• 23 Novembre 2024
La mente, il corpo

Il contrasto alla violenza di genere è una questione di civiltà e di diritti umani, ma soprattutto è una “questione sociale”. Il fenomeno riguarda trasversalmente classi, famiglie, generazioni, gruppi etnici di riferimento. In questo periodo storico, occorre la consapevolezza per capire cosa si intende con l’essere donne e uomini.  Infatti, come ricorda A.White, l’unico tratto di una persona che non dimentichiamo mai di registrare e ricordare è il sesso “lo ricordiamo perché, ci piaccia o no, il sesso è importante ed è questa rilevanza che indichiamo con il termine genere”.  Il genere caratterizza le vite delle persone in diversi modi e in diversi campi, nel linguaggio del corpo, nel linguaggio verbale, nelle conversazioni, nella scrittura, nella scelta degli oggetti per sottolineare l’appartenenza sessuale. I messaggi che si inviano chiariscono quali sono le differenze sessuali. E se apparentemente sembra che la società attuale voglia ristabilire equilibri ed uguaglianze, in realtà le donne non godono della condizione di parità in nessun ambito. Si studiano le differenze tra uomini e donne, esaltando le diversità, senza considerare e rappresentare e addirittura ignorando le molteplici somiglianze. E le conoscenze a cui si approda, finiscono per diventare stereotipi o pregiudizi attraverso un procedimento di generalizzazione che dura nel tempo, e che finiscono per essere accettati da tutti, incarnandosi in una certa cultura tanto da essere considerati naturali. Stereotipi che resistono al cambiamento della cultura, che sono influenzati dai domini religiosi, politici, e altri ancora. E così la considerazione che si ha delle donne è negativa, di inferiorità e delegate alla riproduzione e cura, delineando ancora la divisione dei compiti. Gli stereotipi di genere attribuiscono caratteristiche positive al gruppo in posizione di vantaggio, e questi valori si perpetuano nel tempo. A tutt’oggi perdurano consolidate convinzioni, modelli socioeducativi e relazionali, transgenerazionali, che vedono la donna subordinata all’uomo e/o come soggetto dipendente nel rapporto affettivo.

Convinzioni che vanno a discapito della reciprocità e della possibilità di fare richieste basate sui propri desideri e bisogni. Convinzione che vanno a giustificare l’aggressività anche sessuale, come connaturata alla natura dell’uomo.  E, nel tollerare una relazione in cui è evidente uno squilibrio di potere, è difficile riconoscere la violenza. La socializzazione è il modo in cui l’individuo diventa un essere sociale, attraverso una gamma di processi giunge a fare proprio il comportamento appropriato alla cultura di appartenenza, ne acquisisce valori, norme e atteggiamenti di origine culturale. Quest’ultimi sono necessari per prepararlo ad un ruolo. In ogni società, uomini e donne, hanno comportamenti, ruoli diversi, identità distinte sulla base del proprio sesso.

È, con la socializzazione di genere data da meccanismi e processi, che il bambino si percepisce come un maschio o come femmina, e nella fase adulta identifica ruoli e aspettative sociali legate al genere. La conseguenza diretta di questi stereotipi è la strutturazione di aspettative differenti tra i generi, che, non si limitano, solo a definire come le persone sono ma anche come dovrebbero agire. Gli stereotipi femminili, si sono fatti più sottili e quindi più difficile da affrontare. Ruotano attorno al dominio del potere, rimandando ad una contrapposizione tra dominanza del potere maschile e sottomissione femminile. Emerge una relazione tra gli stereotipi e l’educazione familiare, scolastica e il ruolo dei media come nuova agenzia educativa, con messaggi chiaramente stereotipici sui sessi. Non sempre i messaggi sono così evidenti, tanto da che alcuni possono apparire innocui e non essere colti dalla nostra attenzione.

Le donne sono vittime di un modello culturale di mercificazione del corpo e di annullamento dell’identità femminile. Altresì, anche gli uomini incontrano lo stereotipo di genere, un modello di mascolinità molto preciso e tradizionale che non rispecchia le numerose variabili individuali. Diffondendo degli stereotipi di genere, si incontreranno un numero maggiore di ostacoli verso il raggiungimento di una piena parità di genere e di valorizzazione femminile. Dobbiamo prendere coscienza che sono una componente silenziosa, e solo essendone consapevoli possiamo contrastarli.

Autore

Psicologa clinica della persona dell'organizzazione e della comunità Psicogeriatra e docente dello stesso Master - La Sapienza. Coach cognitivo Criminologa minorile Dipendente Regione Lazio