• 23 Novembre 2024
Profili

Decio Frascadore con la sua vasta produzione pittorica è l’artista che ha segnato, più d’ogni altro, il percorso artistico nella Valle Telesina per tutto l’arco del ‘700.

Nato a Solopaca il 10 dicembre 1691 svolse la sua attività artistica in prevalenza nel suo paese natale dove l’11 giugno 1772 si spense all’età di 81 anni.

La sua tela più bella si trova a Solopaca e rappresenta il Martirio di San Mauro (1743). L’opera, di grandi proporzioni, è collocata nell’abside dell’omonima chiesa. Avrebbe bisogno solo di una pulitura poiché i colori sono obnubilati da diversi strati di vecchie vernici ora ossidate.

Nel dipinto il Frascadore riprende fedelmente i dati agiografici. Claudio, padre di S. Mauro, tribuno dell’esercito romano, nell’atto di interrogare i martiri Crisanto e Daria fu testimone di un miracolo e pertanto si convertì. L’imperatore ordinò allora che fosse gettato in mare con una pietra al collo, mentre i due figli Giasone e Mauro furono decapitati e la moglie Ilaria, avuto il permesso di ritirarsi in solitudine, prima del martirio, durante la preghiera, rese l’anima a Dio. La pennellata fresca, il disegno sciolto e sentito, i colori vibranti e l’originalità della composizione fanno di questa tela il capolavoro del Frascadore e senz’altro un’opera di notevole levatura in senso assoluto. La scena è costruita su piani diversi, sia in altezza che in profondità, il movimento e la contrapposizione delle figure risultano quindi ininterrotti su tutto lo spazio operativo, il che dà un senso insieme di brulicante pienezza (ci sono più di 30 figure) e di grande spazialità. Anche il particolare è attento, l’annotazione anatomica e psicologica è accurata. Nel centro logico e quasi anche geometrico della composizione il carnefice sta per vibrare il colpo di spada che reciderà la testa di S. Mauro. In primo piano un puttino, seduto su un gradino, indica allo spettatore il martirio che sta per compiersi su ordine dell’imperatore. Sul fondo di un paesaggio triste, appena rischiarato dagli ultimi raggi di sole, appaiono in lontananza il padre del santo con la pietra al collo e la madre orante in solitudine. In alto la Madonna col Bambino tra le nubi è attorniata da cherubini e puttini, mentre un angelo si appressa a consegnare la palma del martirio.

Nella chiesa del SS. Corpo di Cristo, dove l’artista è sepolto, si trovano numerosi dipinti. Meritano particolare attenzione Santa Maria degli angeli (1742), il Purgatorio (1759) e il Cenacolo (1762).

Per la chiesa di San Martino, sempre in Solopaca, il Frascadore dipinse 14 stazioni della Via crucis (1757); altre ne dipingerà in seguito per la Parrocchiale di Amorosi ove, tra l’altro, aveva eseguito, nel 1723, la Pala d’altare, di grandi proporzioni, rappresentante San Michele arcangelo commissionatagli dall’arciprete don Giovanni Rossi. L’iconografia di questo dipinto è inusuale e complessa. Qui come altrove il Frascadore dovette avvalersi della consulenza del suo dotto amico, consigliere e mecenate, don Odoardo Abbamondi (1699-1769). Al tema dell’arcangelo che abbatte il drago, simboleggiante le forze del maligno accompagna quello della redenzione mediata dalla Madonna che appare, in alto, a destra dell’eterno padre.

Altre opere del Frascadore sono a Torrecuso, Sant’Agata de’ Goti, Moiano e in altri centri della provincia sannita.

Decio Frascadore fece parte di quei pittori locali, cosiddetti minori, che quantunque condizionati da moduli iconografici dettati dalla devozione popolare Sei-Settecentesca seppero esprimersi con vivacità e immediatezza. L’artista elabora con una pittura densa e brillante alcune soluzioni della pittura napoletana a cavallo del Seicento e del Settecento e cioè dopo la grande lezione del Preti, del Giordano, del Solimena e del De Matteis. La sua pittura appare sempre piacevole, dignitosa, non priva di una sua gustosa tipicità e comunque meritevole di essere studiata e salvaguardata, perché ha segnato, come si è detto, profondamente il cammino culturale e artistico del territorio.

Autore

Nato a Solopaca (BN) 20 dicembre 1948. Diplomatosi nel 1966 all’ Istituto d’arte di Cerreto sannita (sez. ceramica), frequenta l’Accademia di Belle Arti di Napoli fino al terzo anno che lascia anzitempo poiché, essendosi nel frattempo abilitato per l’insegnamento di disegno e storia dell’arte, è nominato docente di materie artistiche nella scuola di Belgiojoso (PV). Oltre alla pittura, alla scultura e alla ceramica, dal 1976 si è dedicato alla critica d’ arte e alla storia. Nel 1977 porta alla ribalta due ignorati artisti del ‘700: Decio Frascadore (1691-1772) e Lucantonio D’ Onofrio (1708-1778). Appassionato sempre e profondo conoscitore dei problemi dell’arte, conta al suo attivo numerose pubblicazioni che riguardano l’arte dal periodo gotico al ‘700. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti ha collaborato fra l’altro dal 1980 al 2004 al settimanale beneventano “Messaggio d’ Oggi”