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E se ritornassimo a rileggere – cioè a leggere – “Cuore” e “Pinocchio” a scuola? Più volte ho avanzato questa proposta (soprattutto per “Le avventure di Pinocchio”) e ora la ritrovo in un libro appena uscito: “Insegnare l’Italia” (Scholé) di Ernesto Galli della Loggia e Loredana Perla. E’ soprattutto la pedagogista che suona su questo tasto: il libro di Edmondo De Amicis fa capire l’importanza dell’educazione familiare che non può essere sostituita dalla scuola (e, dunque, andrebbe letto anche dai genitori che pensano la scuola in modo pilatesco) e il libro di Collodi è il burattino che diventa persona, è il legno che si fa carne, è il bullo che diventa buono, è il figlio che salva il padre, è il legno storto dell’umanità che ritrova sé stessa. A pensarci bene, questi due grandi libri dovrebbero essere riletti – letti – dagli italiani, dagli adulti, dai genitori, dai professori, dai politici, dai giornalisti e da tutti coloro che credono di vivere e che si possa per davvero vivere nel Paese dei Balocchi.
Pinocchio non ne vuol sapere di lavorare e lo dice alla Fata Turchina: “Io non voglio fare né arti né mestieri perché a lavorare mi par fatica”. Ragazzo mio, risponde la Fata, quelli che dicono così finiscono quasi sempre o in carcere o in ospedale. E aggiunge una cosetta che andrebbe mandata a memoria come un tempo si faceva con le poesie: “L’uomo, per tua regola, nasca ricco o povero, è obbligato in questo mondo a far qualcosa, a occuparsi, a lavorare. Guai a lasciarsi prendere dall’ozio! L’ozio è una bruttissima malattia, e bisogna guarirla subito, fin da ragazzi: se no, quando siamo grandi, non si guarisce più”. La favola di Pinocchio è una favola formativa in cui si impara, a proprie spese, a mettere giudizio. Pinocchio, rinato uomo, salva il padre Geppetto dalla balena: il che significa che non sta scritto da nessuna parte che si debba per forza uccidere il padre e che il rapporto tra le generazioni è decisivo per reggere le sorti della vita nazionale. Ma anche il rapporto con il maestro è decisivo perché si riconosce in quella figura un percorso di educazione alla libertà. Chi è il maestro Perboni nel libro di De Amicis se non l’educatore che prolunga la vita educativa familiare e unisce in una continua mediazione la vita e la formazione? Ma alla scuola oggi, tra le tante cose, manca proprio la famiglia che è una scuola prima della scuola. E in quali case italiane ci sono ancora “Cuore” e “Le avventure di Pinocchio” pronti per essere letti dai bambini e dai ragazzini e per essere riletti – letti! – dai genitori?