• 15 Gennaio 2025
Editoriale

La metafora di Atreju, lottare contro il nulla che avanza, impersonifica non solo un punto di vista filosofico e morale, ma anche politico, sociale ed economico, e benché, il nome della manifestazione di FdI, richiama ad un personaggio del romanzo la “Storia infinita” di Michael Ende, sublima la volontà, di non recedere di fronte ad una illogica ideologia Woke, che avanza inesorabilmente, travolgendo generazioni e valori senza soluzione di continuità, in una storia infinita spersonalizzante.

Infatti “Atreju 2024” ha segnato, in maniera programmatica e pragmatica, il lancio del “Tempo dei conservatori” come ha messo in luce marcatamente, l’europarlamentare on. Nicola Procaccini, (Presidente del Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei, ECR), in una sorta di “rimaggio”fortemente corrispondente alla volontà di evidenziare quantosia stato lungo giungere, ad una soluzione politica europea dove i conservatori, sono la terza forza, rappresentativa del Consiglio europeo.

Una forza reazionaria e controrivoluzionaria, riformista per centrare i problemi sovrani delle nazioni alleate nel loro processo di cooperazione democratico integrato, in una dimensione sia interna che esterna, polarizzante una visione politica che implementa una coscienza e responsabilità, fatta di buon senso per ripristinare un sistema concreto e risolutivo addentro a soluzioni socio economiche, contro un antisistema che da decenni, sta portando alla deriva, le nazioni europee, spersonalizzando la politica europea di quella identità fondata sulle diversità socio culturali e patrimoniali di cui l’Europa è riccamente sovrana.

Siamo, dunque, ad un passo dall’inizio di un grande percorso di rinnovamento dove l’Italia, da protagonista indiscussa, segna un cambio di paradigma politico grazie ad un reale pragmatismo politico identitario, conservatore, riconosce a se stessa una possibilità di rinnovamento e di approccio ad una dimensione esterna, internazionale dove la visione dell’odierna destra la pone in un focus di centrismo direzionale, sovraintendendo alla vicepresidenza dellaseconda Commissione UE, con la nomina dell’On. Raffaele Fitto. L’affidamento di detto incarico, segna una transizione politica dell’Europa, non più solo progressista socialista, ma con un chiaro messaggio, spinto verso una traiettoria conservatrice e riformista con un peso di portafoglio non discutibile, capace di siglare una nuova era, per l’Italia e per la destra Europea. 

Certamente il punto di vista, connesso non è solo patriottico o semplicemente europeista, senza essere sospinti da un giudizio di parte, ma dalla necessità, di riaprire le porte alla politica con la P maiuscola, sottesa da intenti concreti per addivenire ad un’uguaglianza del Nord e del Sud Europa, e alcontempo ad una gestione delle crisi in corso con maggiorecoesione finanziaria.

Ma Atreju, non è stata solo una programmazione celebrativa delle conquiste, politiche nazionali o sovranazionali, anzi ha svolto un ruolo di confronto, esponenziale dal punto di vistadel piano dialettico con le altre forze in campo nazionale , sia esse alleate che di opposizione, nelle varie tematiche,programmatiche, dando un vero rilievo al turismo territoriale, responsabile e sostenibile, con la presenza di personalità notevoli, come l’on. Elena Palazzo, (Assessore Regione Lazio), che tra i tanti è il nuovo che avanza, meritevolmentedopo anni di storia amministrativa sul territorio e militanza.

La poliedricità si è colta con dignità è rispetto, nel linguaggio, nei temi della legalità e sicurezza, immigrazione, nella competitività industriale, agroalimentare e sovranità alimentare, nell’evidenziare la vicinanza ai valori concreti dell’economia reale, e ogni tematica si è mostrata aderente ad un riformismo non di facciata, ma concreto emblema di istanze sociali e del popolo sovrano.

La centralità del tempo in corso per i neoconservatori, è legato infatti non solo al cambiamento dei tempi di attesa che sembrano essersi ridotti grazie anche alle presidenziali americane e alla vittoria di Trump, ma grazie anche ad una forte responsabilità, sostegno e condivisone, di problematiche politiche economiche, che meritano di essere approcciate con soluzioni, non più assistenzialiste, atte a sviluppare  una stabilità di bilancio a debito, ma in grado di creare sviluppo e sostenibilità ambientale, lontana da un ecologismo green fortemente burocratico, sospinto da un progressismo, antimarxiano dove gli operai sono soggiogati dal narcisismo capitalistico e le multinazionali subiscono un freno competitivo costrette ad una burocrazia ecologista semplicemente antieuropea di prima maniera.

Il tempo del neoconservatorismo, scandisce, una “Via Italiana”, di visione fortemente pragmatica poco ideologica,rispetto al passato, che cammina verso una giusta linea di libertà, travolta dal valore della politica e dai valori reali e sociali e della qualità prodotta ed offerta, in Italia, generatrice di profitto del pil nazionale, in ogni comparto economico, dove la libertà contrattuale è in grado di superare il ghetto del salario minimo, verso una valorizzazione della professionalità del lavoro.    

Un modello di conservazione dei valori, che predispongono ad una necessità delle carriere in magistratura, meglio separate, creando un polo di identità politica non sconnessa da libertà di azione, e un dissequestro delle carriere giudiziarie spoliticizzate, per essere maggiormente celeri e liberi nelle sentenze e nei tempi ordinari.

Inoltre gli interventi internazionali, in particolare quello diJavier Milei, economista e Presidente Argentino, hanno segnato una controrivoluzione internazionale, prospiciente ad una “Internazionale di destra” che potrebbe globalizzare un’estensione di un’idea non più comune o identitaria, ma un’idea di “libertà” aderente a bisogni di realtà comune, e sociale, a bisogni di liberazione e deburocratizzazione della politica, libera dal lassismo di sinistra incapace di rendere l’uomo libero e il lavoratore tutelato, stagnante in un lago liberal progressista che ha fatto del liberal-progressismo green, il sovranismo di una sinistra confusa.

La leadership di Javier Milei, risuona ovunque, definirlo liberista è riduttivo, da economista ha la visione predittiva di chi tocca da sempre con mano che le ricette keynesiane nell’ambito economico, sono naufragate in un momento storico così fortemente globalizzato, dove le risposte devono essere immediate, veloci e pragmatiche, e la retorica socialista, va emarginata per far emergere il rigore economico, responsabile e non assistenzialista. La crescita dell’Argentina è un dato di fatto, un grido di libertà economico antisocialista.Javier Milei, un innovatore, audace dell’economia con valori di destra, che ha saputo rinnovare in un anno il suo paese, portandolo ad un trend dell’8.5% del Pil.

Mentre l’ordine mondial liberale, in occidente, ha segnato un progressismo sovranista, un ossimoro, camuffato da una ricerca di riforme di facciata, gregarie di una politica inutile, antisistema, definibile, antifascista, procreatrice del fascismo rosso, ovvero il fascismo dell’antifascismo, che si simula mediaticamente alla ricerca di diffondere odio, razzismo antisemitico, con ipse dixit, una contro politica vuota, speculare a quel vuoto che la E. SHILIN, politico, temeva di cogliere confrontandosi, ma che essa stessa ne è portatrice, dissimulando messaggi geopolitici nella crisi israeliana- palestinese, dove il fumo bellico offusca la verità evidente.

L’asse internazionale è ormai realtà, ormai le democrazie liberali, cederanno il passo, non solo alle liberal democrazie di mercato, con asset finanziari, non solo digitali e il dominio delle cripto valute dei nemici Brics, Iran compreso, ma volteranno pagina non solo sospinte dalla crisi, ma con lo scopo di debellare, le pseudo ideologie alimentate dalla follia woke, dal bruciare le immagini di chi non la pensa come noi, dall’infangare il nome di chi vuole il bene nazionale, o la tutela delle nostre future generazioni, ridimensionate da un inverno democratico socialmente, generato  da una rivoluzione dei valori tradizionali, calpestati e banditi.

La marginalizzazione, non ha offuscato le menti di chi razionalmente ha atteso con fatica, questo passaggio di consegne, il giacobinismo dei recenti venti rivoluzionari, che spingono nei collettivi di sinistra degli atenei universitari, che calpestano la libertà di espressione, sedotti dalle barbariebaronali che hanno bandito il merito, non possono permeare la cultura italiana. Il vero nemico, in un sistema economico è il concorrente economico, in politica è l’avversario, l’hostis, chi ci combatte e non dovrebbe essere l’inimicus chi ci odia, creando le “discordie” altrimenti considerate da Platone come elementi di guerra tra politici.     

La resistenza non è solo un valore di sinistra, ma anche monarchico, conservatore, dunque la storia va rivisitata e illustrata con dovizia di conoscenza, ed è la conoscenza che riempie le file e familiarizza con i consensi e un sentito passodi guardia.

Chi oggi sorride, inconsapevole del cambiamento, e ritiene Javier Milei un millantatore, deve sospingere il pensiero oltre la siepe, e cercare di capire come l’economia sia fatta non solo di numeri, e le statistiche parlano di rinnovamento e di crescita, e che esistono numeri primi, che si moltiplicano solo con sé stessi o con l’unità, pertanto le blasfemie oranti dei sindacati e della sinistra, sono giunte al capolinea, la voce di libertà, che giunge dai giovani e dalle generazioni pensanti di destra non è un grido di sofferenza è il raggiungimento di una motivazione, di ottant’anni di mala gestione, di una politica scadente e inutile.

Trump, Elon Musk, Javier Milei, Bukele, Netanyahu sono i capo fila di un’internazionale, senza eguali, e senza ortodossia putiniana, agiscono economicamente per detronizzare un ordine mondiale, volto a seguire, la fine del “libera tutti”.

Le restrizioni europee, sono certamente un ostacolo per gettare il pensiero oltre la siepe, ma l’economia che non conosce questa morale, sfaterà ogni ostacolo, anche l’Economist, sta consacrando la ricetta “Milei”, e risultati oggetto di studio, visibili  consacreranno la forza dell’internazionale, perché la conservazione dei valori passa assolutamente attraverso un’economia del merito, della competitività, dell’unione condivisa e non osteggiata.

La creazione dell’Euro, pilotata anche dalla sinistra italiana, fu posta con un passaggio doloroso e poco chiaro, pertanto il cambiamento di rotta dell’Europa verso una marcia conservatrice invece sarà chiaro e sostenuto da molte nazioni, i cambi di governo, avranno un effetto domino, Austria, e poi Germania, in Romania segneranno il passo per una liberazione politica, certamente l’attenzione alle destre filo russe, con infiltrazioni estreme, possono avere un peso ponderato controvertibile.

L’accademia politica, da molti definita, visionaria, contro il socialismo epico, sarà una controrivoluzione di valori sociali ed economici.

L’Internazionale, non è uno slogan, non è l’erede di una rivoluzione, ma l’inizio di una liberazione controrivoluzionaria, lo testimoniano le ridicole derisioni degli opinionisti di sinistra di tutto il mondo, è una nuova via verso una globalizzazione del pensiero di destra che cammina verso una nuova identità politica, economica, una nuova cultura inclusiva a salvaguardia dei valori primari, che segnerà la fine del socialismo e delle sue follie green.

Raccogliere, questo passaggio di consegne, quanto in Italia e nel mondo, arriva da una storia di uomini, che hanno segnato il pensiero del conservatorismo, uomini che hanno profuso fiumi di impegni e di parole per testimoniare il fondamento del conservatorismo, ma ora ad Atreju, l’ideologia sembra cedere il passo all’azione, alla pragmaticità economica, il tempo dei conservatori, cede il passo ad un epoca di visione concreta, eredi di un passato di politici esemplari, che negli annali della destra italiana hanno reso possibile e gettato le fondamenta per questo futuro.

Le citazioni possono essere notevoli, ma mai dimenticare di attualizzare al tempo moderno il passato.      

Autore

Economista, Bio-economista, web master di eu-bioeconomia, ricercatrice Unicas, autrice e ideatrice di numerosi lavori scientifici in ambito internazionale. Esperta di marketing. Saggista, studiosa di geopolitica e di sociopolitica. È autrice dei saggi “Il paradosso della Monarchia” e di “Europa Nazione”. Ha in preparazione altri due saggi sull’identità e sulla politica europee.