• 23 Novembre 2024
Diario

Un tempo, d’estate, andava di moda la politica sotto l’ombrellone. Mentre nelle altre stagioni nei bar e nelle botteghe dei piccoli centri soprattutto ci si accapigliava intorno ai giornali di partito freschi di stampa che gli avventori gettavano come  guanti di  sfida su banconi e tavolini.  Si sfogliavano “mazzette” di quotidiani  i cui articoli venivano commentati e s’innescavano dispute, perfino accese, su questo o quel personaggio, sulle vicende che appassionavano anche chi non era proprio un esperto di partiti e coalizioni. Oggi sulle spiagge il rumore delle onde si mischia, come sempre,  a quello dei bambini presi dai loro giochi acquatici, ma non si sente una parola che suoni vagamente legata ad una discussione sulla politica. E le botteghe artigiane sono inesorabilmente chiuse. Sono spariti perfino i giornali insieme con i venditori ambulanti che li  offrivano  sotto il sole rovente, mentre quasi ogni giorno un’edicola muore.  E  così anche la politica popolare si eclissa. L’astensionismo elettorale è il culmine di un disinteresse che immalinconisce. Avete fatto caso come le nuove tecnologie abbiano dissolto le campagne elettorali fatte di comizi, giornali-parlati, slogan volanti, roboanti annunci di manifestazioni da automobili pavesate di cartelloni e bandiere? Si va a votare sempre meno e per forza d’inerzia.

Sarà per questo – ma non solo – che il vorticoso mutamento degli orientamenti degli elettori, i cui esiti mettono in risalto una profonda ed ormai radicata instabilità, impedisce di valutare a lungo termine le tendenze politiche su cui costruire maggioranze ed opposizioni.

I casi più emblematici che negli ultimi tempi hanno scosso il mondo politico hanno avuto a protagonisti il Movimento Cinque Stelle e la Lega. Nel 2018 avversari elettorali, subito dopo uniti, abbattendo le barriere della logica politica con assoluta miseria intellettuale ed arroganza comportamentale, alleandosi nella formazione del primo governo presieduto da Giuseppe Conte. Non sappiamo in base a quale ragionamento avvenne il “misfatto” tradendo il centrosinistra, il centrodestra e quella notevole fetta di cittadini facilmente preda d’inganni che votarono cospicuamente per i cosiddetti grillini. I quali saranno stati anche inadeguati, come hanno dimostrato ampiamente, ma non meno di chi in massa li mandò in Parlamento con leggerezza prossima alla dabbenaggine.

Un anno dopo aver tradito i suoi compagni di viaggio, Matteo Salvini, incomprensibilmente manda al diavolo il M5S, dopo gigantesche performances balneari, e si rimette sulla rotta del centrodestra dove la diffidenza, giustificatissima, nei suoi confronti si radica ancor più del tempo della dipartita. Nel mentre i resti di quello che fu il partito di Berlusconi, si allontanano a loro volta dalla “casa madre” per assumere una connotazione “centrista” e Fratelli d’Italia raccoglie le delusioni dei suoi partner e prende a volare nei sondaggi fino a conquistare il governo del Paese nel settembre 2022.

Non solo sotto gli ombrelloni o nei caffè  o nelle superstite botteghe non si discute più di politica, dunque,  ma in nessun luogo, dai circoli ricreativi ai giardinetti, dalle sparute edicole dove si preferisce incanaglirsi sulla compravendita dei calciatori piuttosto che sulle giravolte dei parlamentari e i  loro disinvolti cambi di casacche: oltre trecento, sembra, nella scorsa  legislatura.

La politica pare non essere più così importante a conti fatti. Ed in effetti ,  valgono (e fanno opinione)  più i Bezos, i Musk, i Zuckerberg, quelli che danno il “tono” ed il senso alle nostre effimere esistenze.

Dovrebbe essere il contrario, ma purtroppo la politica, e non solo in Italia, si è perduta. Non conta più lo Stato-comunità, lo Stato-nazione, lo Stato-amministrativo, comunque lo si voglia denominare, ma il Deep State , vale a dire lo “Stato profondo”,  l’insieme di quegli organismi, che siano legali o meno poco importa, i quali in virtù dei loro poteri economici,  militari, mediatici, strategici, tecnologici indirizzano gli obiettivi pubblici, prescindendo dalle politiche dei veri Stati che sono i tasselli che costituiscono la politica della Terra. Per di più il Deep State è lontano dall’opinione pubblica e dalla democrazia dei popoli. Uno “Stato dentro lo Stato”, insomma,  formato  da lobby e reti e gruppi di pressione, perlopiù nascosti, in grado di condizionare la politica o agire contro di essa.

La gente, in particolare in Occidente, ha incominciato a percepire il potere di questo Stato-antiStato contro lo Stato reale, o quello che tale dovrebbe essere e si è come ritratta di fronte alla complicità nell’avallarne l’esistenza.

Il sonno della politica è alimentato dalla fine delle culture e delle passioni che la politica giustificavano un tempo. Quel che vediamo attorno a noi sono cascami pseudo-partitici insoddisfacenti. Nauseanti.

Autore

Giornalista, saggista e poeta. Ha diretto i quotidiani “Secolo d’Italia” e “L’Indipendente”. Ha pubblicato circa trenta volumi e migliaia di articoli. Ha collaborato con oltre settanta testate giornalistiche. Ha fondato e diretto la rivista di cultura politica “Percorsi”. Ha ottenuto diversi premi per la sua attività culturale. Per tre legislature è stato deputato al Parlamento, presidente del Comitato per i diritti umani e per oltre dieci anni ha fatto parte di organizzazioni parlamentari internazionali, tra le quali il Consiglio d’Europa e l’Assemblea parlamentare per l’Unione del Mediterraneo della quale ha presieduto la Commissione cultura. È stato membro del Consiglio d’amministrazione della Rai. Attualmente scrive per giornali, riviste e siti on line.