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La storia della piccola città di Alife è affascinante e risale a tempi antichi ed è conosciuta proprio per le sue radici storiche e culturali. Si pensa che sia stata fondata dagli Aurunci, un antico popolo italico Osca, o Sanniti. Coniava una propria moneta come un didramma d’argento del IV secolo a.C. Tuttavia, Alife divenne particolarmente significativa durante l’epoca romana, quando era conosciuta come Alifae o Alliphae. Fu a lungo in lotta con Roma, dal 343 a.C. al 290 a.C., venendo poi distrutta durante le guerre sannitiche. La città, trovandosi lungo una importante via di comunicazione, fu ricostruita dai romani e, in seguito, prosperò come centro commerciale e militare.
La città romana, circondata da mura tuttora esistenti, rimase abitata per tutto il medioevo, nonostante assedi e saccheggi. Durante questo periodo storico subì diverse dominazioni e cambiamenti. Fu un importante feudo durante il periodo normanno e successivamente cadde sotto il controllo degli Svevi e poi degli Angioini. Il vescovado alifano è antichissimo, il primo vescovo noto è Clarus nel 499 e dopo un’interruzione riprende con Paolo subito dopo il 969. La città si sviluppò e si difese grazie alle sue mura. Durante questo periodo, Alife divenne un centro religioso, con la costruzione di Chiese e abbazie con la fondazione dei monasteri di S. Maria e S. Pietro a Massano, S. Maria in Cingla, S. Giovanni, S. Salvatore, ed altri minori come S. Nazario e S. Martino al Volturno.
La città di Alife crebbe sotto la casata normanna dei Drengot Quarrelldove il primo capostipite fu il conte Rainulfo seguito dal figlio Roberto di Alife e successivamente dal figlio di quest’ultimo, il secondo Rainulfo che chiese ed ottenne, nel 1131 o 1132, dall’antipapa Anacleto II le reliquie di San Sisto I, papa e martire, divenuto poi protettore della città e della diocesi. Negli anni successivi, la città, come tutti gli altri territori limitrofi, passarono di mano in mano tra le varie dinastie e casate.
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Nel Rinascimento, Alife continuò a prosperare, ma alla fine del XVI secolo e nei secoli successivi, la città iniziò a subire un declino a causa di guerre, pestilenze e altre calamità. Tuttavia, la comunità riuscì a mantenere la propria identità culturale e le tradizioni locali. Un terremoto, del 5 giugno del 1688, alla vigilia della Pentecoste, colpì Alife e tutto il Sannio beneventano. Questo sisma causò la distruzione di interi borghi, compreso Alife ed è passato alla storia per aver raso al suolo l’intera città di Cerreto Sannita.
Nel XX secolo, Alife ha visto una trasformazione significativa, con lo sviluppo di infrastrutture e l’adeguamento alle nuove esigenze sociali ed economiche. Oggi, Alife è una piccola ma vivace città, famosa per le sue tradizioni, i suoi eventi culturali e il suo patrimonio storico. Tra i luoghi di interesse ci sono le rovine romane, le Chiese storiche e vari festival che celebrano cultura e gastronomia locale. Famosa è diventata anche la “cipolla alifana” coltivata proprio in questo comune. Questa cipolla è nota per la sua dolcezza distintiva ed è spesso utilizzata nelle cucine locali. Può essere consumata cruda in insalata o cotta in vari piatti. Un evento di straordinaria importanza è la festività di San Sisto ma, negli ultimi anni, anche di Sant’Anna, che richiama molte persone da paesi limitrofi.
Gli archeologi hanno trovato resti di ville romane, templi e altre strutture che attestano l’importanza della città in questo periodo. Dentro le mura si può visitare La cattedrale di Santa Maria Assunta di Alife della diocesi Alife-Caiazzo. L’edificio venne costruito dal conte normanno Rainulfo di Alife fra il 1127 ed il 1135 inglobando una struttura religiosa già preesistente. L’edificio odierno ha una facciata in semplice stile neoclassico con cappelle laterali, transetto, presbiterio profondissimo al centro e due piccole absidiole ai lati. Al centro della facciata l’affresco di S. Sisto in Gloria e l’interno è a tre navate con una magnifica cupola. Nell’abside centrale è presente l’altare in muratura già esistente nel 1716.
Di grande spessore è anche la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, la seconda chiesa urbana dedicata alla martire egiziana. Era già in funzione nel Trecento, e all’inizio del Quattrocento ad essa era annesso un ospedale detto “delle fratarìe”; nel corso dei secoli ha avuto diverse ricostruzioni, fino all’ultima, radicale nel 1946, essendo stata quasi completamente distrutta dal tragico bombardamento della città del 1943.
Fuori delle mura romane troviamo la Chiesa di Maria SS. della Grazia, un santuario costruito su un antico mausoleo romano e trasformato in chiesa già in età normanna. All’interno si conservano un altare marmoreo settecentesco sormontato da una tela coeva che rappresenta “l’Immacolata e la Trinità” e la statua della Titolare in legno dorato del sec. XVII. Ci sono tracce di affreschi tardomedievali nella cripta, un presepe napoletano in stile settecentesco che riproduce alcuni scorci alifani, una statua in legno del sec. XIX raffigurante l’Addolorata e altre opere.
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L’enorme edificio religioso dedicato a San Giovanni Gerosolimitano, già mausoleo romano, in età longobarda divenne chiesa e dal XII secolo fu annessa dall’Ordine Gerosolimitano. Per lungo tempo, una delle chiese principali della città possedeva anche un mulino. Nel XIX secolo era di proprietà comunale, e ancora negli anni ’30 del XX secolo, destinata ad onorare i caduti alifani di tutte le guerre, vi si diceva messa. Restituita allo stato di edificio classico oggi, purtroppo, è un enorme edificio religioso chiuso ma ci sono spesso delle mostre archeologiche.
Il centro storico è completamente circondato dal rettangolo delle Mura Romane di epoca sillana del I sec. a.C. e conserva la tipica conformazione urbana del castrum, strutturata su cardini e decumani. Le quattro porte urbiche d’accesso alla città sono Porta Beneventana ma detta popolarmente Porta Napoli, Porta Venafrana o Porta Roma, Porta San Bartolomeo o Porta Fiume e Porta degli Angeli o Porta Piedimonte. Le Mura sono rinforzate lungo tutto il perimetro da torrette, equidistanti tra loro, di forma semicircolare e rettangolare, alternate.
La città di Alife ha anche un Criptoportico, un’imponente costruzione ipogea e il Mausoleo degli Acilii-Glabrioni, un monumento funerario attribuito a questa nobile gens alifana, conosciuto anche come Torre di San Giovanni poiché è stato possesso dell’Ordine Gerosolimitano. L’anfiteatroromano, appena fuori dal circuito delle Mura, è stato recentemente riportato alla luce. Si intravedono anche Sepolcri, disseminati lungo il percorso dell’antica Via Latina che attraversava la città e il suo territorio. Quelli meglio conservati sono quello detto “il Torrione”, quello di “Via Campisi” e quello su cui è stato edificato il Santuario della Madonna della Grazia.
All’interno delle mura romane c’è il Castello delle Torri, edificio costruito su preesistenti fortificazioni romane, in epoca longobarda, quando il territorio divenne feudo dei conti di Alife. Il castello ospitò sia l’Imperatore Federico II che Carlo d’Angiò.
In sintesi, la storia di Alife è un mosaico di eventi e influenze che testimoniano la ricchezza e la complessità della cultura italiana, rendendo questa cittadina un luogo di grande interesse per storici e visitatori.