In una relazione sentimentale, è assolutamente normale, quasi fisiologico, che si instauri una sorta di dipendenza fisica e psicologica tra i partner. Nel tempo, con il passaggio dall’innamoramento ad un amore più maturo, dovrebbe venirsi a determinare, però, un’equilibrata convivenza dell’individualità e dell’autonomia di ciascuno dei partner. In alcune circostanze, un certo grado di dipendenza “positiva” può mantenersi, ma nella relazione questa assume un valore funzionale, reciproco e sano. Nei casi di dipendenza affettiva, invece, la persona non sperimenta il bisogno di ritrovare la propria autonomia ed indipendenza, ma vuole mantenere inalterato il desiderio di totalizzante fusione con il partner, sperimentato nella fase d’innamoramento. La dipendenza, inizialmente fisiologica, può assumere caratteristiche così estreme da diventare patologica. In un certo senso, la dipendenza affettiva può essere interpretata come un tentativo di mantenere sotto controllo le proprie emozioni: chi ne soffre cerca di gestire la propria vita attraverso esperienze e comportamenti che incrementano la sensazione di benessere ed allontanano ogni tipo di emozione spiacevole, come la tristezza, il dolore, la solitudine e la noia. A differenza di una normale relazione romantica, in cui l’amore è una sorta di dipendenza “positiva”, la dipendenza affettiva risulta inappropriata e non è reciproca tra i due partner.
Questa condizione è pericolosamente negativa e “tossica”: senza la presenza del partner, la persona che vive una dipendenza affettiva percepisce la propria vita come insignificante, quindi rinuncia ai propri spazi e bisogni, pur di stare con l’oggetto del suo amore. Proprio sulla base di tale considerazione si instaura l’inganno alla base della dipendenza affettiva: si pensa di amare l’altra persona, quindi risulta naturale privarsi di tante cose per il partner. Concentrandosi sul bisogno assoluto e continuo dell’altro, il soggetto si allontana gradualmente sempre più da sé e dai suoi progetti. In questo modo, però, aumenta sempre più un senso di vuoto , quindi il bisogno dell’altro. Si genera, così, un’inevitabile circolo vizioso che rafforza la dipendenza affettiva. La guarigione dalla dipendenza affettiva è un processo complesso e che, in alcuni casi, può richiedere del tempo. I presupposti fondamentali sono il riconoscimento della propria dipendenza, la presa di coscienza delle conseguenze che essa ha prodotto e potrebbe produrre in futuro e la volontà di intraprendere un processo di cambiamento.
Tutto ciò richiede un’iniziale dose di coraggio perché, nella maggior parte dei casi, comporta il porre fine alla relazione disfunzionale e cominciare a gestire l’astinenza. In una relazione di dipendenza un essere umano ha bisogno di un altro umano, che a sua volta ha bisogno di sentirsi necessario: di solito questo modello relazionale si presenta in età adolescenziale ma può anche manifestarsi per la prima volta nell’età adulta. Ricordiamo sempre però che nella dipendenza affettiva non esiste amore sano e reciproco, non c’è nulla di costruttivo , ma l’esaltazione dell’ego del partner a discapito della propria felicità, quando non si è sereni in una relazione bisogna fermarsi a pensare se “servire” gli altri annullando se stessi ne valga la pena e perché lo si fa. L’amore non si svende né si compra, o lo si prova, accogliendo l’altro nella sua imperfetta completezza, o non lo si proverà mai, indipendentemente dalle proprie azioni, che potranno far nascere per lo più gratitudine, non amore. Dunque pensiamo ad amare di più noi stessi e viziamoci perché siamo unici e perfetti così come siamo.