Un angolo dietro l’altro, scorci di cielo fra i tetti, caminetti fumanti e profumo di legna di quercia. Il calpestio tra i sassi ed i viottoli lastricati, il cane che abbaia ad uno spicchio di luna ed il suono del silenzio che assopisce la notte fra le stelle. Tutto tace, anche il cuore è silenzioso camminando nel borgo, eppure l’anima canta la gioia di percorrere quelle strade calpestate da eroi e guerrieri, da poeti e narratori, da predicatori e da streghe. Maleventum vide il tramonto che portò all’alba Beneventum fra sconfitte e sangue, fra umiliazioni e guerre, disperatamente devastata e rialzatasi fra le fatiche che scrissero la storia dei popoli sanniti.
Nacque la città della ricchezza, dei tesori custoditi dell’antico Egitto, dei misteri delle janare, dei beni artistici e culturali che videro sorgere nella ridente città di Benevento la bellezza di grandi opere che ad oggi sono protette dall’umanità per l’umanità. Arazzi, sculture, tesori artistici unici al mondo, architettura, reperti archeologici, gastronomia, personaggi che hanno costruito la storia della letteratura, della medicina, della finanza, della politica.
La rocca dei Rettori, la Chiesa di Santa Sofia con il campanile che sembra sorgere dal centro del mondo, il ponte Vanvitelli che vede defluire il fiume Calore, la Cattedrale, il teatro romano, i musei, le strade, la gente, la musica,
Tutto questo è un susseguirsi di immagini del tempo che ripercorre la vita come una locomotiva sulle rotaie mentre dimenticando per un momento il progresso si spinge in avanti sbuffando come un treno a vapore, ignorando totalmente il rumore della guerra, l’estasi beffarda della droga, la mano sporca della violenza, la mente malata dell’orrore, si perde fra le vallate e si getta nelle gelide acque che scorrono lente fra i confini di vecchie conquiste, sprofonda nei solchi zappati dai contadini e rinasce negli ulivi per svelarsi alla luce dell’alba come simbolo di pace. Resiste alla pioggia di parole il ritmo di chi danza al domani conservandone la speranza di rinascere ancora in queste terre vissute dai padri, dalle loro mani callose, dal loro sudore, dalla loro stanchezza, dalle loro soddisfazioni e dalle loro vittorie. Scivola dal verde smeraldo delle montagne il ruzzolare di una fauna che si sviluppa nonostante le cartucce di doppiette che luccicano al sole fra i faggi. Si colorano i sentieri di felci e ginestre, accarezzano i prati tiepide rugiade mentre le gemme dei ciliegi si aprono alla nuova stagione. Asparagi selvatici puntano ad innalzarsi dritti verso il cielo come lance contro le nuvole, iniziano a prestarsi le radici degli alberi a far nascere i primi funghi mentre i narcisi già lasciano intravedere la loro raggiante bellezza. Tutto questo è Sannio