• 23 Febbraio 2025
Economia

I Mediterranei che furono. I Mediterranei che sono. Non si possono conoscere se non si frequentano,  se non si abitano, se non si vivono. Non il Mediterraneo o un Mediterraneo. Bensì i Mediterranei. Di questo bisogna discutere in Puglia come in Basilicata o in Calabria. Politica ma soprattutto eredita e identità. L’economia dei Mediterranei Marche e si progetta sulla base di conoscenza forte di una geo cultura dei saperi.

Occorrono vissuti profondi per raccontare i Mediterranei. Dalla Mesopotamia ad oggi. Dalla Grecia alla’Armenia. Dalla Turchia a Tunisi. Istanbul è l’intreccio tra Bisanzio e Costantinopoli. La mia pietra d’Oriente non è soltanto un simbolo. Bisogna abitare l’anima della pietra per cercare di capire. Bisogna aver visitato quei luoghi. Bisogna aver abitato quei contesti. Bisogna aver penetrato le coscienze di un Mediterraneo che è Siria ma anche Omero, che è la Striscia di Gaza ma anche la Cappadocia, che è letteratura albanese (sì, perché l’Albania è un mondo Balcano nella storia dei processi ottomani mediterranei), che è il Regno di Napoli con Corrado Alvaro che  offre le straordinarie immagini di Istanbul e Ankara, ma anche il vento del Libano, le strade di Siviglia, la roccaforte di San Paolo a Malta.

Nel  rapporto tra etnie e religioni è imprescindibile una struttura di pensiero che sia letteraria o antropologica. Ci vuole attenzione e conoscenza, professionalità e saperi.

Albert Camus, che ha inventata la linea meridiana, era un grande conoscitore del Mediterraneo nella coscienza dello straniero e nella caduta delle rivolte. Carl Schmitt in “Terra e mare” ha disegnato l’inizio e la fine del Mediterraneo. Il Mediterraneo è fatto di voci. Ma il Mediterraneo, si comprenda bene una volta per tutte, non è il musulmano, il cristiano, il bizantino che proviene da una geografia ben definita.

Il Mediterraneo è anche il Pascoli che legge e introduce la storia del Novecento moderno in un Mediterraneo  della linea magrebina. È anche Enrico Pea che dedica le sue pagine più belle all’Egitto. È il Ludovico de Varthema che ci fa compiere quel “meraviglioso” viaggio alla Mecca.

Ma di quale Mediterraneo si vuole parlare? Istanbul è Mediterraneo o Adriatico? È  Oriente. Ho partecipato a centinai di incontri in tutto il mondo discutendo dei Mediterranei esclusi e dei Mediterranei includenti. Ma il concetto di condivisione esula da qualsiasi interpretazione che possa avere alla base la profondità della conoscenza. L’etnia e la lingua sono un dato di fatto. Come è un dato di fatto l’intreccio tra la fuga, l’esilio e la nostalgia.

Il mondo Mediterraneo è un intreccio tra realtà araba, musulmana, islamica, cristiana. Ma anche in termini culturali non basta puntare lo sguardo su questi semplici elementi. Siamo nostalgici dei dervisci, ma per capire i dervisci abbiamo bisogno di aver capito Rumi e Kajjam in un intreccio tra Oriente ed Occidente.

Il punto nevralgico della visione di una mondo e di una identità nelle identità del Mediterraneo è la consapevolezza di essere occidentali, non in una visione terzomondista, negli Orienti che non solo sono civiltà frontaliera, ma sono ben strutturati in un processo culturale che trova la sua sintesi contemporanea in Italia. Soprattutto tra Puglia e Sicilia attraversando la Basilicata, la Campania e la Calabria.

I Mediterranei sono una letteratura inafferrabile e quando riusciremo a trovare il legame tra queste geografie o la definitiva discordanza tra gli Oceani e l’Adriatico e il Tirreno, che sono nell’abitazione dei Mediterranei, possiamo cominciare a muovere qualche tassello del vasto mosaico anche sul piano della consapevolezza.

Ci vuole conoscenza e frequentazione, capacità interpretativa e molto coraggio. Non basta una lettura tra fogli di libri per discutere di Mediterraneo. Bisogna averli abitati o abitarli.

Autore

nato in Calabria. Scrittore, poeta, italianista e critico letterario. Esperto di Letteratura dei Mediterranei. Vive la letteratura come modello di antropologia religiosa. Ha pubblicato diversi testi sulla cristianità in letteratura. Il suo stile analitico gli permette di fornire visioni sempre inedite su tematiche letterarie, filosofiche e metafisiche. Si è dedicato al legame tra letteratura e favola, letteratura e mondo sciamanico, linguaggi e alchimia. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”.