• 22 Gennaio 2025
Geopolitica

Le strategie di controllo e sicurezza negli armamenti hanno subito negli ultimi anni ripetuti indebolimenti, tanto da suscitare non pochi timori nell’opinione pubblica: viviamo indubbiamente un momento critico a causa dei recenti bellicismi che, dalle porte d’Europa, potrebbe coinvolgere da un momento all’altro tutto il mondo.

Le tendenze più preoccupanti si manifestano certamente in campo nucleare. Tecnicamente, l’unione fra i diffusi programmi di modernizzazione degli arsenali nucleari e la sempre più ampia applicazione su questi delle nuove tecnologie, costituiscono una dinamica altamente preoccupante. Inoltre, il frequente ricorso – soprattutto a opera della Russia – alla retorica nucleare in chiave offensiva e la conseguente percezione di un abbassamento della soglia per l’uso delle armi nucleari hanno eroso il cosiddetto “tabù nucleare”, principio cardine dell’ordine nucleare, che ha reso possibile contenere, con altri limiti istituzionalizzati, la proliferazione delle armi atomiche.

Storicamente, le due potenze che da 70 anni preoccupano di più in relazione al discorso accennato, a causa di ripetuti momenti di tensione, sopita o meno, sono Russia e America. L’ultimo accordo nucleare ancora in vigore tra Usa e Russia, quello riguardante le armi strategiche (New Strategic Arms Reduction Treaty, New Start, 8 aprile 2010), che è congelato dal febbraio 2023 per decisione di Mosca, scade nel febbraio 2026, e non si intravvede, al momento, alcuna prospettiva concreta di una ripresa dei negoziati.

Non si vede neppure la possibilità di giungere a un accordo che possa, almeno parzialmente, rimpiazzare il Trattato russo-americano sulle forze nucleari a raggio intermedio (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty, INF, 1 giugno 1988), che è stato una componente essenziale del sistema di sicurezza mondiale, non più in vigore dal 2019. Ultimamente si è anche parlato di un nuovo accordo sulle armi nucleari, con anche il coinvolgimento della Cina, che sta ampliando il suo arsenale a ritmi molto intensi; ma sul piano diplomatico si muove ben poco, sia sul fronte del processo diplomatico per nuove intese in campo nucleare, che su quello di un preliminare dialogo strategico

In questo contesto, l’opinione pubblica avverte con urgenza la necessità che le potenze nucleari adottino misure in grado di ridurre il rischio nucleare, possibilmenteattraverso rinnovati canali di comunicazione e sistematici contatti tra gli apparati militari, in grado i primi di rafforzare la fiducia internazionale e i secondi di evitare escalation incontrollabili che possono scaturire anche da calcoli o percezioni errate.

Il graduale deterioramento dell’ordine nucleare sopra analizzato, a opera principalmente di America, Russia e ora anche Cina, ha avuto un pesante impatto sul regime di non proliferazione, incentrato principalmente sul “TNP”. Cos’è? Il trattato di non proliferazione nucleare è un trattato internazionale sulle armi nucleari che si basa su tre principi: disarmo, non proliferazione e uso pacifico dell’energia nucleare.Il TNP riconosce come Stati nucleari ufficiali solo quei Paesi che avevano sviluppato armi nucleari prima del primo gennaio 1967: Stati Uniti, Russia (all’epoca Unione Sovietica), Regno Unito, Francia e Cina. Il trattato, composto di 12 articoli, proibisce agli Stati firmatari “non-nucleari” di procurarsi tali armamenti e agli Stati “nucleari” di trasferire ai “non nucleari” armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi.

Fu sottoscritto da Stati Uniti, Regno Unito e Unione Sovietica il primo luglio 1968 ed entrò in vigore il 5 marzo 1970. Francia e Cina (che possiedono armi nucleari) vi aderirono nel 1992 mentre la Corea del Nord lo sottoscrisse nel 1985 ma, sospettata di costruire ordigni atomici e rifiutando ispezioni, si ritirò definitivamente dal trattato nel 2004. Il Sudafrica, inizialmente non membro del TNP, aveva costruito sei testate nucleari che ha in seguito dichiarato di aver smantellato, aderendo poi al trattato nel 1991 come Stato non-nucleare. Attualmente sono 191 gli Stati firmatari.

I rapporti all’interno del TNP si stanno deteriorando. Cresce la frustrazione dei paesi non nucleari che hanno aderito al Tnp per l’assenza di progressi verso il disarmo nucleare, uno degli impegni cardine che si sono assunti i paesi nucleari riconosciuti come tali dal trattato, quando hanno ratificato il trattato. Del resto, proprio in questo periodo di bellicismi, aumentano i dubbi sulla reale attuabilità del trattato; questa, del resto, la posizione espressa della NATO: per farla breve, se una guerra nucleare dovesse effettivamente scoppiare, con l’urgenza di intervenire per fermarla al più presto, il trattato dovrebbe necessariamente venire disatteso e sarebbe pertanto da considerarsi decaduto, permettendo così agli Stati aderenti al programma di condivisione nucleare NATO di utilizzare le armi nucleari dispiegate sul loro territorio.

È dal 2010 che non si riesce a raggiungere un accordo alle periodiche conferenze di riesame del Tnp e non è chiaro quali concreti risultati possa raggiungere la prossima conferenza che si riunirà nel 2026.

Oltre al decennale e ancora attuale problema nucleare, destano crescente preoccupazione, come accennato, anche i molteplici rischi derivanti dall’introduzione di nuove tecnologie nel campo; una su tutte, l’Intelligenza Artificiale. L’IA è pronta a rivoluzionare la tecnologia militare. Dai droni autonomi ai sistemi di sorveglianza alimentati da IA, le applicazioni sono infinite. L’IA può analizzare rapidamente enormi quantità di dati, rendendola uno strumento prezioso per l’intelligence e il processo decisionale. Con l’avanzamento dell’IA integrato alla tecnologia robotica e informatica, aumenta anche il potenziale per la guerra cibernetica. Proteggere le infrastrutture critiche e i dati è fondamentale, e vengono continuamente sviluppati nuovi metodi di difesa cibernetica.

Con il crescente interesse delle nazioni e dei colossi tecnologici per l’esplorazione fuori dal nostro pianeta, anche lo sviluppo del potenziale dei sistemi d’arma spaziali potrebbe diventare un fattore rilevante. Tra questi sistemi possiamo sicuramente includere jammer satellitari, sistemi di bombardamento cinetico e altro ancora.

Il panorama è (tremendamente) in grande sviluppo e genera timori.

Di qui l’infittirsi di iniziative, a vari livelli, per verificare la possibilità di accordi che consentano di regolare e controllare l’impiego delle nuove tecnologie. Non si registrano però risultati significativi neppure su questo fronte; i negoziati sulle armi autonome (dotate di IA) in corso alla Conferenza sul Disarmo di Ginevra non hanno finora prodotto che intese molto preliminari. Istituita nel 1979 a seguito della prima Sessione speciale sul disarmo dell’Assemblea Generale dell’ONU, la Conferenza del Disarmo (CD) rappresenta il primo e più importante foro multilaterale a disposizione della comunità internazionale per i negoziati in materia di disarmo e di non proliferazione. Essa trae origine dai primi organismi multilaterali istituiti dall’ONUnel campo: il Comitato dei Diciotto – creato nel 1962 – composto da 18 Paesi membri sotto la presidenza congiunta di Stati Uniti e dell’allora Unione Sovietica, in seguito allargato a 30 Paesi membri e rinominato “Conferenza del Comitato sul Disarmo”. Oggi la Conferenza del Disarmo, sita a Ginevra, è costituita da 65 Paesi membri. Pur essendo emanazione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la Conferenza del Disarmo si configura come un soggetto indipendente, con regole e procedure proprie.

Il 10 dicembre del 2024 Leonardo Bencini, ambasciatore di carriera nonché Rappresentante Permanente presso la Conferenza del Disarmo, ha rilasciato interessanti dichiarazioni ad Huffington post in relazioni alla più recente attualitàrelativa alla non proliferazione nucleare, che qui riporteremo parzialmente.

“La Conferenza di Ginevra sul disarmo continua a occuparsi naturalmente di temi cruciali, a cominciare dal disarmo nucleare, ma anche dell’attuazione della Convenzioni sulle armi biologiche e di tutte le Convenzioni sulle armi convenzionali, incluse le mine antiuomo. Abbiamo un ampio portafoglio ma, in realtà, nel momento storico attuale, l’obiettivo principale è tenere in piedi tutta questa grande architettura del disarmo costruita in decenni, perché chiaramente è sotto attacco in questa fase. I progressi sono molto limitati. Cionondimeno, continuiamo a riunirci: il dialogo deve essere mantenuto vivo, e lo manteniamo vivo, e cerchiamo piano piano comunque di fare progressi su tutti questi dossier.”

E ancora:

“Il tema del disarmo nucleare è fermo perché essenzialmente le grandi potenze nucleari non trovano un accordo su come procedere al disarmo dopo i grandi accordi di controllo degli armamenti nucleari conclusi negli anni passati. Tanto per citare un esempio concreto: il New Start tra gli Stati Uniti e la Federazione russa è stato sospeso dalla Russia nella scadenza del febbraio 2026. È difficile immaginare che verrà sostituito da un nuovo accordo. Non esistono accordi strategici tra Stati Uniti, Cina e Russia sul disarmo nucleare. […] . Certo, dopo l’invasione russa all’Ucraina, con tutte le minacce di utilizzazione dell’arma nucleare da parte della Russia, ogni possibilità di progresso su questo è venuta meno.”

Infine alcune considerazioni sugli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale in ambiti militari e le possibili mire espansionistiche militari verso lo spazio:

“Si sono fatti dei progressi su questo. Mi riferisco in particolare a quelli che vengono chiamati comunemente  killer robots, oppure droni. Questa è una parte delle applicazioni militari dell’intelligenza artificiale e si stanno facendo dei progressi nell’ambito della Convenzione, essenzialmente per limitarne l’uso. L’approccio che sta prevalendo è quello, da un lato, di cercare di arrivare a un accordo che vieti l’uso del sistema di arma completamente autonome o che non possono essere usate nel rispetto del diritto internazionale umanitario, dall’altro, regolare tutti gli altri sistemi di arma autonoma. Però, questo negoziato, se anche arriverà – e si spera, nel giro di qualche anno – alla conclusione di un protocollo aggiuntivo alla Convenzione sulle armi convenzionali, non riguarderà più in generale tutte le altre possibili applicazioni militari dell’intelligenza artificiale. Basti pensare all’applicazione per quanto riguarda le armi di distruzione di massa. Per cui, su questi dossier occorrerà fare un’ulteriore riflessione, che è in corso. Questa sarà la priorità dei prossimi anni. E quindi, al di là, appunto, delle armi convenzionali, non è stato identificato un foro nel quale si potrà discutere di questi temi. [..] Quest’anno a New York è stata adottata una risoluzione a grande maggioranza nella prima commissione dell’Assemblea generale, che ribadisce l’obbligo di tutti gli Stati a rispettare il Trattato sullo spazio extra atmosferico. Questo anche per mettere pressione alla Russia e, se quello che sostengono gli Stati Uniti fosse fondato, per evitare che proceda nella decisione di collocare un’arma nucleare nello spazio. Una detonazione nucleare nello spazio, soprattutto in quella che si chiama Low Earth Orbit (LEO), avrebbe conseguenze devastanti per i due terzi dei satelliti, soprattutto commerciali, con conseguenze inimmaginabili sull’economia di tutti i paesi. Quindi, danneggerebbe tutti. Questo è un motivo per cui molti pensano che un’ipotesi del genere sarebbe veramente estrema, assolutamente improbabile. Certo, sarebbe uno sviluppo che va contro decenni di disarmo nello spazio e di tendenze al disarmo nucleare.

La situazione appare molto frammentata e incerta. È diffuso il giusto proposito di promuovere il disarmo, ma pare non riuscire mai a trovare definitiva attuazione. In questo contesto, così problematico e incerto, è sicuramente l’Unione europea a potersvolgere un ruolo diplomatico significativo sulla base dei principi e obiettivi della sua strategia per il disarmo e la non-proliferazione. L’Ue è impegnata in numerose iniziative per salvaguardare i regimi di cooperazione esistenti, e aprire la strada a nuovi accordi. Ha inoltre solidi legami di cooperazione con le principali organizzazioni che si occupano di disarmo e non proliferazione, di cui è anche, in molti casi, la principale fonte di finanziamento.

La legislazione comunitaria sull’esportazione delle armi andrebbe però molto rafforzata. A essere onesti, appare a tratti forse quasi ipocrita.

In campo nucleare l’azione dell’Unione è frenata dalle sue divisioni interne, in particolare fra paesi della Nato e alcuni paesi neutrali, come Austria e Irlanda. I paesi membri faticano anche a concordare posizioni comuni sul processo di riesame del Tnp. In vista della prossima Conferenza di riesame del TNP, è fondamentale che gli Stati membri elaborino una piattaforma comune in grado di contribuire a colmare il divario tra i vari gruppi di Stati, in particolare fra quelli nucleari e non nucleari. A oggi questo campo della proiezione esterna dell’Unione rappresenta una vera e propria sfida per la stessa, per misurare la sua influenza e le sue capacità diplomatiche.

Autore

Alessandro Ebreo è nato ad Avellino il 30 agosto del 2007. Frequenta il Liceo Classico "Rinaldo d'Aquino" di Montella e il corso di pianoforte al conservatorio "Domenico Cimarosa" di Avellino, esibendosi, in varie occasioni, in ambito accademico. Nel 2023, esordisce come cantante nell'opera lirica "Il barbiere di Siviglia" con l' Orchestra Filarmonica di Benevento. In ambito letterario, un suo componimento poetico, dal titolo "Sacrificio", è stato pubblicato, nel 2023, dalla casa editrice "Delta 3 edizioni", nella raccolta "Parole di legalità". Nel 2024, è risultato secondo classificato al "Premio Ginestra" con un elaborato sul tema della violenza di genere, dal titolo "Il posto che mi spetta".