Il bisogno di comunicare un messaggio è alla base di tutte le forme artistiche; infatti, disegni, epigrafi, immagini sacre o profane, incisioni su tavolette di legno, monumenti elogiativi sono alla base del concetto di comunicazione, in quanto veicolano un contenuto esplicito o implicito che esso sia
In ambedue i casi, pertanto, esso richiede un’interpretazione e un punto di vista personale.
I fumetti, dunque, rappresentano un modo, o meglio, una necessità di comunicare qualcosa attraverso una “storia a disegni”. Immagini e parole si intersecano nella mente dei lettori, evocando informazioni costruttive, tali da avere un grande valore pedagogico.
Molti pensano che il fumetto sia esistito dal momento in cui gli esseri umani hanno sentito il bisogno di raccontare attraverso immagini -come, per esempio, i graffiti incisi sulle pareti di una grotta- un loro pensiero diventato, poi, nei secoli, un pezzo della storia. Basti pensare alle miniature medievali e rinascimentali , come la “Biblia Pauperum”, che racconta attraverso immagini e versetti parti della Bibbia e della vita di Cristo. Si tratta proprio di un viaggio nella comunicazione visiva; nel Settecento, invece , si ricordano ,come veicoli di trasmissione, le incisioni e gli arazzi. Nell’arte medievale , inoltre, venivano narrate storie attraverso una sequenza di disegni, affinché il messaggio arrivasse anche alla popolazione analfabeta. È stato osservato, infatti , come il fumetto sia pensato per una fruizione di massa; prodotto non solo per un pubblico elitario, ma anche per raggiungere il vasto pubblico. Le origini del fumetto, dunque, si inseriscono nella tradizione delle arti figurative e letterarie , ma esso ha un suo preciso linguaggio espressivo , variegato e per questo motivo, risulta difficile individuare elementi espressivi specifici.
Perché il fumetto fu ideato e da chi?
Il fumetto è un “medium” di comunicazione, con un proprio vasto linguaggio costituito da codici espressivi, ovvero immagini e testo. Il testo è presente nelle nuvolette o didascalie. Immagini e testo generano la narrazione. Hugo Pratt , celebre autore di fumetti, ha proposto la definizione di “letteratura disegnata”; invece, Will Eisner, ha parlato di “arte sequenziale”. Claude Beylie, studioso francese , ha definito il fumetto la “nona arte”. Il fumetto occupa uno spazio importante nella letteratura per ragazzi, rivelando la sua natura didascalica, pedagogica e paradigmatica. Molti sono gli studi e le ricerche attinenti all’ambito della fumettistica. Scott McCloud lo definisce come <<immagini e altre figure giustapposte in una deliberata sequenza , con lo scopo di comunicare informazioni e/o produrre una reazione estetica nel lettore>>. Per quanto riguarda le varianti terminologiche, negli USA , nei paesi anglofoni, i fumetti sono chiamati “comics” o “comic books”; in Giappone sono indicati come “manga”, cioè “immagini in movimento”. In Francia si utilizza l’espressione “bande dessinee”, ovvero “striscia disegnata”.
Risulta di gran lunga interessante esplorare, e dunque attenzionare brevemente, la terminologia specifica e le varie sfumature con cui si designano, in italiano, gli ideatori del fumetto. Solo così è possibile avere una visione più ampia ed anche pragmatica, affinché si possa comprendere il valore di cio’ che si legge o si crea in un dato settore. Ci aiuta, in tale contesto, la linguistica. Nella fattispecie,con la parola” fumettista” si indica l’ideatore di storie a fumetti; il “fumettaro” , invece, è un neologismo -in linguistica significa, dunque , termine di nuova formazione- con il quale si designa l’autore e, contestualmente ,il lettore del fumetto. Sergio Bonelli, editore e autore di fumetti, riferendosi al padre, lo definiva “fumettaro”.
Riguardo al lemma “fumettaro” ancora oggi persistono diffidenze e discussioni da parte dei critici del settore.
La storia del fumetto italiano ha inizio il 27 Dicembre 1908 con la pubblicazione del primo numero del “Corriere dei piccoli” , ovvero il primo giornale a fumetti italiano.
Nonostante il fumetto abbia avuto diverse pubblicazioni ottocentesche ,a striscia disegnata, rivolte a lettori di élite – la cultura , nel passato, in parte, aveva come interlocutore il pubblico elitario- ha come data ufficiale di nascita il 16 Febbraio 1896. In particolar modo, esso veniva pubblicato con l’inserto domenicale del quotidiano “The New York Times”, che pubblicava la prima tavola della serie “At the circus in Hogan’s Alley” ideata, scritta e disegnata da Richard Felton Outcault. Tale tavola aveva come protagonista un buffo bambino pelato, “The Yellow Kind”, le cui parole erano visibili sul camicione giallo che indossava.
In seguito fu creata e, quindi, nasceva il “baloon”, ovvero la nuvoletta disegnata accanto ai personaggi , chiamata in italiano, appunto, fumetto. La nuvoletta può contenere periodi ,oppure esprimere onomatopee , vale a dire parole che imitano suoni o rumori da rappresentare, ad esempio, “boom” o “wow”.
All’inizio del Novecento il fumetto fu accolto in Italia come genere narrativo destinato, soprattutto, ad un pubblico infantile. Nel tempo , personaggi, vicende narrative assunsero sfumature diverse e le storie furono ambientate in situazioni non solo fanciullesche . Il fumetto, perciò, ha acquisì una sua importanza artistico-letteraria , ottenendo la giusta considerazione dal punto di vista letterario, comunicativo e artistico.
I fumetti costituiscono una parte importante per la formazione di un individuo e nelle nostre librerie, certamente , sono depositati e conservati gelosamente; con le loro pagine ingiallite, macchiate dalla fugacità del tempo, evocano in noi l’insegnamento trasmessoci e la bellezza del fantasticare tra le nuvolette e immagini a colori. La domenica si lasciava la mano della mamma o del papà per superare la soglia del rivenditore di giornali ed acquistare il fumetto settimanale: era l’apogeo della felicità, il modo migliore per apprendere ed esplorare una storia ad affetto.
Molto famoso è “Paperino e il pendolino magico”, una classica storia scritta da Guido Martina, la quale mette in scena un conflitto familiare multiplo: da un lato quello tra Qui, Qui e Qua e loro zio; dall’altro quello tra lo stesso Paperino e il ricchissimo Paperon De’ Paperoni. Il pretesto della contesa è dato da un oggetto, il “pendolino magico”, che si identifica con un bastoncino dotato di poteri particolari.
L’episodio è magistralmente disegnato da un Luciano Gatto che subisce l’influenza grafica di Romano Scarpa, per il quale ha disegnato diverse storie.
“Paperino e il pendolino magico”:
i tre nipotini sono ragazzi di facile contentatura: quando lo zio Paperino è in bolletta e non può portarli al cinema si divertono in giardino con un niente: magari anche soltanto con una pallina di legno legata a un filo… .
<<Giochiamo ai rabdomanti che cercano l’acqua col pendolino magico?/ Bene!/ Incomincia tu, poi facciamo noi!/
Ecco! Il pendolino oscilla!/ Non vale!/ Sei tu che lo fai oscillare muovendo la mano!/
Vi assicuro di no!/ Parola! Guardate: la tengo ferma!/ E il pendolino oscilla egualmente!/
Proviamo a scavare e vediamo veramente se c’è l’acqua!/ Niente acqua!/ Però qui c’è qualcosa!/
Una moneta!/ Il quarto dollaro che avevamo perduto l’anno scorso!/
Ragazzi pensate anche voi quello che penso io?/ Sissignore! Invece dell’acqua , il pendolino trova il denaro!/ Un momento, uomini! Prima di entusiasmarci, proviamo ancora!/
Ecco! Qui c’è qualcosa!/ Scommetto che c’è un sacchetto di dollari d’oro! Vediamo!
Un libro!/ Pfui! Anche se volessimo vederlo!/ Non incasseremo più di tre centesimi!/ (…)
Ragazzi, il pendolino non ci ha ingannati! Leggete un po’ il titolo del libro!/ L’isola del tesoro… tesoro!>>
Un’edizione molto interessante e , sicuramente, comica della “Walt Disney” risulta essere anche “Paperino e la videocassetta romantica”:
<< Più bella papera non c’è! Più bella papera di te…/
Lo zio paperino è allegro!/ Eh, eh! Come a ogni San Valentino!/>>
Da un miscuglio di comicità, sorrisi, tocco di realismo, battute scritte nelle nuvolette, i fumetti risultano educativi, perché ci permettono di essere parte attiva di storie apparentemente estranee dalla realta’. Essi, infine , hanno un grande valore costruttivo e didattico, non solo per i bambini, ma anche per gli adulti: consentono di esplorare, di attivare la fantasia, ma anche di percepire in modo ravvicinato la nostra realtà quotidiana.