• 21 Novembre 2024
Foto di Nathan Dumlao su Unsplash
La mente, il corpo

L’etimologia della parola pazienza ci riconduce al latino “pati” che vuol dire sopportare; essa è l’atteggiamento proprio di chi accetta la sofferenza con animo sereno. Nessuno nasce dotato di pazienza, ma tutti possono acquisirla, essendo legata all’amore per la vita, prerogativa divina: Dio infatti è paziente, in quanto dona sempre all’uomo un tempo per arrivare alla conversione. Perciò parlare di pazienza è parlare anche di un tempo di prova attraverso cui siamo chiamati a passare nel nostro cammino esistenziale. Ecco perché spesso la pazienza è stata definita dai Padri della Chiesa come la summa virtus: essa è essenziale alla fede, alla spera e alla carità. Eppure oggi giorno non è considerata una virtù amata, in quanto associata con la fatica, la noia e passività, eppure esercitata tutti i giorni, la pazienza diventa una grande risorsa e un alleato prezioso per custodire la pace del cuore.

Sant’Agostino scrisse molto su tale virtù, parlando anche come strumento inverso del bene , esercitato dai malvagi per il raggiungimento dei loro scopi, egli scrisse: “Gli uomini sopportano con mirabile fortezza molte pene atroci per soddisfare le passioni, per commettere delitti o, quanto meno, per godere vita e salute nel tempo presente. Ciò è per noi un richiamo a sopportare disagi anche gravi per condurre una vita buona, in modo che alla fine conseguiamo la vita eterna: quella che ci assicura una felicità vera, senza scadenza di tempo, senza diminuzione di ciò che è positivo e vantaggioso. Il Signore disse: Con la vostra pazienza possederete le vostre anime. Non disse: “Le vostre ville”, “i vostri onori”, “i vostri piaceri”, ma le vostre anime. Se dunque un’anima sopporta tanti disagi per possedere cose che la portano alla rovina, quanti non ne dovrà sopportare per possedere ciò che la sottrae alla rovina? E ora dirò una cosa dove non vi è questione di colpa: se uno soffre tanto per la propria salute fisica quando capita in mano ai medici che lo tagliano o bruciano, quanto non dovrà soffrire per la sua salute [eterna] attaccata da nemici furiosi, qualunque essi siano? I medici infatti facendo soffrire il corpo tentano di sottrarre il corpo alla morte; i nemici minacciando pene e morte al corpo sospingono l’anima e il corpo ad essere uccisi nella geenna.”

Pertanto la pazienza va coltivata, e per questo “è bene ampliare lo sguardo”, ad esempio non restringendolo soltanto ai propri guai, è il suggerimento di Papa Francesco, ma volgendolo alle sofferenze più gravi degli altri per imparare a sopportare le proprie, come invita a fare l’Imitazione di Cristo, “ricordando che ‘non c’è cosa, per quanto piccola, purché sopportata per amore di Dio, che passi senza ricompensa presso Dio’”. “Pazienza è saper sopportare i mali”, conclude il Papa, e quando ci si sente “nella morsa della prova”, c’è da aprirsi fiduciosamente e “con speranza alla novità di Dio”, perché Lui “non lascia deluse le nostre attese”. Ma perché è così difficile avere pazienza? Perché, anche nei casi più banali, la pazienza ha un costo. Un costo che si chiama attesa. Aspettare, in effetti, ci blocca in una situazione (in coda alla posta, per esempio) e ciò comporta la rinuncia a fare qualcosa di diverso in quello spazio di tempo. Non a caso uno dei metodi per incrementare la propensione alla pazienza è imparare ad autodistrarsi in modo efficace quando ci si trova in una situazione in cui non si può fare altro che aspettare. Un altro costo delle scelte che richiedono un’attesa è l’inevitabilità dei rimpianti: anche chi si laurea con profitto (e ovviamente sacrifici) rimpiange tutte le occasioni di svago perdute, per esempio. Con l’aggravante che i rimpianti per aver rinunciato a gratificazioni immediate si fanno più importanti man mano che gli anni passano. E non si tratta di un fenomeno psicologico che riguarda soltanto le persone anziane, succede anche ai trentenni: quando si pensa ai successi appena raggiunti ci si congratula con se stessi per aver saputo aspettare, ma se si tratta di scelte e successi arrivati anni prima si valutano di più tutte le rinunce fatte e ci si pente un po’ di ciò che si è perduto. Insomma, avere pazienza è soprattutto accettare il fatto che gli sforzi fatti oggi daranno risultati soltanto in futuro, come nel caso dello studente universitario che studia per laurearsi. Per questo, la pazienza è “essere pronti a pagare costi immediati in vista di benefici ritardati”… e spesso il ritardo è di anni. Per di più, molti di questi obiettivi non danno gratificazioni intermedie e così diventa davvero difficile inseguirli.

Un consiglio per avere pazienza può essere quello di usare l’immaginazione e provare a sentire in anticipo la soddisfazione di aver raggiunto un risultato anche se lontano.

Autore

Laureata in Giurisprudenza e pubblicista iscritta all’albo dei giornalisti. Ha lavorato presso casa editrice e collaborato in 4 testate giornalistiche sia nel Casertano che nel Beneventano. Proprietaria e direttrice resposanbile della Testata giornalistica “Sannio Matese Magazine”, registrata presso il tribunale di Benevento, che ha come obiettivo informare, formare e valorizzare il territorio a cui è particolarmente legata del Sannio e del Matese. Presidente dell’Associazione Incanto, da lei stessa fondata, volta alla realizzazione di eventi culturali, sociali, editoriali, mirante principamente a collaborare con le scuole trattando temi socialmente delicati tramite la sensibilizzazione, attraverso il suo format da lei stesso idealizzato “Love Life”.