• 3 Gennaio 2025

Avrebbe compiuto cento anni il 5 luglio del 2025 ed oggi, a pochi mesi da quella data, il suo “profetico” sguardo sulla nostra epoca disastrata e infangata dagli spargitori  di menzogne, risulta di un’attualità stupefacente. Nessuno avrebbe  detto nel piccolo villaggio di Chemillé-sur-Dême, nel dipartimento dell’Indre e Loira, che Jean Raspail, uno dei più originali scrittori francesi del Novecento, figlio di Octave Raspail, direttore generale delle miniere della regione del Saar,  e di Marguerite Chaix, al debutto del XXI secolo sarebbe stato universalmente in Occidente  un influente intellettuale dedito a decifrare i movimenti di invasione migratoria verso un’Europa sempre più piccola, insignificante, assediata da colossi come gli Stati Uniti, la Russia, la Cina ed il  potente  continente africano, appetito dalle citate aree geopolitiche, avente stretti legami con il mondo arabo, compreso quello dove schiudono le uova i serpenti del terrorismo e minacciano di travolgere, attraverso la cosiddetta “guerra asimmetrica”  il Vecchio Continente, privo ormai di un chiaro spirito  religioso, di identità e cultura. Tutto questo è stato avvelenato dai pirati mondialisti che Jean Raspail, in tanti suoi scritti, ma soprattutto nel vigoroso e bellissimo Il Campo dei Santi, preconizzò come destino di una Terra dove era nata la civiltà.    

Raspail  fu allievo dello scrittore conservatore Marcel Jouhandeau nella scuola di Saint-Jean-de-Passy che lo influenzò profondamente, e poi a Verneuil-sur-Avre.

Giovanissimo Raspail viaggiò per il mondo allo scopo di entrare in contatto con popolazioni minacciate dallo sviluppo tecnologico e industriale. Tra il 1950 e il 1951 viaggiò dalla Terra del Fuoco all’Alaska, e nel 1954 partecipò a un’esplorazione nelle terre delle popolazioni Inca. Raspail fu anche console generale del non riconosciuto Regno di Araucanía e Patagonia; nel 1981, il suo romanzo sulla vita del suo fondatore Orélie Antoine de Tounens Moi, Antoine de Tounens, roi de Patagonie vinse il Grand Prix du roman de l’Académie française. Ma l’incontro tra l’uomo del paleolitico e la civiltà europea, incarnato ancora negli abitanti  al tempo di Magellano impegnato nella circumnavigazione del Globo, sulle cui orme Raspail percorse la strada della soppressione delle culture nel nome di quello che definiremmo oggi “pensiero unico”,   lo troviamo ne I nomadi del mare, uno dei tre romanzi pubblicati in Italia: oltre al Campo dei Santi  e L’anello del pescatore, tutti improntati alla medesima visione “sacrale” della difesa della  civiltà euro-occidentale e dell’uomo prigioniero , fin dai tempi più remoti, della invasività tecnologica, Raspail da esploratore avventuriero, oltre che come scrittore, mostra, fin dai primi romanzi un’attitudine davvero singolare a calarsi nelle torbide acque dell’ inciviltà per affermare il primato europeo della vita multiforme e poliedrica scandita dalle arti e dalle scienze. In una parola, la bellezza. Ed in questa situa il  suo radicale cattolicesimo tradizionalista e conservatore.

Tale concezione, che ha ispirato dei suoi molti romanzi, sottolinea il fallimento  del  liberalismo e del comunismo cui contrappone la necessaria restaurazione di una monarchia cattolica alla De Maistre.

Raspail stesso si dichiarò inequivocabilmente  monarchico, e nel suo romanzo del 1990 Sire auspicava il ritorno di un re in Francia entro la fine del decennio. Ma quello era un pallido sogno.

Nel suo romanzo più famoso e di maggior successo, Il Campo dei Santi, ppubblicato nel 1973,con largo anticipo su quanto sta accadendo, Raspail, come accennato, immaginava  una catastrofe della civiltà occidentale a causa  di  un’immigrazione di massa proveniente dal Terzo Mondo e in particolare dall’India agli inizi degli anni ’90.

Il libro ricevette apprezzamenti alla sua uscita ma anche critiche per i suoi contenuti che ingiustamente, come dimostra il successo che sta avendo in questi anni, vennero definiti  razzisti. Un romanzo che  suscitò una grande discussione in tutto il mondo:  tradotto in inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, afrikaans, ceco, olandese, polacco, ungherese e italiano,  influenzò le idee della cultura della Destra in Europa e negli Stati Uniti.

Dopo Il campo dei santi, Raspail scrisse altri romanzi tra i quali Septentrion, L’anello del pescatore (Prix Prince-Pierre-de-Monaco 1996 e Prix Maison de la Presse 1996), Qui se souvient des hommes ? (Prix Chateaubriand 1986 e Prix du Livre Inter 1987), il già citato Sire (Grand Prix Roman de La Ville de Paris 1992),  Hurrah zara! (Premio Audiberti, 1999) e En canot sur les chemins d’eau du roi, une aventure en Amérique (Prix littéraire de l’armée de terre – Erwan Bergot 2006). Per la sua complessiva opera letteraria ottenne    il Gran premio di letteratura dell’Accademia francese.

Su “Le Figaro” del 17 giugno 2004, Raspail pubblicò un articolo intitolato “La patrie trahie par la République”, in cui criticava aspramente e con toni apocalittici le politiche riguardo l’immigrazione sostenuta  dal  governo francese e affermava l’inevitabilità e la necessità di una rivolta armata contro “gli invasori” e chi li favorisse: fu denunciato dalla LICRA (Lega Internazionale Contro il Razzismo), ma la causa venne respinta il 28 ottobre di quello stesso anno.  Il 13 giugno 2020, all’età di 94 anni, si spense a Parigi.

Jean Raspail ha segnato la letteratura francese del secolo scorso. E si è affermato come un ecologista realista, legato alla monarchia come riferimento storico ancestrale della sua appartenenza all’Europa, sensibile alla libertà ed all’autodeterminazione dei popoli oltre che del dispiegamento senza condizionamenti delle culture e dei modelli di vita tradizionali. è ormai, senza equivoci ritenuto un utopista, un avventuriero, un romantico. Oltre che uno degli scrittori più significativi a cavallo di due secoli.

Autore

Giornalista, saggista e poeta. Ha diretto i quotidiani “Secolo d’Italia” e “L’Indipendente”. Ha pubblicato circa trenta volumi e migliaia di articoli. Ha collaborato con oltre settanta testate giornalistiche. Ha fondato e diretto la rivista di cultura politica “Percorsi”. Ha ottenuto diversi premi per la sua attività culturale. Per tre legislature è stato deputato al Parlamento, presidente del Comitato per i diritti umani e per oltre dieci anni ha fatto parte di organizzazioni parlamentari internazionali, tra le quali il Consiglio d’Europa e l’Assemblea parlamentare per l’Unione del Mediterraneo della quale ha presieduto la Commissione cultura. È stato membro del Consiglio d’amministrazione della Rai. Attualmente scrive per giornali, riviste e siti on line.