Curti e Criscia sono due borghi distanti l’uno dall’altro solo 1 km e sono frazioni del comune di Gioia Sannitica. Criscia è un piccolo agglomerato urbano che si è sviluppato tra il ‘600 e il ‘700, a 380 metri sul livello del mare, intorno alla Chiesa della S.S. Trinità. La piccola Chiesa, con stile molto semplice e suggestivo, viene inaugurata ufficialmente nel 1685. Il borgo è caratterizzato da un piccolo nucleo di case e da un certo numero di abitazioni sparse. Negli ultimi anni vi è stato un ulteriore sviluppo urbanistico da parte di emigranti che, rientrati nella loro patria, hanno costruito nuove abitazioni.
A 469 metri sul livello del mare, nemmeno ad un chilometro di distanza da Criscia, sorge il borgo di Curti, dov’è presente la Chiesa dedicata a Santa Maria del Carmine sorta nel ‘500. Questo borgo è il centro originario del culto di San Michele Arcangelo, che si celebra in una grotta a lui intitolata, contenente antichi affreschi pregiati.
Questa grotta è dedicata a San Michele Arcangelo, culto risalente al periodo di dominazione Longobarda. La grotta è raggiungibile attraverso una stradina pedonale di circa 400 mt che conduce fino al muro di cinta della Cappella, posta sotto un grande arco naturale ricoperto di lecci. Varcato il cancello, si può vedere tutta la cavità, che prosegue sulla destra con una scala scavata nella roccia che si ferma davanti ad un piccolo cunicolo. La grotta contiene pregiati affreschi come quasi tutti i santuari rupestri medievali. All’ingresso vi è un altare ospitato nella piccola Cappella, tuttora usato per le funzioni religiose.
Alcuni anni dopo avverrà l’insediamento del Castello ad opera dei Normanni, complessa struttura circondata da mura, in cui si può notare un mastio circolare dimora del feudatario, case e magazzini a livello inferiore. Qualche metro più in basso del Castello viene costruito un altro piccolo borgo intorno alla propria Chiesa, le Caselle.
Tra il 1860 e il 1880, periodo del brigantaggio, si costituirono due nuclei di Briganti anche nel territorio di Gioia Sannitica, il più pericoloso e numeroso sarà proprio quello di Liberato Di Lello della frazione di Curti. Di coloro che divennero Briganti, alcuni lo fecero perché leali alla famiglia borbonica, altri per puro spirito delinquenziale, credendo di poter fare soldi facili e altri ancora per spirito di avventura, ma in breve compresero che l’insurrezione aveva poco a che fare con l’avventura, ma molto di pericoloso, e decisero di tornarsene alle proprie attività. Il capo dei briganti Di Lello era anche protetto da alcuni del posto.
Alla fine del brigantaggio, il territorio di Gioia Sannitica, compreso i borghi di Curti e Criscia, si ritrovò, con una economia distrutta e con l’avvento di una nuova piaga sociale, l’emigrazione, che vide dal 1880 al 1924 la partenza di quasi un migliaio di persone, le quali non fecero mai più ritorno nella loro terra natia.