• 21 Novembre 2024
Cultura

Una volta Lucio Colletti, a chi gli chiedeva con insistenza cosa fare con la filosofia, disse: “Lascia perdere la filosofia, leggi solo Kant e poi dedicati alle poesie di Leopardi”. Era, questo, il modo di pensare insieme caustico ed ironico de “l’ultimo Colletti” che teorizzava “la fine della filosofia”. Vi è qualcosa di vero e le conversazioni con Colletti e, in particolare, il suo riferimento a Kant mi sono tornate alla mente con il nome di Francesco Albèrgamo che dell’idealismo critico del filosofo delle tre Critiche fu un profondo conoscitore. E’ probabile – per non dire che è una certezza – che il nome di Albèrgamo non dica nulla al lettore di oggi; eppure, ci sono stati anni in cui sia nell’ambito del pensiero filosofico e scientifico, sia nella vita politica e civile napoletana e nazionale Francesco Albèrgamo fu un acuto interprete di Kant che “studia e pensa da onest’uomo”, come disse Benedetto Croce. E vi pare poco?

Nato a Favara il 18 agosto 1896, Francesco Albèrgamo riuscì a spostarsi, grazie all’insegnamento, a Napoli per entrare in contatto proprio con Croce. A Napoli morì il 14 ottobre 1973 e oggi, dopo mezzo secolo, verrà ricordato con un convegno all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici presentando il libro Francesco Albèrgamo Filosofo del 900 (Miligraf Edizioni) scritto dai figli Vittorio e Maria, con un’introduzione di Francesco Barbagallo. Il titolo è quanto mai appropriato perché il senso del pensiero del filosofo di Favara consiste proprio in un aggiornamento della filosofia della scienza di Kant alla luce del passaggio dalla fisica classica di Galileo e Newton alla fisica moderna di Einstein, Plank, Bohr, Heisenberg. Nella riformulazione che Albèrgamo fa dei concetti kantiani di spazio, tempo e casualità vi è l’incontro con Croce. Infatti, il filosofo siciliano legge la Logica di Croce e vi trova proprio ciò che cercava: l’epistemologia di Novecento. Tutto ciò potrebbe perfino sembrare strano perché la vulgata – frutto sia di ignoranza sia di ideologia – vorrebbe lo storicismo di Croce contrario alle scienze. Invece, chi “pensa da onest’uomo” non può non vedere che l’epistemologia di Popper si ritrova già nel pensiero di Croce che non teorizza la superiorità della filosofia sulla scienza ma la diversità di funzioni. Albèrgamo confrontando Kant e Croce si rende conto che è proprio con la filosofia delle distinzioni di Croce o con lo storicismo che si rinfresca Kant perché la “sintesi a priori” passando dal campo fisico-naturale a quello estetico-storico si rinnova diventando da un lato comprensione della storia e dall’altro metodo scientifico. L’intesa che ci fu tra Croce e Albèrgamo – e che rimane il punto più alto del pensiero del filosofo siciliano – avvenne su questo punto specifico e le opere che nacquero, ossia Storia della logica delle scienze esatte e Storia della logica delle scienze empiriche, possono essere interpretate come un’aggiunta alla Logica di Croce.

Francesco Albèrgamo seguì Croce anche sul piano politico iscrivendosi al rinato partito liberale. Poi, però, le strade di divisero e disse al filosofo della “religione della libertà” che “tra i preti rossi ed i preti neri preferisco l’alleanza con i preti rossi”. Si iscrisse così al Pci che, nella sua giusta metafora dei “preti rossi”, era pur sempre una chiesa mentre Croce scegliendo il campo occidentale non si schierò con i “preti neri” ma difese ancora una volta la libertà. Cosa che, in fondo, Albèrgamo poi capì dal momento che dopo il XX Congresso del Pcus e i fatti di Ungheria del 1956 scrisse una lunga lettera al comitato federale del partito comunista di Napoli in cui disse: “Ci siamo detti gramsciani ma siamo stati in realtà leninisti, e, fino a ieri, stalinisti”. Tuttavia, le vicende politiche e il tentativo di coniugare filosofia, scienza e marxismo ci parlano già di un Albèrgamo minore, mentre l’opera sua che gli è sopravvissuta è quella che lo vede prima interprete di Kant e poi continuatore di Croce. Riprendendo un famoso titolo di Croce potremmo dire che c’è un Albèrgamo vivo e un Albèrgamo morto. Infatti, il passo successivo, ossia il tentativo di “svolgere” il pensiero di Croce verso Gramsci, si è rivelato nei fatti un passo sbagliato e Colletti, un anno dopo la morte di Albèrgamo, dirà nella sua storica Intervista politico-filosofica che il marxismo è una pseudo-scienza. Ma anche in questa prova Albèrgamo rimase ciò che era, un “onest’uomo” come capì subito Croce, e la posizione critica che assunse nei confronti del suo stesso mondo politico ci parla della sua onestà d’intelletto.

Autore

Saggista e centrocampista, scrive per il Corriere della Sera, il Giornale e La Ragione. Studioso del pensiero di Benedetto Croce e creatore della filosofia del calcio.

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