• 10 Marzo 2025
Cultura

L’opera di Gustaw Herling sta assumendo le dimensioni di un monumento. Vivo. Dopo la ripubblicazione del suo romanzo-testimonianza “Un mondo a parte” (Mondadori) e dopo la decisiva edizione del Meridiano Mondadori “Etica e letteratura”, che contiene il “Diario scritto di notte”, la casa editrice Bibliopolis ha pubblicato in due volumi magnificamente stampati – particolare, questo, non irrilevante – gli “Scritti italiani 1944 – 2000” che raccolgono tutti i “pezzi” giornalistici di questo testimone del secolo.

E’ il giusto risarcimento per chi per tutta la vita, dopo aver conosciuto sulla carne il delirio disumano dei due totalitarismi, nazionalsocialista e comunista, e dopo aver combattuto per la libertà dell’Italia e dell’Europa, è stato osteggiato, se non addirittura non creduto. Gli articoli che compongono questi due testi – che, in realtà, sono letteratura nella letteratura – furono pubblicati sul “Mondo” di Pannunzio e “Tempo presente” di Silone e Chiaromonte, sul “Corriere della Sera” di Spadolini e “il Giornale” di Montanelli, fino a giungere alla collaborazione con “La Stampa” e “Il Mattino” di uno scrittore, polacco e italiano ma soprattutto europeo, che nel nome della crociana “religione della libertà” non smise mai di parlare in tempi ostili e conformisti della Polonia, del totalitarismo sovietico, dell’Occidente e di un’Italia strabica che chiudeva un occhio o forse due su ciò che accadeva dall’altra parte del Muro.

Quanto ha scritto, per tutta la vita, Gustaw Herling è profondamente attuale e, molto probabilmente, lo sarà sempre perché i fatti che racconta e i problemi che sviscera riguardano la libertà e la schiavitù, la dignità e il degrado, la verità e la menzogna. “E’ un testimone che interpreta la sua epoca” lo definisce Magdalena Sniedziewska nel saggio introduttivo. Herling, che fu rinchiuso nel campo di prigionia di Ercevo, è un critico implacabile del sistema sovietico e, al contempo, è sensibile e attento alla cultura russa. Quanto morì Pasternak scrisse su “Tempo presente”: “E’ morto non solo il più eminente poeta russo contemporaneo e autore di un grande romanzo, ma un uomo che ha ridato al mondo la fede nell’altra Russia”.

Come si può facilmente intuire, in poche righe Herling si mostra a noi vicino, vicinissimo se è vero, come è vero, che ancora una volta abbiamo a che fare con ciò che resta del sistema sovietico impersonato dal nazionalismo di Putin e l’esigenza di avere un rapporto con “l’altra Russia” che sempre si è manifestata nella letteratura e nella poesia.

Autore

Saggista e centrocampista, scrive per il Corriere della Sera, il Giornale e La Ragione. Studioso del pensiero di Benedetto Croce e creatore della filosofia del calcio.