• 19 Settembre 2024

Si aprono le scuole ma i problemi rimangono sempre gli stessi. Le promesse da parte della politica non mantenute e la netta volontà di non investire adeguatamente nella pubblica istruzione è un dato di fatto sotto agli occhi di tutti. Si rende il mondo della scuola un’odissea permanente sia verso gli insegnanti che verso il personale Ata ripercuotendosi negativamente anche sui ragazzi. Anche il governo Meloni con il suo ministro Valditara non ha avuto la volontà di dare dignità alla scuola pubblica. Si è sempre detto che nel non investire sui ragazzi e nella loro istruzione vuol dire non voler bene al proprio Paese e non volere la propria crescita. Cosa che in realtà stanno facendo i Paesi del nord Europa.

Ma quali sono i problemi non risolti e quali ulteriori disastri stanno compiendo la nostra classe politica verso il mondo della scuola?

Uno dei problemi principali è il mercato dei crediti e dei titoli di studio che riguarda l’abilitazione dei docenti. Infatti, è scandaloso e vergognoso il percorso abilitante organizzato da diverse università telematiche che garantiscono percorsi abilitanti online da 30 CFU per la scuola secondaria con soli pochi giorni e con cifre esorbitanti. Questo avviene sia per l’assenza dei controlli che per alcuni malaffari conviventi tra impresa universitaria telematica e alcuni politici di turno. Questo è un esempio di un vergognoso business che, complice lo stato, viene perpetrato ai danni dei docenti che hanno già speso molti soldi nella loro formazione accademica. Pur di prendere un incarico devono continuare a sborsare soldi per incrementare il punteggio in graduatoria nella speranza di ottenere un misero incarico che li costringa ad anni di precariato. Questo, sempre complice lo stato che non assume a tempo indeterminato, ma ha nutriti interessi che derivano dal precariato stesso.

Per quando riguarda invece il problema dei concorsi, il decreto Valditara ha introdotto un nuovo iter per diventare docente di ruolo penalizzante rispetto al passato. Adesso l’aspirante docente deve conseguire un’abilitazione tramite un percorso accademico di 30 o 60 crediti (in base alla propria situazione) a costi non proprio agevolati. Contrariamente al passato, il candidato che supera le prove concorsuali ma non rientra nei posti messi a bando non risulta abilitato né può essere immesso, di conseguenza deve ripresentarsi al prossimo concorso perché in molti casi non esistono neanche graduatorie di merito che possono scorrere per le successive immissioni.

Il tema delle supplenze rimane un argomento molto delicato e controverso. Nonostante l’informatizzazione delle domande, attiva già da qualche anno, abbia in parte semplificato le procedure, l’algoritmo non è infallibile. Grande problema delle supplenze brevi sono i pagamenti, che il docente temporaneo ottiene mesi dopo dall’inizio del servizio, dovendo quindi fare i salti mortali per coprire le spese di affitto, spostamenti e vita quotidiana. Persistono le supplenze FAD (fino ad avente diritto) che impediscono al supplente di poter svolgere la benché minima programmazione in quanto lo stesso è costretto a lasciare di punto in bianco il suo posto all’arrivo del titolare. Punto cruciale sono anche le supplenze sul sostegno, spesso svolte da personale che non ha le competenze per gestire situazioni delicate e compilare documenti importanti.

Un altro problema sono i rapporti interpersonali che mai nessuno ha preso inconsiderazione. Questi rapporti sono in totale peggioramento tra famiglie, studenti e personale scolastico, complice anche la precarietà della scuola. La famiglia e gli studenti non nutrono più fiducia nel ruolo del docente e del dirigente e questo è un ostacolo al patto di corresponsabilità tra la scuola e la famiglia. Docenti e dirigenti sono spesso ingabbiati in una burocrazia rigida e a volte poco chiara per cercare di tutelarsi e ciò diventa un ostacolo per le opportunità che la scuola può sviluppare (come uscite, progetti, ecc…)

In più, l’edilizia scolastica è ancora un problema, con strutture fatiscenti, poco accoglienti e non adatte alla didattica innovativa. Il PNRR poteva essere una buona occasione ma in molti casi è stato utilizzato male poiché non vi erano le giuste competenze per farlo. La burocrazia è immensa e spesso inutile: i docenti devono sottrarre ore alla propria materia per compilare documenti e fare progetti e attività di dubbia utilità. La scuola sta perdendo la sua funzione educatrice e si sta trasformando in un diplomificio. La gestione della classe diventa sempre più complicata in quanto gli studenti sono spesso demotivati e privi di quei valori che in passato contraddistinguevano la scuola.

Autore

Campano, laureato in scienze politiche e relazioni internazionali, specializzato in scienze della politica in studi parlamentari alla Sapienza di Roma . Collaborato con radiosapienza, web tv e giornali web. Appassionato di lettura e scrittura dove ho pubblicato un libro di giallo. Presidente del Comitato Sviluppo e Territorio.