• 21 Novembre 2024
La mente, il corpo

Cosa c’è di più giusto, dopo una bella giornata di lavoro, di un accogliente e soffice letto? Il materasso – lo diceva molto bene la sigla di chiusura della trasmissione cult “Quelli della notte” dell’ormai lontanissimo 1985 – è il massimo che c’è: il materasso è la felicità. Addirittura? Beh, sì. Guy de Maupassant, in un breve racconto del 1882 intitolato proprio così, “Il letto”, faceva una sintesi insuperabile della faccenda: “Il letto è tutta la nostra vita. Perché vi si nasce, vi si ama, e vi si muore”. Perfetto. Ma non è tutto. In quel racconto, Maupassant immagina un intrigo amoroso tra l’abate d’Argencé e la sua amante la quale scrive nelle sue lettere ritrovate per caso in un paramento sacro: “Nulla vi è di eccellente al di fuori del letto, perché il letto è l’uomo”. Mauro Baudino, che in passato ha diretto le pagine culturali de “La Stampa”, ha preso in parola la “femme savante” e ha scritto un dotto libro su questo ennesimo campo di battaglia della vita: “Il teatro del letto. Storie notturne tra libri, eroi, fantasmi e donne fatali” (La nave di Teseo).

Il letto, fin dalla sua lontanissima creazione, è sempre quello. Sì, cambia qualcosa: la base ora con assi di legno, ora con molle di metallo, ora con pagliericcio e ora con lana, persino ad acqua o riscaldato elettricamente. Ma l’invenzione è quella: un giaciglio morbido e accogliente, all’occorrenza caldo, per nascere, amare, morire. Perché vi sono delle cose, come notò una volta Umberto Eco a proposito del libro, che quando vengono al mondo sono talmente giuste che non possono essere cambiate: la forchetta, il cucchiaio, le forbici, il martello, la ruota. E il letto e il libro. Che stanno benissimo insieme: esiste qualcosa di più piacevole, intimo e istruttivo della lettura di un buon libro a letto sotto le coltri? Nel letto, che può essere di dolore e d’amore, c’è tutto. Prima della dama dell’abate d’Argencé e di Maupassant era stato Xavier de Maistre a scrivere nel suo “Viaggio intorno alla mia camera”: “Un letto ci vede nascere e ci vede morire: è il teatro mutevole dove il genere umano recita, di volta in volta, drammi commoventi, farse ridicole e tragedie spaventose. E’ una culla adorna di fiori; è il trono dell’Amore; è un sepolcro”. Il letto racconta più di quanto non siamo disposti a immaginare, a credere, a dire. Addirittura la verità. Come quella che Ulisse dovette svelare a Penelope e che la donna ascoltò dall’uomo riconoscendolo suo: “Così poco a poco polivo quel legno, e divenne il mio letto, e d’oro e d’argento e d’avorio ne feci l’intarsio. Ecco, Penelope, ho detto il segreto”.

Autore

Saggista e centrocampista, scrive per il Corriere della Sera, il Giornale e La Ragione. Studioso del pensiero di Benedetto Croce e creatore della filosofia del calcio.