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Lo scorso 27 gennaio, la notizia che l’università di Ferrara ha dovuto annullare l’esame di Psicobiologia e Psicologia a ben 362 studenti di scienze Motorie dell’ateneo, ha riportato alla ribalta un problema che sta investendo il mondo della scuola. Si è scoperto che molti hanno utilizzato l’intelligenza artificiale per superare la prova, una serie di domande a risposta multipla, svolta su una piattaforma Google e che consentiva l’utilizzo del PC e/o tablet. A destare qualche sospetto una media voto molto alta e delle segnalazioni da parte di alcuni studenti. Ovviamente, il malcontento da parte di quei candidati che sanno di non aver utilizzato l’IA si è fatto sentire, ma non potendo risalire ai colpevoli, tutti indistintamente, saranno costretti a ripetere l’esame.
Questo episodio è solo la punta dell’iceberg di un problema sempre più attuale: l’introduzione dell’IA nel mondo della scuola nei diversi ordini e gradi. L’impatto che tale introduzione può avere in classe ma anche a casa, quando gli studenti devono fare i compiti e rielaborare in modo personale e critico i vari contenuti e concetti, divide il mondo della scuola. A preoccupare i docenti è un uso abuso dell’IA perché è ovvio che tutta questa intelligenza artificiale utilizzata male può aver un risvolto negativo in termine di pensiero critico e problem solving ed è altresì vero, e quello che è accaduto il 27 gennaio nell’ateneo ne è la dimostrazione, non si può evitare che un qualsiasi studente ne faccia uso.
Inoltre, una tale introduzione rimette in gioco anche il proprio modo di fare scuola ed è anche quest’ultimo punto a preoccupare i docenti soprattutto perché per loro diventa complesso capire il funzionamento di determinate applicazioni dell’IA prima di poterle integrare nelle loro lezioni.
Ma se il mondo cambia, la società non è quella di dieci anni fa, la scuola deve adattarsi a questo cambiamento per essere stimolante e attrattiva, anche questa affermazione non fa una piega, ma allora perché si sente dire: “i giovani non sanno più scrivere, non riescono a capire ciò che leggono”?
La situazione è veramente complessa. È stato chiesto a qualche universitario cosa ne pensasse dell’IA, la risposta è stata la seguente: “un’ottima risorsa, ti può venire incontro per fare un brainstorming, delle ricerche incrociate o altro, ma tali informazioni sono comunque da verificare”, benissimo ma cosa succede invece se la si utilizza in modo improprio? Risoluzioni di problemi di matematica, riassunti, traduzioni – il primo programma di traduzione automatico fu inventato nel 1954 e traduceva 49 frasi russe in inglese, erano gli anni della guerra fredda tra l’URSS e gli Stati Uniti- l’importante è formulare la domanda chiara e precisa per ottenere le risposte migliori possibili e poi un semplice copia e incolla ed il lavoro è fatto, figuriamoci se un adolescente si mette a perdere tempo controllando le informazioni fornite.
Sicuramente una cosa è certa, più l’IA sarà al nostro fianco meno il nostro cervello lavorerà e questo a discapito delle potenzialità straordinarie che esso possiede, ecco perché si dovrebbero illustrare i limiti e i rischi di un utilizzo sconsiderato dell’IA.
Di certo, il futuro dell’educazione sarà imprescindibile da un uso corretto, responsabile e affidabile dell’IA visto che comunque essa sta investendo, come uno tsunami, non solo il mondo della scuola e del lavoro ma anche il nostro vivere quotidiano. Integrare quindi l’IA nel processo di insegnamento apprendimento senza ledere la creatività, l’intuito e il pensiero critico di ciascuno questo sembra al momento la strada da seguire.