza della propria specie, a seconda delle condizioni ambientali, delle risorse disponibili e della competizione tra i membri della stessa o di altre specie.
Un esempio di come la sessualità umana possa essere influenzata da fattori ambientali e sociali è l’esperimento della “fogna del comportamento”, condotto dall’etologo John Calhoun negli anni ’60. In questo esperimento, Calhoun creò un ambiente artificiale per una colonia di topi, fornendo loro cibo, acqua e riparo in abbondanza, ma limitando lo spazio disponibile. L’obiettivo era osservare come i topi si sarebbero comportati in una situazione di sovrappopolazione, senza predatori o malattie. I risultati furono sorprendenti e inquietanti: i topi mostrarono segni di stress, aggressività, violenza, isolamento, omosessualità, cannibalismo, infertilità e morte prematura. Calhoun chiamò questo fenomeno “fogna del comportamento”, sostenendo che i topi avevano perso la capacità di svolgere i normali ruoli sociali e sessuali a causa della mancanza di spazio e di stimoli. Calhoun ipotizzò che lo stesso potesse accadere agli esseri umani in una situazione di sovrappopolazione, con conseguenze negative per la salute mentale e fisica, la qualità della vita e la stabilità sociale.
Questo esperimento ha suscitato molte critiche e controversie, sia per le condizioni etiche in cui è stato condotto, sia per le implicazioni che ha avuto per la comprensione della sessualità umana. Alcuni studiosi hanno messo in dubbio la validità e la generalizzabilità dei risultati, sostenendo che i topi non sono un buon modello per gli esseri umani, che hanno una maggiore complessità e diversità nelle loro relazioni sessuali e sociali. Altri studiosi hanno invece sottolineato l’importanza di considerare i fattori ambientali e sociali nella sessualità umana, evidenziando come la sovrappopolazione possa portare a problemi di stress, conflitto, violenza, povertà, inquinamento, malattie e degrado. In ogni caso, l’esperimento della fogna del comportamento ha stimolato il dibattito e la ricerca sulla sessualità umana, mostrando come essa sia un fenomeno dinamico e adattivo, che dipende da molteplici variabili e che ha implicazioni sia individuali che collettive.
Le tre forme principali di relazioni umane sono la monogamia, la poligamia e la poliandria. La monogamia è la forma più diffusa e tradizionale di relazione umana, in cui un uomo è sposato o si accoppia con una sola donna alla volta. La poligamia è la forma in cui un uomo si accoppia con più donne e con il loro consenso o con il loro permesso legale. La poliandria invece è la forma in cui una donna si accoppia con più uomini e con il loro consenso o con il loro permesso legale.
Ogni forma di relazione umana ha delle caratteristiche, dei vantaggi e degli svantaggi, che dipendono da fattori biologici, sociali, culturali e psicologici. In generale, si può dire che la monogamia favorisce l’innalzamento dei livelli di testosterone e di oxitocina nel partner, due ormoni coinvolti nella formazione di legami affettivi e sessuali. La monogamia può anche portare a una maggiore stabilità emotiva e finanziaria della coppia, ma può anche limitare l’espressione della propria sessualità e creatività. La monogamia richiede una forte comunicazione, fiducia e rispetto reciproco tra i partner.
La poligamia può avere dei vantaggi per le persone che hanno bisogno di più figli o che vogliono avere rapporti sessuali con più persone per motivi diversi. La poligamia può anche favorire una maggiore diversità sessuale e genetica nella popolazione. Tuttavia, la poligamia comporta anche delle difficoltà pratiche ed emotive per i partner coinvolti. La poligamia richiede una buona organizzazione del tempo, dello spazio e delle risorse economiche tra i partner. La poligamia può anche creare dei conflitti tra i partner o tra i figli della coppia.
La poliandria è la forma in cui una donna ha più mariti contemporaneamente. La poliandria può essere vista come un modo per garantire l’autonomia economica e sociale delle donne in contesti patriarcali o tradizionalisti. La poliandria può anche essere vista come un modo per esprimere la propria identità sessuale o culturale attraverso il numero di mariti o amanti. Tuttavia, la poliandria può anche essere vista come una forma di oppressione o sfruttamento delle donne da parte dei maschi o come una violazione dei diritti umani delle donne nel caso ad esempio della prostituzione.
Queste tre forme di relazioni umane possono essere confrontate con quelle degli animali o delle piante per capire meglio le differenze e le somiglianze tra esseri viventi diversamente organizzati.
Esistono poi anche casi estremi di devianze sessuali come la zoofilia, la necrofilia e la pedofilia che è difficile però giustificare o spiegare con andamenti demografici e che vengono inoltre classificati come patologici e prodromici.
Per quanto concerne gli esseri umani comunque la monogamia può contribuire a mantenere stabile il numero di abitanti, in quanto limita il numero di figli che una coppia può avere. Inoltre, la monogamia può favorire una maggiore cura e investimento nei figli, aumentando le loro possibilità di sopravvivenza e di successo. Tuttavia, la monogamia può anche portare a una riduzione della diversità genetica e a una maggiore vulnerabilità alle malattie ereditarie. Secondo uno studio, la monogamia è più diffusa nelle società con una bassa densità di popolazione e con una maggiore cooperazione tra i gruppi.
La poligamia invece può contribuire ad aumentare il numero di abitanti, in quanto permette a un uomo di avere più figli con più donne. Inoltre, la poligamia può favorire una maggiore diversità genetica e una maggiore resistenza alle malattie ereditarie. Tuttavia, la poligamia può anche portare a una maggiore competizione tra i maschi per le femmine, a una maggiore disuguaglianza tra i sessi e a una minore cura e investimento nei figli. Secondo uno studio, la poligamia è più diffusa nelle società con una alta densità di popolazione e con una maggiore competizione tra i gruppi che solitamente sopprimono nel sangue fenomeni spontanei quali la poliandria come un malato che rifiuta le cure.
La poliandria può contribuire a diminuire il numero di abitanti, in quanto limita il numero di figli che una donna può avere. Inoltre, la poliandria può favorire una maggiore cooperazione tra i maschi, che condividono la responsabilità di allevare i figli. Tuttavia, la poliandria può anche portare a una riduzione della diversità genetica e a una maggiore vulnerabilità alle malattie ereditarie. Secondo uno studio, la poliandria è più diffusa nelle società con una scarsità di risorse e con una maggiore pressione demografica, ossia come un meccanismo innato per ristabilire un certo equilibrio demografico.
Il problema della sovrappopolazione era già noto nell’antichità, quando alcune civiltà si trovarono a dover affrontare la scarsità di risorse, la pressione demografica e la competizione per il territorio. Questo spinse molti popoli a migrare e a fondare nuove colonie in terre sconosciute o poco abitate, come fecero i Fenici, i Greci e i Romani nel Mediterraneo. Queste migrazioni, però, causarono spesso guerre e conflitti con i popoli indigeni, che videro minacciata la loro sovranità e la loro cultura. Alcune comunità monastiche, invece, scelsero una forma pacifica per ovviare ai problemi demografici, ritirandosi in luoghi isolati e dedicandosi alla preghiera, allo studio e al lavoro. Queste comunità contribuirono a preservare e trasmettere la cultura e la spiritualità cristiana in Europa, ma anche a creare legami con le popolazioni locali e a favorire lo sviluppo economico e sociale delle regioni in cui si insediarono
In conclusione, possiamo dire che la sessualità umana è un campo molto vasto e complesso, che comprende aspetti biologici, psicologici, sociali e culturali. La sessualità umana si riflette in maniera più o meno lineare altri esempi disponibili in natura tanto nel regno animale quanto vegetale in termini di accoppiamento e riproduzione. La sessualità umana si manifesta in diverse forme di relazioni umane, come la monogamia, la poligamia e la poliandria, che hanno dei vantaggi e degli svantaggi a seconda dei fattori ambientali e sociali. La sessualità umana è un diritto umano fondamentale, che richiede rispetto, protezione e soddisfazione.
La sessualità umana ha anche una dimensione spirituale, che è stata espressa e interpretata in modi diversi dalle varie religioni e tradizioni. In particolare, il cristianesimo ha avuto un ruolo importante nella storia e nella cultura europea, influenzando la visione e la pratica della sessualità umana. La Chiesa e le comunità monastiche hanno svolto una funzione di “ammortizzatori demografici”, regolando la nascita e la crescita della popolazione in rapporto alle risorse e alle esigenze storiche. La Chiesa e le comunità monastiche hanno anche promosso l’amore tra i fedeli, inteso come dono di sé, servizio agli altri e imitazione di Cristo. La Chiesa e le comunità monastiche hanno contribuito a conservare e trasmettere la cultura e la sapienza monastica, che ha arricchito la civiltà europea, proprio come l’esperienza del buddismo in Asia.
La sessualità umana è quindi un aspetto fondamentale della vita personale e sociale, che merita di essere studiato, compreso e valorizzato in tutte le sue sfaccettature. La sessualità umana è una fonte di vita, di relazione, di comunicazione, di piacere e di spiritualità, che può arricchire l’essere umano e la società in cui vive.