• 22 Gennaio 2025
Editoriale

“Libertà” non è uno slogan, propagandistico, nemmeno la ricerca di una verità assoluta, dopo un quarto mandato, e mesi di pausa dalle dimissioni risolte nell’8 dicembre 2021, arrivatidopo sedici anni alla guida del governo tedesco, in altre parole “Libertà” è semplicemente l’autobiografia, di Angela Merkel, nella quale si puntualizza la vita incredibile della leader conservatrice tedesca.

La prima donna eletta alla cancelleria tedesca, capace di una grande discrezione e riservatezza, personale e politica, in grado, di gestire nel corso della sua carriera politica, tre presidenze degli Stati Uniti, quattro francesi in una forma intergovernativa di governance europea, oltre ad altrettanti ministri britannici, con la conseguente Brexit, sei presidenti del consiglio italiani, cinque capi del governo greco, e relativo default finanziario, in piena crisi europea, e cinque leader del partito social democratico, sopravvivendo immutabile ed incrollabile, alla crisi economica pandemica, e sfiorando la crisi Ucraina.

La sua grande qualità di leadership è stata riconosciuta dall’opinione pubblica mondiale nella “Prudenza”, dialetticamente mai scomposta o fuori dalle righe, ma nemmeno mai dimessa, solo autorevole e magistralmente , prudente, una conservatrice di altri tempi in grado di consegnare alla Germania una rinascita unica, e di orchestrare sfumature e strategie politiche, significative in momenti politici irripetibili dove vi era bisogno di integrità morale, etica, economica, politica e territoriale, tale da consegnare l’Europa, e la sovranità degli Stati ad una nuova governancepiù cosciente e responsabile.

Ella cerca infatti nella sua vita di superare ogni limite per rispondere al superamento del concetto reale di libertà, sia dal punto di vista personale, laureandosi in Fisica, con una tesi di laurea sulla chimica quantistica esplicitando una grande passione, per l’imponderabile scientifico e per la matematica applicata, inoltre dal punto di vista politico sfidando un’epoca di grande difficoltà oggettive, come l’inevitabile e giusta Unione delle due Germanie, dell’Est e dell’Ovest, dopo la caduta del Muro di Berlino.

È evidente che la Merkel, riconosce alla “libertà” un significato intrinseco non solo individuale, assumendosi il coraggio di affrontare l’ignoto, della sua stessa esistenza, ma altresì un significato, scrupoloso estensibile alla comunità e alle sue condizioni democratiche, necessarie per esperire uno stato di diritto e tutela dei diritti umani, per vivere liberi, difendendo la democrazia dalle minacce interne ed esterne.“La vera libertà non è solo libertà da qualcosa- dalla dittatura e dalla giustizia-, ma si manifesta anche nella responsabilità verso qualcosa: verso il prossimo, verso il bene comune, verso la collettività” (dice AngelaMerkel in Libertà, Rizzoli editore, 2024).

Descrive la Merkel in qualità di autrice una quotidianità, semplice, di una infanzia felice, e di una adolescenza responsabile, figlia di un Pastore, nella Germania dell’Est, con evidente minuziosità di eventi e di emozioni, rilevando, la difficoltà del momento storico e politico, e la sua volontà di proiettarsi nel futuro ed arrivare, essendo una semplice donna dell’Est, ai vertici della CDU e a diventare la prima cancelliera della Germania Unita.

La sua descrizione, solleva da ogni giudizio, ma sensibilizza il lettore a comprendere la difficoltà reale, e la tenacia di una responsabilità politica che si matura, in un arco temporale, che non è solo, fatto di eventi, ma di una quotidianità che la Merkel sente di strutturare per poter farsi portavoce del suo messaggio di libertà politico.

Infatti i primi trentacinque anni, sono dedicati alla preparazione e allo studio, che fa con dovizia e perfezionismo, raggiungendo, traguardi scolastici e universitari, senza spendersi in sprechi, ma dando a sé stessa obiettivi, certi da raggiungere, secondo la sua grande capacità e cautela. La complessità e il raggiungimento, degli stessi, si evincono dalla narrazione, esplicitati con grande resilienza, così come poi sarà tutta la sua carriera politica, di una conservatrice progressista portatrice di rinnovamento e riforme, nell’ambito dei diritti civili e di genere così come nell’ambito ambientale, con decisioni, prudenti, mai azzardose e precipitose tali da consegnare i risultati alla storia.

Sempre sottovalutata, anche come ex discepola di Helmut Kohl, resiliente e prudente, riesce nel settembre del 2005, a battere Gerard Schoder, trasformando in vantaggio tattico una leadership fatta di cautela e consapevolezza, della complessità oggettiva politica, infatti essa abbandona subito la sua aggressività politica, necessaria per vincere, adottata nella campagna elettorale, aprendo le porte al cosiddetto merkelismo: con una narrazione, che lei spiega dovrà modificare, fatta di piccoli passi per affrontare ragionevolmente, l’economia sociale di mercato e puntualizzare le esigenze aziendali con l’inizio di una privatizzazione strutturale, per addivenire ad una competitività occupazionale, da portare la sovranità tedesca agli albori a noi noti sotto il suo cancellierato.

Ma le sue riforme, molteplici, e massicce, riguardano la ristrutturazione del welfare, per giungere ad una integrazione europea necessaria, forse molto funzionale alla Germania, mai però adottata come slancio intergovernativo in teminiideologici, come un ideale, in altre parole cercò un pragmatismo di concretezza, per completare un processo di riunificazione tedesca, puntando ad un benessere commerciale, che fece schizzare il PIL tedesco intorno al 9%. Forse questo fu un suo limite strutturale, “la sovranità nazionale” dimenticando “la sovranazionalità europea”, fonte di cooperazione e libertà comunitaria.

In una sorta di azione non azione taoista, la conservatrice granitica avanza, in una strategia della consapevolezza e della libertà, con una riforma dietro l’altra, mai sconvolgente, mai travolgente, in una sorta di narrazione della politica economica integrata, nazionale e sovranazionale, che poi adotta anche nella stesura dell’autobiografia, che pondera con un linguaggio calibrato, mai eccessivo o entusiasmante, che fu anche delle sue conferenze, poche, come del resto le sue dichiarazioni, dove le forme verbali dismesse e contenute, erano intercalate da avverbi di convenienza, come del resto, il suo libro, dove in qualità di autrice non confessa mai le sue vere intenzioni, affidandosi ad una vaghezza di descrizione degli eventi, già resi noti dalla storia, che lei cerca di completare con dei retroscena poco noti e personali.

Certamente emerge la donna, che vuole e spinge il pedale sulla storia globalizzata del mondo, con un metodo discreto che la ha accompagnata costantemente, facendo del cancellierato uno strumento di interesse economico tedesco, con una visione politica condivisibile e praticabile.

L’autrice gestisce dunque con lo stesso metodo nella narrazione, momenti emblematici, della sua carriera, spiegando con dovizia di particolari posizionamenti, e con un linguaggio chiaro e semplice, la famosissima rinuncia alnucleare, dopo la tragedia giapponese di Fukushima nel 2011, e con pari fare le unioni di fatto nel 2017, modernizzando la stessa performance della CDU.

L’ambivalenza strutturale della personalità politica della Merkel si coglie, dalla sua formazione accademica, studi in fisica, con un dottorato in chimica quantistica, sono stati un elemento decisivo per una leadership così calibrata e longeva, volta a cogliere la complessità statistica degli eventi, a fronteggiare senza mai porgere il fianco ad attacchi o provocazioni anche personali.

Anche nel libro come nella vita, Angela Merkel evita retoriche trionfaliste, nella spiegazione gli eventi della storia e le sue azioni politiche, evitando annunci plateali che non la resero anche nel mondo mai attaccabile sebbene opinabile e sfuggente. Ella infatti, diamole merito, si confessa e si sforza di spiegare che il linguaggio politico “in generale” è forse troppo elusivo e poco chiaro talvolta, perché i leader non vogliono essere alla stregua costante dell’opinione pubblica.

Del merkelismo, ancora oggi se ne parla come un marketing politico di propaganda, mai fatto di slogan riconoscibili, e facilmente destrutturabili dalle opposizioni anche internazionali.

Forse ha avuto una sorta di deficit? Di visione politica nel lungo periodo, un suo limite? Soggiogata ad un nazionalismo sovranista tale da non gestire con capacità di intenti il default greco o da gestirlo senza visione? Certamente, gli eventi spiegati da lei conducono ad una chiarezza soddisfacente, resiliente e prudente, ma gli effetti sono stati irreversibile per l’economia greca, che ancora fatica a smaltire la catastrofica crisi finanziaria. 

Solo nell’estate del 2015, la cancelliera abbandona la cautela, sinonimo ormai di poca visione o elevato carisma internazionale, per non scadere in una leadership conclusa, e dopo il Congresso del CDU 14 DICEMBRE DEL 2015, si concede ad un “imperativo umanitario” dichiarandolo “una prova storica per l’Europa” a causa della crisi dei rifugiati, e cambia rotta rivedendosi sul tema dell’immigrazione e della sua accoglienza, un’apertura che le garantirà nuovo consenso, ma anche la nascita dell’AfD il partito di destra radicale.

Il suo ruolo mediatico e politico in qualità di garante dell’ordine liberale europeo, non viene meno nemmeno con il sopraggiungere  del trumpismo di prima maniera, certamente, la sua proverbiale cautela, che lei si sforza nella narrativa autobiografica di far passare per incoraggiamento alla libertà democratica, al multilateralismo europeo, alla salvaguardia delle sovranità, non cede il passo mai e comunque alla vanità politica o al narcisismo politico, che un ruolo così elevato potrebbe implementare, infatti, la sua capacità di sintesi,complessa, non si ritrova oggi in alcun leader, la sua mediazione sempre attenta mai superba, ha segnato il passo tra conservatori, liberali, e socialdemocratici, un passo, difficile da colmare, oggi, un periodo di visione, non più ideologico, calato in una dimensione esterna fortemente globalizzata, cooperativistica e molto meno intergovernativa.

Certamente la Merkel, è stata molto giudicata, per la sua forte volontà di sostenere gli interessi tedeschi, ma non dobbiamodimenticare che ha trovato, nel suo primo mandato, una competitività industriale ed aziendale scarsa, fortemente compromessa dall’Unione monetaria che equiparò il marco orientale a quello occidentale, mettendo a rischio molti posti di lavoro, come l’autrice ci descrive ampiamente nei capitoli della “ricostruzione dell’Est”.

La Merkel ha saputo, dominare i problemi inerenti alla difesa dell’ambiente, dell’energia, ricorrendo anche ad una sudditanza russa, poco auspicabile territorialmente, ma molto incentivante per la competitività aziendale, evitando di promuovere il riscaldamento globale, passando attraverso risorse alternative e proteggendo i diritti umani: certamente ha reso possibile tutto ciò grazie ad una visione sistemica della politica, che le ha permesso di affrontare i complessi problemi del nostro secolo, e gli aggregati economici e sociali senzascadere o slittare in prosaiche e retoriche soluzioni.

Vero è che l’odierna narrazione politica, abusa fortemente della ricerca del consenso, pertanto le nuove leadership conservatrici, abusano di un linguaggio incalzante con l’intento di vendere un prodotto politico ben confezionato, per rintracciare un posto nella storia, i successori del merkelismo, non sono infatti appropiati a centrare analiticamente le soluzioni di continuità economica e politica.

L’estrema destra tedesca sconfina in una nuova variante con Alice Weidel, candidata alla cancelleria alle prossime elezioni del 23/02/2024, un’immagine di nuova generazione con una propensione verso una comunicazione spinta forse molto persuasiva, con un combustibile propagandistico, che supera il circolo delle vanità, e del narcisismo politico attuale. Spesso si confonde la realtà e la concretezza delle proposte, con una comunicazione di marketing politico che accende gli animi, e propende ad un risultato di successo assicurato.

La Merkel molto si accomuna con la scientificità politica del professor Draghi, la Weidel deve ancora sonoramente dimostrare la validità della sua propaganda, in un gioco di equilibri e di verità internazionali, dove il consenso deve poi lasciare il posto ad una rivoluzione reazionaria, conservatrice di  valori atemporali, che ricollocano la Germania con un riformismo di avanguardia in uno scacchiere internazionale non solo con una potenziata rendita nella bilancia economica, ma anche con una nuova immagine di libertà e democrazia integrata, che nel periodo di Merkel, non ha mai ceduto il passo a forme scadute di disequilibri europei e internazionali.Infatti l’atlantismo della Merkel è stato esemplare, come il suo europeismo anche se intergovernativo e ha dominato la scena senza volgere mai le spalle al futuro delle alleanze sovranazionali.

La Merkel ha osato convergere tra le cose politiche e la mente scientifica, con capacità di sintesi senza emotività sprecata. Senza miti di falsa retorica sviluppando e cercando un consenso reale, focalizzando la sua narrazione politica a vantaggio della sua visione. Oggi, si scade troppo nelle contrapposizioni, e nella falsa ideologia, sminuendo gli eventi della storia e cercando di inseguire una libertà già minata dall’economia.  

Autore

Economista, Bio-economista, web master di eu-bioeconomia, ricercatrice Unicas, autrice e ideatrice di numerosi lavori scientifici in ambito internazionale. Esperta di marketing. Saggista, studiosa di geopolitica e di sociopolitica. È autrice dei saggi “Il paradosso della Monarchia” e di “Europa Nazione”. Ha in preparazione altri due saggi sull’identità e sulla politica europee.