Pochi giorni fa ho parlato della morte di una civilizzazione e alcuni gentili lettori hanno apprezzato i miei pensieri. Non bisogna evocare il Sassone Oswald Spengler per rendersi conto che la nostra civilizzazione è ad un momento di svolta. Bisogna saper leggere i segni dei tempi, ci dice la Scrittura e i segni ci sono tutti: abbandono della fede, apostasia, epidemie, guerre…non possiamo che vedere quello che tutti vedono.
Come dovette sentirsi Romolo Augustolo quando in lui finiva una gloriosa storia come quella Romana? Eppure spero che si rendesse conto che se il dominio temporale stava tramontando, quello spirituale si trasformava e continuava nel Papato, che estendeva e sublimava la missione di Roma fra le genti.
Ora anche il dominio temporale (che certamente esiste, non facciamo gli ipocriti) della Chiesa sta svanendo, quell’influenza sulle anime che si perde sempre di più. Allora dobbiamo tornare con ancora più forza al principio spirituale che l’ha animata nel suo inizio e che le ha permesso di essere quella benzina che ha fatto andare avanti la nostra civiltà. Bisogna ritrovare i simboli, i suoni, le parole, i gesti che hanno nutrito generazioni e generazioni di santi. Non bisogna modernizzare la cattolicità ma bisogna cattolicizzare la modernità. Dobbiamo tornare all’umano e solo allora il divino riapparirà.
Per ora contempliamo le rovine come i figli di Roma contemplarono le vestigia di un tempo che svaniva. Questa contemplazione non sia nostalgia ma desiderio di vedere sfavillare alcune scintille di quel fuoco che molti temono essersi estinto.