Indro Montanelli diceva che quando non sapeva a chi attribuire una frase l’assegnava a Montesquieu perché l’autore de Lo spirito delle leggi ha detto praticamente di tutto. Un metodo infallibile. E, infatti, oggi, a causa dell’eterno ritorno dello scontro tra magistratura e politica, il nome dell’illuminista francese che elaborò la legge della separazione dei tre poteri – legislativo, esecutivo e giudiziario – come garanzia di libertà è il più citato. Ma anche il meno conosciuto. Così accade che se non si è Montanelli si dicono sciocchezze. Per capirlo basta fare una cosetta che, evidentemente, non si fa: leggere direttamente il barone di Montesquieu. E qui viene il bello. Perché Montesquieu sul caso specifico della difesa dei confini e dell’ingresso in un determinato Stato dice – testuale – che è l’esecutivo che “fa la pace o la guerra, invia o riceve ambasciate, stabilisce la sicurezza, previene le invasioni”. Proprio così: “Previene le invasioni”. Non solo. Sul potere giudiziario è proprio Montesquieu a mettere in guardia dall’abuso del potere dei magistrati che si fanno casta. Lo dice a chiare lettere. Non ci credete? Leggete: “Il potere giudiziario non deve essere affidato a un senato permanente, ma deve essere esercitato da persone tratte dal grosso del popolo, in dati tempi dell’anno, nella maniera prescritta dalla legge, per formare un tribunale che duri soltanto quanto lo richiede la necessità”. In tal modo il potere giudiziario, “così terribile fra gli uomini”, non essendo legato né a uno stato né a una professione diventa “per così dire, invisibile e nullo” e “non si hanno continuamente dei giudici davanti agli occhi, e si teme la magistratura e non i magistrati”. In pratica, Montesquieu inorridirebbe davanti al caso italiano dove esiste un “senato permanente” – Csm –, delle “correnti” o “partiti” di magistrati e delle associazioni a mo’ di sindacato e, per aggravare la situazione, le carriere dei magistrati inquirenti e giudicanti non sono separate come esige, invece, il caposaldo del pensiero liberale di Montesquieu: “E’ un’esperienza eterna che qualunque uomo che ha un certo potere è portato ad abusarne, va avanti finché trova dei limiti. Chi lo direbbe! Perfino la virtù ha bisogno di limiti”. Allora, contravvenendo all’arguta e simpatica indicazione di Montanelli, prima di citare Montesquieu è bene pensarci un po’ su perché, soprattutto nel caso dei magistrati, si rischia – e farebbe ridere se non facesse piangere – di dire il contrario di quanto si vorrebbe sostenere. I magistrati italiani organizzati in Magistratura democratica e con l’Associazione nazionale inalberano il vessillo dell’indipendenza per accrescere il loro potere ma Montesquieu dice proprio il contrario: il potere dei magistrati va limitato e non accresciuto proprio per tutelare i cittadini e la stessa magistratura.