La rilevanza, la tutela e alla valorizzazione dei beni di interesse geologico, archeologico e paleontologico della nostra nazione, sono elementi culturali primari che definiscono l’identità italiana. Fanno parte di un patrimonio rispetto al quale possiamo vantare una disponibilità, sotto il profilo della ricchezza di grande interesse, ben più qualificato e consistente di altre realtà che, ove si accedesse ad un improponibile confronto, risulterebbero avere un rilievo puramente marginale.
In questo contesto s’inquadra la necessità di promuovere culturalmente e legislativamente, la costituzione dell’ampliamento dei reperti del Parco paleontologico di Pietraroja e l’istituzione del Museo paleontologico della Valle Telesina, una proposta che pure venne presentata una quindicina d’anni fa in Parlamento, e a tutt’oggi nessuno sembra volersene occupare.
Com’è noto, nel sito paleontologico della cittadina sannita di Pietraroja sono stati rinvenuti interessantissimi reperti, veri e propri tesori, in massima parte esposti presso i musei archeologici di Na- poli, Salerno e Torino. La « fuga » di tesori da Pietraroja ha interessato anche il famosissimo esemplare fossile di dinosauro, rinvenuto in ottimo stato di conservazione, individuato con il nome scientifico di Scipionyx Samniticus e comunemente conosciuto come « Ciro ».
In un contesto nel quale risulta fortemente penalizzata l’esigenza di valorizzare in loco beni e reperti affinché la loro fruizione possa essere garantita rispettando una collocazione corrispondente al luogo del rinvenimento, appare evidente che la creazione di un Parco paleontologico in Pietraroja, agevolerebbe la legittima aspirazione della popolazione a « trattenere » presso di sé i reperti rinvenuti nel territorio di insediamento, conferendo una imprescindibile « coerenza logistica » anche alla fase dell’esposizione museale e, quindi, della fruizione dei beni.
D’altra parte, un’opportuna valorizzazione di questo patrimonio di immenso valore, oltre a consentire una più agevole fruizione dei singoli beni, che sarebbero giustamente innalzati a livello di offerta turistica qualificata e di grande valore storico e paleontologico, assumerebbe notevole rilievo anche in considerazione delle ricadute occupazionali che sicuramente deriverebbero dall’attuazione del progetto.
Non può inoltre essere sottaciuta un’importante riflessione di carattere più complessivo: valorizzare la memoria, tutelare i beni che ne costituiscono un prezioso strumento di ricostruzione, creare le condizioni per ricercarne tracce e manifestazioni rappresenta un dovere verso l’umanità, alla quale, e non soltanto al Sannio, i tesori di Pietraroja appartengono.
Quanto al secondo obiettivo che ci si dovrebbe perseguire, vale a dire l’istituzione del Museo paleontologico della Valle Telesina, esso è finalizzato, in organica coerenza con il primo, al perseguimento di una duplice finalità: da un lato, raccogliere, conservare, valorizzare ed assicurare in modo razionale e sistematico la fruizione pubblica dei beni e dei reperti paleontologici di cui dispone il nostro Paese, in particolare nell’area considerata; dall’altro, collocare la struttura museale in un contesto geografico nel quale il profilo « espositivo » sia
inquadrato e, anzi, si fondi mirabilmente, in una visione oggettivamente organica del principio della fruibilità, nella cornice di un’area paleontologica tra le più suggestive ed interessanti d’Italia e dell’Europa.
È questa la ragione fondamentale, al di là di impulsi « localistici », che pure sarebbero legittimi al cospetto di giacimenti culturali di indiscutibile valore, che induce a prevedere l’ubicazione del Museo in uno dei comuni della Valle Telesina ricompresi nel territorio della provincia di Benevento.
Al di là di questo aspetto, l’esigenza di istituire un Museo paleontologico appare incontrovertibilmente fondata in ragione della scarsa sensibilità sistematicamente dimostrata dai Governi succedutisi in passato alla guida del Paese rispetto alle iniziative tese a valorizzare adeguatamente il cospicuo patrimonio paleontologico del quale disponiamo.
In una contingenza storico-politica come quella attuale, nella quale si profila invece una tangibile inversione di tendenza nel campo della ge- stione dei beni culturali, ben si inquadra un’azione di proposta e di stimolo che si collochi all’interno di un piano organico di interventi dal quale discenda la mobilitazione di risorse e di energie, nella pro- spettiva di un processo di valorizzazione non soltanto economico, ma legato, soprattutto, a profili ed esigenze di carattere culturale.
Un vasto progetto, come si può capire, che eleverebbe il Sannio sotto il profilo dell’interesse storico, oltre a valorizzare un patrimonio “nascosto” la cui valenza identitaria è indiscutibile per far ricoscere un’area ben definita al di là dell’occasionalismo di cui si parla.
Pietraroja e la Valle Telesina sinistra giacimenti che unitamente connessi alla contigua Valle del Titerno offrono uno spaccato ricco e suggestivo ad un’area che meriterebbe maggiore attenzione rispetto a quella di cui beneficia al momento.