Un attento sguardo all’arte ci permette di sognare, di vagheggiare i colori dei paesaggi rappresentanti e di cogliere il dettaglio che si nasconde nell’opera d’arte. Penetrando nella bellezza scultorea, inoltre, è possibile ammirare le venature, le sfumature del marmo e gli sguardi intensi delle figure che, gli scultori del passato, attraverso la loro maestria, ci hanno consegnato, affinché l’osservatore possa imparare ad andare a fondo, senza limitarsi a ciò che emerge da un primo e superficiale sguardo. Infatti, l’arte insegna ciò; ovvero , ci trasmette l’importanza di raccogliere il dettaglio, il particolare per farlo nostro ,riempiendo gli occhi di bellezza pura, cosicché l’anima si affini.
Arte e letteratura ,da sempre e per sempre, rappresentano un connubio perfetto, un miscuglio di raffinatezza e purezza. Esse si intersecano, in quanto l’arte permette alla letteratura di riprodurre a parole ciò che gli occhi osservano; e, a sua volta, la letteratura permette all’arte di trasporre un pensiero dell’animo in realizzazione concentra.
Ricordiamo che, tra i tanti artisti-scultori del Neoclassismo, uno di maggiore spicco e di grande rilievo storico-artistico fu Antonio Canova.
Quest’ ultimo,nato il 1 novembre 1757 a Possagno, fu uno scultore di grande fama ed esponente del Neoclassismo; egli è ricordato per diverse scultore, tra cui “Amore e Psiche” e “Le Tre Grazie”.
Giuseppina di Beauharnais, prima moglie di Napoleone Bonaparte, commissionò a Canova l’opera “Le Tre Grazie”. Questo, infatti, è testimoniato da una lettera del 1812, nella quale Giuseppe Bossi scrisse allo scultore di avere <<sentito il vociferare che tu debba fare per questa Signora un gruppo delle Tre Grazie >>. Canova ultimò l’opera dopo la morte della moglie di Napoleone, sicché lo scultore si sentì rammaricato per non averle mostrato e fatto ammirare la sua scultura o un disegno di essa. Canova, dunque si fece ispirare dalla mitologia greca. La scultura riprende l’idea delle tre famose dee della mitologia greca, realizzate da Canova tra il 1812 e il 1817. La prima versione si trova al Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo; una sua replica , invece, è attualmente presso il Victoria and Albert Museum di Londra.
Come affermato poc’anzi, lo scultore si ispirò alle Grazie figlie di Zeus , ovvero Aglaia, Eufrosine e Talia: tre divinità che sono simbolo di prosperità, gioia , bellezza e splendore. Egli aveva intenzione di riprodurre in scultura una bellezza femminile, simbolo di serenità basandosi, nella fattispecie , sul modello mitologico che, talora, era in armonia con le teorie neoclassiche promosse da Winckelmann.
Le Tre Grazie sono rappresentante in piedi e strette in un abbraccio profondo e intimo, simbolo di unione. Esse sono nude , si guardano delicatamente, facendo abbandonare l’osservatore nella bellezza dei loro sguardi e delle loro movenze. Notiamo che i loro volti sono di profilo e che nessuna di esse dà completamente le spalle all’osservatore. Ponendosi “davanti” all’opera- ovvero nel punto di visione ortogonale- la Grazia centrale si vede frontalmente, quella di sinistra è vista di fianco, quella di destra quasi di spalle. Un velo marmoreo le avvolge, dando un effetto di trasparenza ben visibile e di leggerezza. Guardando la scultura , pupulla armonia perché queste tre Grazie sembra che vengano accompagnate ,costantemente, da una melodia soave e un ritmo lento. Da notare, inoltre, che i corpi femminili sono lisci, il marmo non presenta discrepanze, ma le Tre figure sono ricche di particolari in relazione all’acconciatura raccolta ed elaborata: vi sono nodi sulla noca e ciocche leggermente arricciate che penzolano sul capo. Le Tre Grazie , strette in un abbraccio sensuale e nei loro sguardi intensi, poggiano su una colonna dorica. Dall’opera scultorea emerge armonia; le tre figure femminili, inoltre, sembra che muovano delicatamente le loro dita sulla pelle o che si stringano l’una all’altra in modo intenso. Vi sono diverse versioni relative alle Grazie e, nonostante esse abbiano caratteri divergenti, hanno in comune una caratterizzazione estetica. Le Grazie sono simbolo di importanti qualità, come la bellezza , prosperità, gioia. Rappresentano il bello e buono nel mondo naturale. In ambito semantico Grazie, dal greco “Carite”, deriva a sua volta da “Charis”, che significa gentilezza, dolcezza; la trasposizione in latino è “Gratia”, traduzione letterale di “Charis”.
L’opera ebbe un grande successo. John Russell ,VI duca di Bedford , colpito dalla bellezza del marmo cercò di acquistarlo. L’opera, tuttavia, fu voluta da Eugenio di Beauharnais e trasportata in Russia e, in seguito, nel 1901, entrò nelle collezioni del museo dell’ Ermitage. Il duca ne chiese una “copia” e fu realizzata dal Canova nel 1817 e collocata nella sua residenza Woburn Abbey.
Foscolo ,ispirato dalla bellezza e sensualità della scultura, compose nel 1812 un carme o poemetto “Alle Grazie”, dedicato al Canova che, in quel momento, lavorava all’opera scultorea: <<al vago rito/ vieni , o Canova , e gl’inni.[…]. Forse artefice di Numi,/ nuovo meco darai spirto alle Grazie/ ch’or di tua man sorgon dal marmo>> (Ugo Foscolo , Le Grazie, Inno Primo). Foscolo non vide l’opera del tutto ultimata ,perché il Canova la terminò nel 1827, anno della morte del poeta. Il carme rappresenta un capolavoro del Foscolo; Lanfranco Caretti, infatti , scrive: <<Le Grazie rappresentano , nella loro preordinata armonia , il culmine di quel processo di universalizzazione della propria autobiografia affettiva che è connotazione antica del Foscolo , sin dalle sue prime prove poetiche.>>
Le Tre Grazie di Canova sono riprodotte nella Primavera di Botticelli. Un’analisi approfondita ci permette di trarre analogie e differenze tra le due realizzazioni artistiche.Nella Primavera di Botticelli, Le Tre Grazie rappresentano, allegoricamente, Castità , Bellezza e Amore. Come nella scultura del Canova, anche qui sono unite in un abbraccio, mentre Mercurio le protegge dalle minacce provenienti dal cielo. Tre splendide figure femminili, immerse nella natura, pare siano accomunate da una melodia profonda e sembra che, coperte da veli trasparenti, stiano danzando. Anche qui vi è un ritorno al mito classico; così, esse richiamano il sentimento universale , ovvero l’amore che si dona, si riceve e si restituisce. Vasari, riguardo al dipinto di Botticelli, ci parla di una <<Venere che le grazie la fioriscono,dinotando la primavera>>, ovvero come dee legate alla natura e a cui si deve tanta bellezza. Nella Primavera di Botticelli, però, la figura centrale è posta di spalle; invece, Canova sceglie di rappresentarle tutte e tre rivolte frontalmente all’osservatore, una modalità del tutto innovativa rispetto all’iconografia dell’antichità classica. Le Tre Grazie trasmettono agli occhi umani un importante coinvolgimento emotivo e sentimentale. Il re Ludovico di Baviera parlò di << una sensualità al limite della lascivia>> , motivo per il quale non le apprezzò. Preferì, invece, Le Grazie di Bertel Thorvaldsen ,dalle quali, pur essendo neoclassiche, non traspare alcun sentimento o intento sensuale ed erotico. Le Grazie di Thorvaldsen e di Canova rappresentano due svariate e opposte modalità di intendere la bellezza.
Lo scultore veneto ci ha lasciato uno dei più importanti e ammirevoli capolavori del Neoclassismo, dove armonia e sensualità diventano motivo di bellezza e ammirazione.
Si guarda la scultura, si resta cogitabondi per qualche minuto e ci si immedesima nella meraviglia che emerge dalle tre dee femminili. Si tratta, infine, di un’opera scultorea che rappresenta un veicolo di messaggi ed emozioni importanti.