L’Europa non è solo un’espressione geografica, la sua identità di continente antico, storicamente ne valorizza la cultura e le sue diversità culturali autoctone, predisponendo un distacco geopolitico evidente rispetto alla sua organizzazione economica e politica quale è l’Unione Europea.
Oggi l’Europa non suole differenziarsi dall’UE, solo esplicitando una sintesi formale tra continente e governance geoeconomica e geopolitica, infatti molti sono le crisi, in corso che sentenziano un processo di integrazione multidisciplinare, ma altresì anche di integrazione geografica, un esempio lo è la crisi Ucraina, che sollecita la possibilità, di entrare nella Nato e di ampliare i confini dell’Europa.
Ergo la parte occidentale dell’Eurasia, si considera ad oggi parte del continente, ma i confini fisici con l’Asia non sono ancora netti ed inclusi.
La sostanza pone in essere la visione di un continente con caratteristiche macroeconomiche o macro-politiche anche storico culturali, che esplicano una visione dell’Europa sia sociale che economica con dinamiche sì comuni e peculiari ma da reintegrare per distinguersi e essere indipendente, nei confini, e nella sua peculiarità di governance esclusiva.
La fisicità geografica ancora non è netta e presenta una mappa con delle ambiguità oceaniche e di marittime assolute non ancora delineate, dicasi dal lato dell’oceano Artico settentrionale, e dal lato dell’oceano Atlantico occidentale, e dal versante meridionale, qual si voglia definire, genericamente Mar Mediterraneo, Mar di Marmara e Mar Nero, poi l’ambiguità resta per i confini orientali e sud orientali.
La problematicità resta nei confini orientali e sud orientali, per esempio gli Urali e fiume Ural, non rappresentano una fisicità geografica netta e tantomeno geopolitica, non solo per la frontaliera Russia, e lo stesso problema è per il Caucaso e le sue dinamiche, che oggettivamente innescano un processo di integrazione politico tutto da processare.
Dopo la seconda guerra mondiale, con sei Stati fondatori tra cui l’Italia, Germania, Francia, Paesi Bassi, Belgio, e Lussemburgo, la Cee nel 25 marzo del 1957 siglo il primo Trattato di Roma. Per giungere fino ad oggi alla coesione e cooperazione organizzativa di 27 Paesi europei, passando attraverso la comunità europea oggi denominata Unione Europea.
Le differenti adesioni, e brexit ne hanno caratterizzato la formazione e compagine geopolitica, ma resta ferma che le ipotesi di conferma e che stati come il Regno Unito o la Norvegia, ricadono comunque geograficamente nel continente europeo, la sovrapposizione dunque concettuale vuole indurre ad una esclusione ideologica per una differenziazione tra la differenza che consiste tra Europa e Unione Europea.
Questo dilemma concettuale predispone oggi ad una analisi sociale, economico, politica di non breve dissertazione, è pur vero che molte delle nostre risposte, senza retorica ingannevole le troviamo nelle crisi contemporanee, sia belliche che relegate all’approvvigionamento energetico, di non facile soluzione, ed anche in questo l’integrazione o la sovrapposizione delle tematiche su scala di approvvigionamento lasciano che i valori di riferimento ripongano la questione , benché multidisciplinare ad una lunga o larga visione geopolitica che in pochi hanno intuito, ma che in molti hanno la pretesa di dibattere.
L’Europa non è solo un coacervo di Stati di lingua diversa e di cultura e storia più o meno differenti, infatti basta chiedersi perché furono combattute le crociate da parte dell’Europa, tra il mille 1096 e il 1272, quando gli eserciti cristiani per sottrarsi ai mussulmani il possesso della Terra Santa si recarono in quei luoghi oggi oggetto ancora di guerre fratricide e irrisolte, prossime ad un conflitto mondiale.
Infatti il termine crociata è riduttivo, se lo usiamo in senso più ampio, la programmazione del cristianesimo in Europa e la conquista con spedizioni del XII secolo nell’area del Baltico ha aperto un varco temporale ancora oggi in corso e mai concluso, l’integrazione religiosa mai avvenuta, ma ossequiosa ad interessi economici, assoggettamento di terre e appropriazione di territori, e accaparramenti di ricchezze e tesori oggi viene sostituita con la geopolitica degli Stati, volti allo sviluppo energetico e alla loro affermazione globale.
La nascita della diffidenza dei popoli e della loro autodeterminazione, scorre attraverso i processi economici servendosi delle differenze territoriali, etniche ma principalmente religiose.
La cultura resta il volano dell’economia e ne determina le crisi, e le decisioni possono essere differenti ma pur sempre ancorate pleonasticamente ad un passato non risolto che si è voluto perpetuare in un oggi dinamico e compulsivo.
L’Europa non è dunque distante dall’essere Unione Europea, per i suoi corsi e ricorsi storici, come non lo è con la crisi israeliana- palestinese, non lo è nemmeno per l’annientamento e il massacro dei nativi americani, l’intento di occupare il territorio indusse a sfruttare gli indigeni da parte degli europei migrati nelle Americhe e a massacrarli deliberatamente.
Certamente oggi, siamo Europa e come tale siamo consapevoli di un passato di conquistatori, ma siamo anche consapevoli che un tempo la necessità faceva virtù, mentre la contemporaneità dell’evoluzione ci spinge a monitorare chi siamo e dove andiamo e ad essere meno globalisti e capitalisti e monetaristi, al fine di cooperare con forme di partenariato ancor più meno colonialiste, come furono quelle Africane di un tempo.
Dunque la differenza tra l’essere Europa e UE consiste nell’assunzione di una consapevolezza di essere prima di ogni cosa Europa, Nazione, Patria, e poi essere un’ Unione di popoli che deve guardare al suo benessere nel rispetto delle reciprocità ereditate dalla storia.
La superiorità tecnologiche, poste in campo, non consentono più aggressioni belliche, ne premeditate, ne programmate, ma rischiano un’involuzione della specie precoce e irreversibile, con conseguenze apocalittiche.
L’Italia del risorgimento si mostrava ai tanti come un’espressione geografica, pari alla frase famosa di Metternich che semplificava “l’Italia è un’espressione geografica”, oggi sia l’Italia integrata in un’Europa di cooperazione culturale, economica e politica, vi è il superamento ideologico di questa espressione, già superata da numerosi intellettuali, dove la metapolitica si fonde con il dirigismo politico da non intendere come potere ma come un superamento o una supremazia intergenerazionale intellettuale europea.
De Benoist, (intellettuale, scrittore, filosofo e giornalista francese, fondatore del movimento culturale denominato Nouvelle Droite, come si evince dagli atti del Convegno sul suo pensiero del 2024 e stralci della relazione di Gennaro Malgieri) nel suo anticonformismo ideologico, definisce l’Europa, dando vita ad una sapienziale visione di essa, una comunità organica di culture che si integrano ma pur sempre una Europa che deriva da connotazioni imperiali, ricca di ogni sapore temporale e contemporaneo, ma mai incline ad una globalizzazione sfrenata liberista e stabilizzante, ne consegue che le unicità tradizionali si traducono in Unione di popoli.
Ciò rasenta l’idea di Europa di Napoleone Bonaparte “ l’Europa sarebbe diventata di fatto un popolo solo; viaggiando ognuno si sarebbe sentito nella patria comune… Tale unione dovrà venire un giorno o l’altro per forza di eventi. Il primo impulso è stato dato. Dopo il crollo e dopo la sparizione del mio sistema io credo che non sarà più possibile altro equilibrio in un Europa se non la lega dei popoli.”
Queste profetiche parole, fanno insorgere gli animi e i sospiri di chi l’Europa la crea e la ambisce ogni giorno, la sovranità dei diritti, dell’identità e dei doveri, aprono il passo ad Unione Europea sancita da democrazia e libertà, pertanto l’idea d’Europa, nonché di Unione, non è scindibile “dall’idea di Nazione” “dall’idea di Stato” “dall’idea di Europa Unione” che ho tradotto nel mio Saggio,” Europa Nazione, con prefazione di Gennaro Malgieri, printed by Amazon 2024” ponendo una prospettiva politica per un Europa , non solo mercato comune, ma anche popolo, Patria, Nazione, al fine di fare emergere una condivisone ed una coesione sociale maggiore in una contemporaneità di crisi molteplici. Per una controrivoluzione riformista e pacifista, volta ad implementare una coscienza di Europa e un’idea di Europa assolutamente Nazione.
Inoltre dall’analisi dell’idea di nazione, Federico Chabod, valdostano, storico, già nel 1945, sia metodologicamente, sia politicamente e scientificamente rese forma con il superamento del regime, ad una soggettività e ad un obbiettivo di indagine storica e sociologica, che domina ancora oggi lo scenario del Novecento.
Chabod sviluppa un’idea di Europa graduale giustificando la differenziazione e l’unicità contrapponendo l’aspetto geografico con i confini sia fisici che culturali, con un salto meta temporale che rapporta l’Europa classica a quella contemporanea in un “mare nostrum” ricco di sapienza che oggi si può tradurre in identità storica. Ma Chabod, suole anche attualizzare il suo pensiero, facendo esplicito riferimento all’organizzazione politica europea e alla possibilità di contrapporsi come continente a quello asiatico poiché le organizzazioni nazionali e sovrannazionali si lanciano in una visione semplicemente democratica, verso una “politica dell’equilibrio”.
In altre parole molti intellettuali hanno inteso porre un superamento pragmatico, all’dea di Europa, performandola politicamente, molto vicino ad un’idea di Unione, e Nazione, di libertà e democrazia nel superamento di una storicità, nella fondamentale comprensione di Rousseau, Novalis, Guizot e Mazzini, ovvero nel rispetto della diversità politica e civile dei vari Stati.
Il processo di integrazione, dei popoli e non solo autodeterminazione, infatti non appartenne solo ai padri fondatori, ma fu cardine e di un’idea di libertà che ancora oggi è pervasiva delle istituzioni dell’Unione Europea.
Certamente la recente storiografia si fa carico di analizzare profondamente il pensiero paneuropeista successivo e le relative prospettive federaliste, ma dopo Charles Lemmonier , la dichiarazione di Schuman nel 1950, segna il passo per il processo di integrazione di unione dei popoli, e l’evoluzione diviene realtà, e il potere, unicità e diversità integrata, con una sovranità estesa del diritto e dell’estensione geografica.
Ma siamo ancora da un passo alla reale realizzazione di uno Stato-Nazione libero, indipendente da trasformismi atlantici, e esteso nella sua espressione geografica, che ancora non si confà pienamente a quella storica ricalcata dagli imperi susseguitesi.