• 3 Dicembre 2024
La mente, il corpo

Era solo quattro anni fa, chi se lo ricorda?

In molti, con nostalgia e rabbia da quando il mondo intero è stato preso letteralmente a schiaffi. Con una mente più attenta e lucida, probabilmente cervellotica, avremmo potuto aspettarcelo. I segnali c’erano tutti, ma eravamo presi dal movimento delle nostre vite e dalle aspettative di obiettivi che la modernità ci promette di raggiungere in men che non si dica. Poi è arrivato lo schiaffone che ci ha lasciati a terra, anzi a casa, immobili e reclusi a raccogliere i pensieri.

Ci siamo ritrovati impoveriti nella serenità, nella gioia, nella condivisione, nella speranza che spinge le vite ad agire per arrivare al futuro, nell’amore. Quattro anni dopo, a dispetto dei risparmi che in molti sono riusciti ad accumulare, siamo più poveri anche negli aspetti materiali, con una prospettiva drammatica. E ad aggiungere le incertezze, oltre alla guerra contro il nemico invisibile, arrivano le minacce di guerre nuove e la consapevolezza che altre rimangono drammaticamente nella cronaca. All’epoca il mondo contava già 700 milioni di poveri e forse i numeri di oggi nemmeno vogliamo conoscerli, è meglio piegare la testa sul nostro dispositivo in cerca di qualcosa che ci alleggerisca i pensieri. Un gioco, un social media stracolmo di video divertenti, un’abbuffata di serie tv che sia capace di farci trovare una soluzione ai problemi, una sorta di libretto di istruzioni, oppure qualcuna che rifletta cosa possiamo diventare in futuro, mentre le news parlano della imminente austerity che i cinquantenni di oggi e quelli prima di loro possono ricordare.

Non erano tempi di trasmissioni televisive, aspettavi il tuo sceneggiato televisivo, il gioco a quiz e molto altro subito dopo il carosello e fra quelle programmazioni alcune molto significative.

Me ne sono venute in mente due non in ordine cronologico, a dire il vero, ma per i contenuti. Ricordo la curiosità mista al timore di immergermi in quelle immagini e, con il senno di poi, della preveggenza di quel tempo. La prima datata 1975 “Survivors” che racconta lo scenario in cui il mondo si trova colpito all’improvviso da un misterioso virus sfuggito ad un laboratorio cinese. Nelle tre stagioni, in Italia ne sono arrivate sugli schermi solo due, si racconta la storia dei pochi sopravvissuti attraverso avventure in cui si susseguono tentativi di ricostruire sia le comunità, sia lo spirito di condivisone per andare avanti in un mondo che si ritrova a fare i conti con problemi superati da anni.

Il secondo è un film distopico del 1973 “2022 I Sopravvissuti” e qui davvero ti fa venire la pelle d’oca. 2022?

Già, ambientato in una New York che rappresenta per certi versi uno spaccato del mondo dei giorni nostri: inquinato, in guerra con il surriscaldamento, soffocato dalla sovrappopolazione, in ansia per la scarsità di risorse energetiche e cibo, in continua attività per contrastare il crimine e le manifestazioni pubbliche e costretto al suicidio assistito per decimare la popolazione che vive in povertà. Inquietante non solo per drammaticità della sovrapposizione dei nostri tempi, ma per il potere della preveggenza dell’autore Harry Harrison che scrisse il romanzo nel 1966.

Analizzando questo particolare periodo, anche in funzione delle lezioni che il nemico invisibile purtroppo ci ha costretto ad imparare, potremmo iniziare a guardare con occhio diverso le serie tv che ci tengono inchiodati allo schermo per intere giornate o nelle letture dei nostri autori preferiti, e chissà che ognuno di noi possa scrivere una riga di quelle istruzioni per l’uso di cui tutti abbiamo bisogno in questo momento e cogliere messaggi sul mondo che verrà utilizzando la potenza della preveggenza, tra distopia e realtà. Forse ci faranno dimenticare l’ansia della povertà che ci aspetta, delle incertezze ancora più grandi che abbiamo avuto durante i lockdown, delle sirene che assordavano le strade deserte e dei canti liberatori alle finestre con tanto di lacrime e, sono sicura, che riusciremo a trovare la forza non solo di immaginare un mondo migliore.

Autore

Criminologa e scrittrice. Esperta di Street Gang (Diploma presso Gang Academy) e Crimemapping. Attualmente impegnata nell'analisi delle Street Gang americane e la loro influenza in Italia come fenomeno migratorio di importazione. In particolare Analisi di Intelligence e crimini legati alle bande giovanili e legami con Crimine Organizzato fino ai reati di Terrorismo legati all’ISIS. Tra le sue pubblicazioni: “Street Gang – Terre di Confine”; Journal of Biourbanism Forensic Architecture. (2011–2015). Guatemala: Operación Sofía; “La Bicicletta di Sam. Una storia siciliana di amore e di emigrazione”; “Gente di Passaggio” dal Brigantaggio alla criminalità organizzata pugliese; “Dal Pane e Pomodoro alla Zuppa di Pesce Ciambotto; video documento e saggio breve in Inglese “O briganti o Emigranti”; "Brigantaggio, Un viaggio Attraverso Il Presente", nel saggio di Vittorio Aimati , Il paese maledetto, ovvero Un Paese di delinquenti nati?; “Either Brigands or Emigrants” – Video e pubblicazione per il Queens College New York; testo per il teatro "Il Burattinaio della Luna”.