• 2 Febbraio 2025

Se ai tanti sedicenti esperti di calcio che circolano impunemente chiedi di Rafael Moreno Aranzadi la maggior parte di loro ti guarderà perplesso e non saprà rispondere; eppure fa parte della storia del Calcio. Le sue gesta sui campi erbosi sono molto lontane nel tempo; oltre un secolo fa, quando il football stava rapidamente diventando uno sport di massa seppure organizzato ancora in maniera artigianale. In quel particolare contesto dei primi decenni del ‘900 si affacciò alla ribalta calcistica spagnola Rafael Moreno Aranzadi, uno con una storia personale che oggi nel calcio sarebbe un’eccezione e con delle caratteristiche fisiche che ne renderebbero pressoché impossibile l’attività agonistica. Nacque nel 1892 a Bilbao, nei paesi Baschi; una terra di gente dura, fiera e orgogliosa che stava apprezzando sempre più quel calcio portato dagli inglesi con cui intrattenevano un fiorente commercio basato sul traffico marittimo. Ovunque si stabilissero, anche se provvisoriamente, gli inglesi avevano il pallino di fondare una squadra di calcio la cui denominazione iniziava con Football Club, ma che spesso per spirito di tradizione veniva denominata Cricket and Football Club come ad esempio in Italia per il Genoa (senza la v). Nel 1898 alcuni inglesi fondarono anche a Bilbao una squadra di calcio che chiamarono Athletic Club; nel 1913 la squadra ebbe il suo Stadio, il San Mames, “la Catedralcome è chiamato in Spagna. Nella vita di Aranzadi c’erano due anomalie. La sua era una importante famiglia ricco borghese, con il papà avvocato che fu anche sindaco di Bilbao e la famiglia della madre imparentata con Miguel de Unamuno, uno dei più importanti poeti e intellettuali baschi; di solito la maggioranza dei calciatori hanno avuto una storia personale difficile e spesso segnata dalla povertà. Seconda anomalia: il giovane Rafael, che agli affari di famiglia e agli studi cui sarebbe stato predestinato preferiva giocare a calcio, era alto un metro e cinquantaquattro centimetri e tuttalpiù avrebbe potuto fare il fantino. C’è una foto dell’epoca che ritrae la squadra dell’Athletic schierata e ci sono almeno due giocatori più bassi di lui; qualcuno maliziosamente diceva che Aranzadi portasse dei rialzi nelle scarpette per sembrare più alto, ma è più plausibile ritenere il tutto rientrare nella norma dell’epoca quando l’altezza media di un uomo raggiungeva a malapena il metro e sessantacinque. Al fisico non proprio gladiatorio, che spinse suo fratello ad appioppargli il pittoresco soprannome che resterà nella storia del calcio, il giovane Rafael suppliva con un tiro potente e rapide movenze con cui dribblava facilmente gli avversari. Soprattutto non stava lì ad attendere il pallone e perciò si muoveva anche fuori dall’area per crearsi l’occasione favorevole; un bomber ma anche un centravanti di manovra ante litteram. Un’altra particolarità che lo rendeva inconfondibile era la panuela, un panno bianco che portava avvolto sulla testa come copricapo, un po’ per vezzo e un po’ per attutire l’urto col pallone nel colpo di testa; chi ricorda quei palloni di cuoio a sezioni e con il laccio di chiusura con cui si giocava un tempo sa bene quanto pesassero, soprattutto con il campo reso pesante dalla pioggia. Ed è così che nel 1911 Rafael raggiunse il suo obiettivo entrando nell’ Athletic, la squadra della sua città che fu anche l’unica in cui giocò. Come del resto altrove, a quei tempi il campionato in Spagna si giocava spesso per aree regionali, con partite ad eliminazione diretta che portavano alla vittoria finale, ma non al titolo di campione che spettava invece alla squadra vincitrice della Coppa del Re. Questa usanza durò fino al 1928, anno in cui venne istituita la Liga; per la cronaca, l’Athletic, il Barcellona e il Real Madrid sono le uniche tre squadre ad aver sempre giocato nella Liga dalla sua istituzione.

Rafael Moreno Aranzadi vinse con l’Athletic il Campeonato Norte nel 1914,1915 e 1916; il Campeonato de Vizcaya nel 1920 e 1921; la Coppa di Spagna nel 1914, 1915, 1916 e 1921; l’argento Olimpico con la Nazionale ad Anversa nel 1920 in cui segnò un gol nella finale di consolazione. A quel tempo si giocava poco; non c’era ancora il Campionato Mondiale, né altra manifestazione per squadre nazionali o di club. Per le nazionali l’unica occasione di incontro, a parte qualche rara amichevole, furono le Olimpiadi a partire da quella di Parigi nel 1900. In 89 partite ufficiali giocate con l’Athletic Rafael Moreno Aranzadi segnò 83 gol. Forse il più emblematico è quello segnato all’Irun il 21 agosto 1913, nel giorno in cui si inaugurava il San Mamés: fu il primo gol segnato nei 99 anni di storia di quel glorioso stadio che nel 2013 fu demolito per far posto al nuovo San Mamès.

Nel 1921, dopo aver vinto il campionato regionale Basco e dopo aver eliminato lo Sporting Gijon e il Real Union di Irun, in finale della Coppa di Spagna l’Athletic sconfisse per 4-1 l’Athletic Club Madrid. Quel giorno Rafael Moreno Aranzadi non segnò, ma fu l’ultima sua partita perché a 29 anni decise di smettere di giocare. Ma un destino crudele lo portò via pochi mesi dopo; morì il 1° marzo 1922 per una febbre tifoidea contratta dopo aver mangiato dei frutti di mare contaminati.  

Nel 1926, all’interno del San Mames venne collocato un suo busto in bronzo con una base di marmo su cui è apposta una targa scritta in spagnolo e basco; nel 2013 il busto è stato spostato nel nuovo San Mames dove è stato collocato all’inizio del tunnel che dagli spogliatoi porta al terreno di gioco. La tradizione a cui non ci si sottrare vuole che tutte le squadre che per la prima volta giocano in casa dell’Athletic debbano omaggiare quel busto prima di poter aver l’onore di calcare l’erba della “Cattedrale”; perciò il capitano della squadra ospite, accompagnato da quello dell’Athletic, vi depone un fascio di fiori. Per comprendere che cosa abbia rappresentato Aranzadi per Bilbao, una strada a poca distanza dal San Mames porta il suo nome.

Nel 1953 l’ente sportivo spagnolo autorizzò il quotidiano “Marca” a conferire ogni anno un trofeo al vincitore della classifica dei marcatori della Liga, così come già avveniva per il miglior portiere a cui ancora oggi va il Premio Zamora. Era perciò inevitabile che il premio venisse intitolato al primo grande goleador del calcio spagnolo e se scorriamo l’elenco dei vincitori vi troviamo il gotha del calcio mondiale di ogni epoca. In segno di maggior rispetto e imperitura memoria, al vincitore viene attribuito anche il soprannome di Rafael Moreno Aranzadi: El Pichici.  

Autore

Nato a Napoli nella seconda metà degli anni cinquanta. Sportivo appassionato, calciatore in gioventù, dirigente sportivo di società del settore giovanile. Avvocato con molteplici hobby e scrittore a tempo perso, ha pubblicato due romanzi e una raccolta di racconti di Calcio.