In provincia di Campobasso si trova Saepinium, un’area archeologica di epoca romana. Essa si trova alle falde del Matese, sulla valle del fiume Tammaro. Un posto ricco di storia, tutto da esplorare, al cui interno sono ancora ben conservati il Foro, la Basilica, le Terme e il Teatro.
Saepinium che nel Medioevo fu chiamata Altilia, era sorta come punto di sosta attrezzato con ristoro e per la sorgente con altre direttrici utilizzate per la transumanza, sull’asse di tratturo compreso tra Boiano e Benevento, il più importante della dorsale appenninica. Fu prima un centro fortificato di epoca sannitica che sorge sulla montagna retrostante, detta di “Terravecchia”, conquistato dai romani nel 293 A.C., come tramanda Tito Livio, durante la III guerra sannitica, dal console Papiro Cursore. Divenne poi un luogo strategico e favorevole per i commerci e l’economia pastorale. Con la sconfitta dei Sanniti ad opera dei Romani, nel I secolo d.c. divenne un importante centro rurale nonché luogo di villeggiatura romana. Il centro fiorisce nel II secolo a.C. e soprattutto in età augustea, quando vengono costruiti e restaurati i più importanti edifici della città. La città prospera fino al IV e V secolo d.c., a seguito del terremoto del 346 d. c. che colpì il Sannio e la Campania.
Ad opera dei figli adottivi di Augusto, furono costruite le mura, le quattro porte di accesso in corrispondenza delle due strade (Porta Tammaro; Porta Boiano; Porta Benevento; Porta Terravecchia) principali e le 35 torri a cadenza regolare. Nelle mura erano presenti numerose feritoie, per permettere agli arcieri di colpire eventuali nemici. Le Terme costruite all’interno delle mura erano tre, di cui oggi è particolarmente visibile quella posta vicino a Porta Boiano; ma il centro della località è ricco di botteghe, e spicca la Basilica, divisa al suo interno da venti colonne a fusto liscio, quattro lui lati brevi ed otto sui lati lunghi, sormontati da capitelli di stile ionico. La Basilica era uno degli edifici pubblici preminente in ogni foro, perché qui si amministrava la giustizia, le pratiche commerciali e pure le attività religiose del culto dell’imperatore. Esso costituiva anche il centro delle notizie e dei pettegolezzi, una specie di giornale vivente; vicino si trova il Foro, la fontana del Grifo e il macellum, un edificio destinato al mercato. La vera chicca è indubbiamente però il teatro di cui oggi si conservano la gradinate, il piano lastricato dell’orchestra, il corridoio semicircolare posto alle spalle dell’ultima gradinata, un teatro che poteva contenere fino a 3000 spettatori. Alla fine del sentiero si trova il Tempio dedicato molto probabilmente a Giove Ottimo Massimo, con un podio, a cui si accedeva attraverso una rampa. Al di fuori di Porta Boiano e Porta Benevento, lungo tutto il tratturo sono state individuate le necropoli, come nel resto nelle città romane dell’impero. Si segnalano i monumenti funerari di Publius Numisius Ligus della prima metà del I secolo d. c. e di Caius Ennius Marsus di età Augustea. Dalla parte opposta, fuori Porta Benevento, è l’altro grande mausoleo, quello dei marsi, di proprietà di Ennio Marso (colui che fece costruire anche la fontana del Grifo). Ha una zoccolatura a pianta quadrata ornata ai quattro angoli da leoni a tutto tondo, con tamburo cilindrico che si eleva su questa base; l’iscrizione ricorda il proprietario in tutte le sue cariche e mostra le insegne del potere.
Nel 1845 uscì la prima pubblicazione di notevole rilievo scientifico del grande studioso tedesco della romanità Theodor Mommsen, che visitò di persona il sito archeologico, considerato oggi uno dei siti più belli e ben conservati da visitare in Italia.