• 18 Ottobre 2024
La mente, il corpo

La morte è una realtà inevitabile e ineludibile, che tutti gli esseri umani devono affrontare prima o poi. La morte suscita in molti di noi sentimenti di paura, angoscia, tristezza, rabbia, curiosità, speranza, ecc. La paura della morte, o tanatofobia, è una paura irrazionale e ossessiva della propria morte o di quella degli altri, che può interferire con la qualità della vita e il benessere psicologico. La tanatofobia può avere diverse cause, come traumi, perdite, malattie, invecchiamento, isolamento, senso di colpa, mancanza di significato, ecc.

La tanatofobia è un tema che ha interessato e interrogato diversi filosofi, psicologi e scrittori nel corso della storia, che hanno cercato di capire, spiegare e superare questa paura. Alcuni di loro hanno proposto delle visioni pessimistiche e nichilistiche della morte, come ad esempio Schopenhauer, Nietzsche, Camus, Sartre, ecc., che hanno sostenuto che la morte è il nulla, il vuoto, l’assurdo, il male, ecc. Altri di loro hanno proposto delle visioni ottimistiche e spirituali della morte, come ad esempio Platone, Agostino, Tommaso, Pascal, Kant, ecc., che hanno sostenuto che la morte è il passaggio, la trascendenza, il bene, la salvezza, ecc. Altri ancora hanno proposto delle visioni realistiche e pragmatiche della morte, come ad esempio Epicuro, Seneca, Montaigne, Freud, Frankl, Yalom, ecc., che hanno sostenuto che la morte è una parte naturale e inevitabile della vita, che va accettata e affrontata con saggezza, coraggio, serenità, umorismo, ecc.

Queste diverse visioni della morte riflettono anche diverse visioni della vita e del senso dell’esistenza. Infatti, la paura della morte può essere vista come il riflesso di un viver male, di una vita insoddisfacente, infelice, vuota, priva di significato, di valori, di scopi, di relazioni, ecc. Al contrario, il viver bene può essere visto come il modo per sfidare la morte e per cercare un senso alla propria esistenza, vivendo una vita piena, felice, ricca, significativa, di valori, di scopi, di relazioni, ecc.

Questo quindi è un tema che val la pena affrontare, esplorando il rapporto tra il viver male e la paura della morte, e tra il viver bene e la sfida alla morte, attraverso le testimonianze e le riflessioni di diversi pensatori e scrittori che hanno affrontato questo problema universale e attuale.

Nell’antichità, il viver male era già un problema che affliggeva molti popoli e individui, che si trovavano a dover affrontare la guerra, la fame, la malattia, l’oppressione, l’ingiustizia, ecc. In questo contesto, la paura della morte era spesso usata come leva per motivare i propri soldati o per affrontare i propri nemici, sia da parte dei condottieri militari che dei guerrieri. Alcuni esempi di figure storiche che hanno sfruttato o sfidato la paura della morte sono Alessandro Magno, il re di Macedonia che conquistò gran parte del mondo conosciuto, spinto da una sete di gloria e di potere.

Alessandro Magno usava la paura della morte per incitare i suoi soldati a combattere contro avversari più numerosi e temibili, come i Persiani, gli Indiani, gli Sciti, ecc. Allo stesso tempo, Alessandro Magno non temeva la morte e si esponeva spesso al pericolo, dimostrando il suo coraggio e la sua audacia.

Giulio Cesare, il generale e politico romano che estese il dominio di Roma in Gallia, in Britannia, in Egitto e in altre regioni. Giulio Cesare usava la paura della morte per spronare i suoi soldati a seguire i suoi piani e a superare le difficoltà, come nel celebre discorso pronunciato prima della battaglia di Farsalo contro Pompeo: “Soldati, dovete combattere o morire; io, invece, posso anche vivere”. Allo stesso tempo, Giulio Cesare non temeva la morte e si fidava della sua fortuna, che lo accompagnò fino al giorno del suo assassinio.

Annibale, il generale cartaginese che sfidò Roma nella seconda guerra punica, portando il suo esercito e i suoi elefanti attraverso le Alpi. Annibale usava la paura della morte per intimorire i suoi nemici e per impressionare i suoi alleati, come quando fece giurare ai suoi soldati di non abbandonare mai la guerra contro Roma. Allo stesso tempo, Annibale non temeva la morte e si batté fino alla fine, preferendo suicidarsi piuttosto che cadere nelle mani dei Romani.

Questi sono solo alcuni dei tanti esempi di condottieri militari e guerrieri che hanno usato o sfidato la paura della morte nell’antichità, mostrando come il viver male fosse già un problema che spingeva le persone a cercare un senso alla propria esistenza.

Nel mondo contemporaneo, il viver male si manifesta in modo evidente e drammatico, in un contesto di globalizzazione, crisi economica, conflitti politici e sociali, propaganda mediatica e ideologica. Queste situazioni generano malessere, frustrazione, alienazione e disillusione nelle persone, che perdono il senso della propria vita e il rispetto per quella altrui. Alcuni fenomeni che testimoniano questo viver male sono il terrorismo, ovvero l’uso della violenza e della paura per perseguire obiettivi politici, religiosi o ideologici. Il terrorismo è una forma di estremismo che nega il valore della vita umana e che cerca di imporre la propria visione del mondo agli altri. Il terrorismo è alimentato da sentimenti di odio, rancore, vendetta, fanatismo, ecc. Il terrorismo provoca morte, distruzione, paura e instabilità.

Il suicidio, ovvero l’atto di togliersi volontariamente la vita. Il suicidio è una forma di disperazione che esprime la perdita di speranza, di significato, di appartenenza, di amore, ecc. Il suicidio è influenzato da fattori psicologici, sociali, culturali e biologici. Il suicidio provoca dolore, lutto, senso di colpa e domande senza risposta.

La violenza, ovvero l’uso della forza fisica o psicologica per danneggiare, ferire, minacciare o costringere qualcuno o qualcosa. La violenza è una forma di aggressività che esprime la mancanza di rispetto, di empatia, di dialogo, di tolleranza, ecc. La violenza è causata da fattori individuali, relazionali, comunitari e sociali. La violenza provoca sofferenza, trauma, paura e odio.

La criminalità, ovvero l’insieme delle attività illecite che violano le leggi e le norme sociali. La criminalità è una forma di devianza che esprime la mancanza di integrazione, di opportunità, di giustizia, di sicurezza, ecc. La criminalità è favorita da fattori economici, politici, culturali e ambientali. La criminalità provoca danni, perdite, corruzione e impunità.

L’estremismo, ovvero l’adesione a posizioni radicali e intolleranti su questioni politiche, religiose, etniche, culturali, ecc. L’estremismo è una forma di fanatismo che esprime la mancanza di dialogo, di pluralismo, di comprensione, di rispetto, ecc. L’estremismo è alimentato da fattori ideologici, emotivi, identitari e sociali. L’estremismo provoca divisione, conflitto, discriminazione e violazione dei diritti.

Questi sono solo alcuni dei tanti fenomeni che mostrano come il viver male si manifesti nel mondo contemporaneo, in un contesto di globalizzazione, crisi economica, conflitti politici e sociali, propaganda mediatica e ideologica. Questi fenomeni sono fonte di malessere, frustrazione, alienazione e disillusione nelle persone, che perdono il senso della propria vita e il rispetto per quella altrui.

Le istituzioni democratiche sono il miglior strumento per garantire la qualità della vita e la dignità delle persone, contrastando il viver male e la paura della morte. Le istituzioni democratiche sono quelle che permettono ai cittadini di esercitare il loro potere politico, di eleggere i loro rappresentanti, di controllare il loro operato, di esprimere le loro opinioni, di difendere i loro diritti, di partecipare alle decisioni che li riguardano, di cooperare con gli altri per il bene comune, di dialogare con le diverse posizioni e visioni, di accedere alle informazioni e ai servizi pubblici, di rendere conto delle proprie responsabilità, ecc.

Le istituzioni democratiche favoriscono la qualità della vita e la dignità delle persone in diversi modi. In primo luogo, le istituzioni democratiche promuovono la stabilità politica e sociale, riducendo i rischi di conflitti, violenze, corruzioni, abusi, discriminazioni, ecc. In secondo luogo, le istituzioni democratiche stimolano la crescita economica e lo sviluppo umano, favorendo l’innovazione, la competitività, la distribuzione equa delle risorse, la protezione dell’ambiente, la lotta alla povertà, la salute, l’istruzione, la cultura, ecc. In terzo luogo, le istituzioni democratiche rafforzano il senso di appartenenza e di identità, incoraggiando la partecipazione, la rappresentanza, la solidarietà, la cooperazione, il dialogo, il pluralismo, la trasparenza, il controllo, la responsabilità, ecc.

Esistono numerosi studi e dati che dimostrano il legame tra democrazia e benessere. Ad esempio, secondo il rapporto del 2023 del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (PNUD), i paesi con un alto livello di democrazia hanno anche un alto indice di sviluppo umano (ISU), che misura il benessere delle persone in termini di aspettativa di vita, istruzione e reddito. Secondo il rapporto del 2023 del World Happiness Report, i paesi con un alto livello di democrazia hanno anche un alto livello di felicità, che misura la soddisfazione delle persone per la qualità della loro vita. Secondo il rapporto del 2023 di Transparency International, i paesi con un alto livello di democrazia hanno anche un basso livello di corruzione, che misura la percezione della gente sulla malversazione e l’abuso di potere.

Esistono anche numerosi esempi di paesi e regioni che si sono distinti per la loro qualità della vita e la loro stabilità democratica. Ad esempio, secondo il rapporto del 2023 del Sole 24 Ore, le province italiane dove si vive meglio sono Udine, Bologna e Trento, che si caratterizzano per la loro efficienza amministrativa, la loro offerta culturale, la loro tutela ambientale, la loro sicurezza sociale, la loro dinamicità economica, ecc. Secondo il rapporto del 2023 dell’Istituto Luigi Sturzo, le istituzioni democratiche di ogni livello sono i luoghi dove si progetta il futuro, mentre si prevengono o si risolvono i conflitti attuali. Secondo il rapporto del 2023 di Thpanorama, le nazioni democratiche mantengono una migliore qualità della vita grazie alla loro apertura e gestione economica.

Queste sono alcune delle ragioni per cui le istituzioni democratiche sono il miglior strumento per garantire la qualità della vita e la dignità delle persone, contrastando il viver male e la paura della morte. Le istituzioni democratiche sono il frutto di una lunga e difficile conquista storica, che va difesa e rinnovata continuamente, per il bene di tutti.

Non potremmo non ricordare Winston Churchill, il primo ministro britannico che guidò il suo paese durante la seconda guerra mondiale, resistendo al nazismo e al fascismo che pronunciò la celebre frase: “La democrazia è la peggiore forma di governo, eccetto tutte le altre forme che sono state provate di volta in volta”.

Abbiamo così esplorato il tema del viver male e della paura della morte, cercando di capire come questi due fenomeni si influenzino reciprocamente e come si manifestino in diversi contesti storici e sociali. Abbiamo visto come il viver male spinga le persone a sfidare la morte e a cercare un senso alla propria esistenza, sia nell’antichità che nel mondo contemporaneo. Abbiamo anche visto come le istituzioni democratiche siano il miglior strumento per garantire la qualità della vita e la dignità delle persone, contrastando il viver male e la paura della morte. Abbiamo infine citato l’esempio di Winston Churchill, che fu un grande sostenitore delle istituzioni democratiche e che affrontò la morte con coraggio e umorismo.

Questo tema ci invita a riflettere sul valore della nostra vita e su come migliorarla, evitando di cadere nel viver male e nella paura della morte. Per fare questo, possiamo adottare alcune possibili azioni o atteggiamenti che possano contribuire a vivere meglio, come l’educazione, che ci permette di acquisire conoscenze, competenze, valori e atteggiamenti che ci rendono più consapevoli, critici, responsabili e creativi. L’educazione ci aiuta anche a comprendere noi stessi, gli altri e il mondo che ci circonda, favorendo il nostro sviluppo personale e sociale.

La cultura, che ci permette di apprezzare e di esprimere le diverse forme di arte, letteratura, musica, cinema, teatro, ecc. che arricchiscono il nostro patrimonio umano e spirituale. La cultura ci aiuta anche a dialogare e a confrontarci con le diverse tradizioni, visioni e identità che convivono nel nostro pianeta, favorendo il nostro arricchimento e la nostra apertura.

Lo sport, che ci permette di praticare e di godere di diverse attività fisiche, ludiche, competitive, ecc. che migliorano il nostro benessere e la nostra salute. Lo sport ci aiuta anche a sviluppare e a dimostrare le nostre abilità, il nostro spirito di squadra, il nostro “fair play, il nostro rispetto per le regole e per gli avversari, favorendo il nostro divertimento e la nostra integrazione.

Il volontariato, che ci permette di dedicare parte del nostro tempo e delle nostre risorse a sostenere e a aiutare le persone o le cause che ne hanno bisogno, senza aspettarsi nulla in cambio. Il volontariato ci aiuta anche a sviluppare e a manifestare i nostri valori, la nostra solidarietà, la nostra generosità, la nostra empatia, favorendo il nostro senso di appartenenza e di utilità.

La spiritualità, che ci permette di coltivare e di approfondire la nostra dimensione trascendente, che ci connette con noi stessi, con gli altri e con il divino, secondo la nostra fede o la nostra filosofia. La spiritualità ci aiuta anche a trovare e a dare un senso alla nostra vita, a superare le difficoltà e le sofferenze, a sperare e a perdonare, favorendo la nostra pace e la nostra armonia.

L’arte, che ci permette di creare e di apprezzare le diverse forme di espressione estetica, che comunicano e trasmettono emozioni, messaggi e significati. L’arte ci aiuta anche a esplorare e a sperimentare la nostra creatività, la nostra sensibilità, la nostra originalità, favorendo la nostra bellezza e la nostra libertà.

L’umorismo, che ci permette di usare e di apprezzare le diverse forme di ironia, sarcasmo, parodia, satira, ecc. che provocano e suscitano il riso. L’umorismo ci aiuta anche a ridere di noi stessi, degli altri e delle situazioni, a relativizzare e a sdrammatizzare i problemi, a criticare e a denunciare le ingiustizie, favorendo la nostra allegria e la nostra resistenza.

Queste sono solo alcune delle possibili azioni o atteggiamenti che possiamo adottare per vivere meglio, evitando di cadere nel viver male e nella paura della morte. Ognuno di noi può trovare il proprio modo di vivere bene, secondo le proprie inclinazioni, preferenze, passioni, ecc. L’importante è non smettere mai di cercare, di sognare, di amare, di vivere.

Autore

Rinaldo Pilla è un traduttore e libero professionista nato a Torino, ma originario del Sannio e attualmente risiede a Fermo, nelle Marche. Ha frequentato la Scuola Militare Nunziatella di Napoli per poi conseguire una laurea presso la Nottingham Trent University e successivamente un master in sviluppo e apprendimento umano dopo il suo rimpatrio dagli Stati Uniti. È un autore molto prolifico, che vanta una vasta e approfondita produzione letteraria sul tema dell’antichità, con particolare attenzione al periodo del I secolo d.C. e alla storia e alla cultura dei Sanniti, un popolo italico che si oppose e si alleò con Roma. Tra le sue opere, si possono citare romanzi storici, saggi, racconti e poesie, che mostrano una grande passione e una grande competenza per il mondo antico, e che offrono al lettore una visione originale e coinvolgente di quei tempi e di quei personaggi. Questo autore è considerato uno dei maggiori esperti e divulgatori dell’antichità, e in particolare del Sannio, una regione storica che ha conservato molte testimonianze e tradizioni della sua antica civiltà.