• 3 Dicembre 2024
Politica

Spesso ci viene da dire che la legge non funziona, che i criminali subito vengono rilasciati. Purtroppo c’è molto questa convinzione e i dati mostrano sempre di più nella coerenza di queste convinzioni stesse.

In questi giorni ci sono stati tre casi alla ribalta che stano facendo discutere, uno riemerso dopo 34 anni, l’altro dopo 22 anni e il terzo odierno.

Il primo giugno è stato ritrovato morto Ferdinando Carretta che nel 1989 uccise i genitori e il fratello minore e confessò il terribile massacro in una puntata di ‘Chi l’ha visto?’ e i tre corpi non sono stati mai ritrovati. Proprio alla morte di Ferdinando è risalita alla ribalta il caso con molte riflessioni dalle persone comuni; è possibile che viveva tranquillamente nella sua abitazione dopo il massacro della famiglia? Com’è possibile che dopo un massacro del genere a soli 34 anni di distanza si trovava fuori e lavorava come una persona comune?

Sempre i primi giorni di giugno si è parlato molto anche del massacro di Novi Ligure accaduto 22 anni fa dove due giovani, Omar ed Erika, uccisero la madre e il fratellino di quest’ultima. Oggi Omar Favara viene accusato dall’ex moglie di violenza sessuale e maltrattamenti a lei e alla figlia, tutto da verificare in quanto stanno affrontando una causa di separazione difficile in cui si discute sull’affidamento della figlia. Dopo la denuncia la procura di Ivrea ha chiesto la misura cautelare a Favara ma il gip l’ha concesso. Al di là se questa nuova fase di riflettori nei suoi confronti sia vero oppure no molti si ci interroga come sia possibile che dopo solo 20 anni si è potuto costruire una famiglia? Per il duplice omicidio è stato condannato e ha scontato solo 14 anni. Le vittime furono uccise con ben 97 coltellate, un vero accanimento che ha dato al ragazzo una pena piuttosto lieve per i gusti di una vera giustizia.

Passando all’ultimo efferato pluriomicidio di Giulia Tramontano e il figlio Thiago uccisi con ben 37 coltellate e poi un piano per bruciare il corpo con il figlioletto in grembo. Un massacro eseguito dal criminale del compagno e padre del piccoletto che che sta facendo discutere in questi giorni è proprio se definire il massacro premeditazione del criminale oppure no. La premeditazione è un fatto aggravante nel reato stesso, che implica una modifica di pena per delitto di omicidio da “non meno di 21 anni” all’ergastolo. Sono fuoriusciti molti dettagli da questo gesto criminoso da parte di Alessandro Impagnatiello e di come ha reagito nei giorni successivi e di come voleva depistare il duplice omicidio. Già da questo non si può pensare che un tale gesto può donare una punizione meno grave al criminale che rimane tale.

Da questi fattori purtroppo c’è sempre di più nel nostro paese la non certezza della pena in reati contro la vita delle altre persone, oltre che contro corruzione e chi commette continui reati di furto. Mentre diventano pene eccessivi per chi invece si trova a difendersi e a difendere il proprio patrimonio personale. C’è realmente bisogno di un vero e proprio esame di coscienza per chi emette le leggi e per chi le deve far applicare.

Autore

Campano, laureato in scienze politiche e relazioni internazionali, specializzato in scienze della politica in studi parlamentari all'Università della Sapienza di Roma. Collaborato con RadioSapienza, web tv e giornali web. Direttore della Biblioteca Comunale Safina di Gioia Sannitica. Sono stato presidente del Comitato Sviluppo e Territorio. Appassionato di viaggi internazionali e scrittura pubblicando un primo libro, un giallo ironico, in formato ebook, i segreti di filetto. Il libro è il primo capitolo su 4. Appassionato di storia, soprattutto locale.