• 17 Marzo 2025
La mente, il corpo

La parola empatia deriva dal greco “en-pathos” e, tradotto letteralmente, significa “sentire dentro”. Provare empatia verso gli altri significa quindi “mettersi al loro posto” per comprenderli meglio. Più precisamente, empatizzare significa “mettersi nei panni degli altri”, condividere il loro stato emotivo comprendendo le emozioni che stanno vivendo e vivendole a propria volta cercando di capire le loro ragioni e intenzioni. Ma come si dimostra l’empatia? Per comprendere meglio cosa significa, facciamo alcuni esempi. Quante volte ti è capitato di parlare con un amico e di capire che qualcosa non va dal tono  della sua voce? Quante volte ti è successo di sintonizzarti in modo quasi immediato con lo stato d’animo di una persona che ami, senza bisogno di usare tante parole? In tutti questi casi stai vivendo l’esperienza di entrare in empatia, costellata di emozioni che colorano con diverse sfumature la tua vita. Essere empatici emotivamente può portare a relazioni più forti e significative con gli altri. Quando ci mettiamo nei panni degli altri, siamo più in grado di comprendere le loro esperienze e i loro punti di vista. Questo ci aiuta a creare un ambiente in cui le persone si sentono ascoltate e comprese, il che a sua volta favorisce il senso di fiducia e intimità nelle relazioni.

L’empatia emotiva può essere particolarmente benefica anche nei contesti professionali. Essere in grado di comprendere le emozioni dei colleghi o dei clienti può aiutare a creare un ambiente lavorativo più collaborativo ed efficace. Inoltre, l’empatia emotiva può essere una risorsa preziosa nel lavoro di un terapeuta o di un consulente, poiché consente loro di comprendere e supportare meglio i loro pazienti o clienti. Tuttavia, l’empatia emotiva può anche essere estenuante ed emotivamente pesante. Essere così aperti alle emozioni degli altri può portare a una grande sensibilità e vulnerabilità. È importante trovare un equilibrio tra l’essere empatici con gli altri e prendersi cura di sé stessi. Infatti un’empatia eccessiva diventa disfunzionale perché ci fa assorbire tutte le emozioni dell’ambiente senza filtro, ci carichiamo dei dolori degli altri fino a sentircene persino in colpa, è logorante e rischia di farci perdere nelle necessità degli altri dimenticando le nostre. Può portare persino a non riconoscere di avere accanto a sé un partner abusante, perché la propria empatia eccessiva fa perdere lucidità e  porta a mettersi tanto nei panni dell’abusante da giustificarlo. Così si finisce vittime anche di manipolatori e narcisisti. Troppa empatia può portare alla “stanchezza da compassione”, un logorio per il continuo assorbire il dolore degli altri senza assumere una certa distanza autoprotettiva. Può alla fine danneggiare le relazioni invece che favorirle, perché può portare a essere iperprotettivi, oppure a pretendere dagli altri la stessa sensibilità, sviluppando poi rabbia e risentimento. Chi è empatico desidera essere di aiuto all’altro, ma un eccesso di empatia porta in realtà a un’incapacità di essere concretamente utile, perché fa perdere lucidità e paralizza, travolti dalle emozioni altrui sentite come proprie. Vi è anche un altro termine che viene utilizzato spesso con accezione simile all’empatia, ovvero la simpatia, che è la preoccupazione per qualcuno che si trova in difficoltà o sofferenza. In questo caso, il sentimento non corrisponde al sentimento altrui, si resta in qualche modo più distaccati, ma si prova dispiacere o preoccupazione per lo stato nel quale si trova l’altro. Altro termine ancora spesso utilizzato in questo ambito è la compassione. In questo caso, alla partecipazione si aggiunge il desiderio di voler aiutare l’altro. Mettersi in azione per migliorare lo stato di benessere dell’altro. E’ palese che empatia, simpatia e compassione siano sentimenti fortemente interconnessi. Purtroppo però, se l’empatia non è funzionale, può contribuire alla disconnessione sociale. Quando gli individui faticano a entrare in empatia con le esperienze degli altri, diventa difficile coltivare un senso di comunità e di comprensione condivisa all’interno dei contesti sociali in cui si è inseriti, come la scuola, il gruppo di amicizie o il luogo di lavoro. Tutto questo determina un sovraccarico emotivo, il che significa che se non si è in grado di porre adeguati confini nell’utilizzo della propria empatia, può esserci un forte impatto sul benessere emotivo. Inoltre gli individui che trovano difficile entrare in empatia con gli altri possono sperimentare livelli elevati di stress, ansia e sentimenti di isolamento, con il conseguente senso di solitudine che impatta negativamente sulla salute mentale.

Autore

Laureata in Giurisprudenza e pubblicista iscritta all’albo dei giornalisti. Ha lavorato presso casa editrice e collaborato in 4 testate giornalistiche sia nel Casertano che nel Beneventano. Proprietaria e direttrice resposanbile della Testata giornalistica “Sannio Matese Magazine”, registrata presso il tribunale di Benevento, che ha come obiettivo informare, formare e valorizzare il territorio a cui è particolarmente legata del Sannio e del Matese. Presidente dell’Associazione Incanto, da lei stessa fondata, volta alla realizzazione di eventi culturali, sociali, editoriali, mirante principamente a collaborare con le scuole trattando temi socialmente delicati tramite la sensibilizzazione, attraverso il suo format da lei stesso idealizzato “Love Life”.