Molti tribunali stanno emettendo provvedimenti in base all’ordinanza emessa dalla Carte di cassazione del 13 dicembre scorso che ha stabilito che: “l’accordo manipolativo del tasso Euribor accertato dalla Commissione europea con decisione del 4 dicembre 2013 produce la nullità dei contratti “a vale” che si richiamano per relationem al tasso manipolato”.
In pratica, come è noto è risultato che il tasso Euribor fu manipolato tra il 29 settembre 2005 e il 30 maggio 2008 da alcune tra le più importanti banche internazionali che successivamente nel 2013, furono condannate a pagare una multa di 1,7 miliardi. Quel cartello di banche si mise d’accordo per alterare il tasso di riferimento dei finanziamenti a tasso variabile ai danni di milioni di famiglie ed imprese europee.
Furono perciò danneggiati milioni di clienti che avevano contratto mutui e prestiti a tasso variabile che solo nel nostro Paese ammontavano a circa 230 miliardi. La Cassazione ha stabilito che c’era un accordo anticoncorrenziale e quindi bisognerà ricalcolare gli interessi nel periodo della manipolazione.
Dunque chi aveva un mutuo variabile agganciato all’Euribor non ancora chiuso 10 anni fa può ancora chiedere ai giudici di ricalcolare gli interessi pagati nel periodo della manipolazione dal 2005 al 2008.
Come avveniva la manipolazione su questo tasso di riferimento? Ad alcune poche grandi banche d’investimento era affidato il compito di determinare giorno per giorno il livello del Libor. Per anni su un mercato che vale centinaia di migliaia di mld di dollari questi istituti hanno percepito competenze che non spettavano loro o che spettavano in misura minore.
Eppure segnali di violazione di regole e di manipolazioni già c’erano stati anni prima.
Almeno a partire dal 2007, due dei tassi chiave per la definizione quotidiana dei contratti sui mercati finanziari – il Libor e l’Euribor – sono stati sistematicamente manipolati, e di ciò sarebbero stati a conoscenza, come è dimostrato, anche esponenti di vertice sia della Banca d’Inghilterra che della Fed statunitense.
La vicenda fu l’ennesima dimostrazione di come istituti di credito e società finanziarie abbiano agito impunemente in tutti quegli anni. Per questo nel 2012 il commissario alla giustizia Viviane Reding aveva definito i banchieri dei banksters, gioco di parola tra bankers e gangsters.
Nel lungo elenco di banche ed istituti finanziari coinvolti nella manipolazione dei tassi Libor ed Euribor non ci sono banche di casa nostra. (Notizie più dettagliate si possono trovare nel capitolo IV: “Un mercato senza regole e senza etica” del mio libro: “Il Salvadanaio. Manuale di sopravvivenza economica”, Guida editori, 408 pagg., anno 2019, euro 18,00).
Scandali di questa portata, con truffe così devastanti e sanzioni, condanne e multe di grandissima entità avrebbero dovuto avere sul piano reputazionale effetti disastrosi per le singole banche coinvolte. Invece nessuna conseguenza negativa si è registrata per qualcuna di esse, anzi i loro bilanci hanno ripreso a chiudere con utili da capogiro.
Questo sta a significare: innanzitutto che l’opinione pubblica non è più reattiva e sembra essersi ormai assuefatta ad ogni scandalo ed a qualsiasi reato e che i livelli di moralità e di eticità sono ormai bassissimi anche tra la gente comune. Quello che occorre pertanto è il recupero del rapporto fra etica e finanza, mirando a ricucire lo strappo del legame dell’economia con le scienze morali.