• 4 Luglio 2024
Lo scrittore del mese

Molto si è detto e scritto su Elena Ferrante, specialmente dopo il successo planetario della tetralogia “L’amica geniale”. Un fenomeno editoriale da oltre dieci milioni di copie vendute, tradotta in cinquanta lingue. Arabo compreso.

Inserita dal Time, nel 2016, fra le cento persone più influenti al mondo, la sua fama non conosce sosta. Qualcuno maligna che la popolarità aumenti grazie anche all’alone di mistero riguardante l’identità dell’autrice italiana, come suggerisce l’esergo del titolo. È una scrittrice? Uno scrittore? Recentemente si è ipotizzato che dietro lo pseudonimo si nasconda Domenico Starnone. Tale ipotesi va ad aggiungersi alle altre. Tutte hanno appassionato lettori e addetti ai lavori. Qui non cadremo nella trappola di confutare o avvalorare le varie tesi, dalla più strampalata alla più verosimile. O di proporne una nostra. Non complichiamoci l’esistenza: “La vita è leggera, non bisogna permettere a nessuno di renderla greve”. (“I giorni dell’abbandono”) Seguiamo il consiglio della scrittrice.

A noi interessa capire come e perché Elena (ci piace parlarne al femminile) sia riuscita a entrare nel cuore di milioni di persone, fameliche divoratrici delle Sue opere.

Autrice prolifica di romanzi, racconti per bambini e saggi, ha letto la realtà del nostro tempo con acume, focalizzandosi sull’universo donna

Ogni bambina, adolescente, matura o anziana nelle mani della Ferrante diventa una struttura comportamentale, emotiva e cognitiva per mostrarne le origini, il contesto sociale e la classe di appartenenza, la formazione culturale, il lavoro. Senza tralasciare le inclinazioni, il carattere, le passioni. E l’evoluzione psicologia, vissuta da tutte. Ne traccia l’iter vitale (“L’amore molesto”, “I giorni dell’abbandono”, “La figlia oscura”,” L’amica geniale”)) attraverso strumenti narrativi classici e intriganti, attinti anche dalla scienza freudiana. Come lo specchio per l’analisi introspettiva.

Il personaggio femminile, nella visione del mondo di Elena, non corrisponde al topos donna=mistero. No, perché tutto di lei viene svelato. E, vista la profondità, la precisione chirurgica di questa operazione, se l’artefice fosse davvero un uomo lasciateci dire: chapeau!

La predilezione della scrittrice va agli ambienti poveri, popolari e degradati, pullulanti di personaggi. I quali vengono dominati dall’abile mano della regista/autrice: li vuole realistici e portatori di valori. Positivi o negativi.

Le tematiche affrontate sono le solite: amore, amicizia, dolore, maternità, ricerca di sé. Eppure non c’è niente di banale quando l’amore diventa un sentimento tanto destabilizzante da mettere in crisi un intero sistema valoriale. E quanto è frequente che un’amicizia diventi il fulcro delle vite di due ragazze, così invischiate nelle reciproche esistenze da diventare l’una l’alter ego dell’altra? Non è usuale, ma tutti abbiamo provato, per un periodo, più o meno breve, il medesimo trasporto verso un amico/a.

Il bello dei romanzi della Ferrante è che- lo diciamo in termini molto riduttivi- ci si riconosce nelle vicende narrate. Sì, sì, sentiamo la voce di qualche attento lettore: Perché? Non accade così anche per tutti gli autori di un certo spessore? Certamente. Nella Nostra, tuttavia, quello che maggiormente attrae è l’aspetto meno esaltante, cioè veritiero, dei concetti espressi. La stessa maternità, per esempio, viene ripulita dalla consueta aura di sacralità e candore, unanimemente riconosciuta e decantata, per essere mostrata soprattutto nelle sue caratteristiche negative. Così tra madre e figlia (“La figlia oscura”) dissidi e incomprensioni segnano il rapporto, più dei momenti di affiatamento e tenerezza. Non manca, però, il lato positivo. Allora, la ricerca dell’indipendenza economica e il desiderio di compiere un percorso diverso da quello predestinato dalla società patriarcale danno alle donne della Ferrante un coraggio insospettabile, messo a dura prova dalla presenza, ingombrante, ostativa, persino crudele, dell’uomo, o meglio, del maschio. E vince lei. Un riscatto: talora ha un sapore amaro. Spesso diventa tratto distintivo, una seconda pelle. Come Napoli.

Il capoluogo campano non è solo la scenografia in cui si consuma la trama. Napoli sovrasta tutto. Una forza che trattiene e respinge.

È essa stessa un personaggio, parte integrante del racconto. Assomiglia alle sanguigne femmine di cui la Nostra traccia indelebili ritratti. Piena di contraddizioni: popolare e ricca; squallida e colta; selvaggia e raffinata; spudorata e dignitosa. Sempre autentica. E il lettore, inchiodato alle pagine, percorre la città, si perde nelle meraviglie della Napoli nascosta e sotterranea. Ne attraversa i vicoli, arriva al mare, sotto lo sguardo severo del Vesuvio. Ammaliato dal linguaggio della Ferrante. Anche in questo caso possiamo parlare di dualismo, infatti oscilla dall’italiano al dialetto (termine che adopera lei stessa, per informare il lettore quando il personaggio sta per parlare in vernacolo.) Resistendo alla tentazione di un’analisi storica, metalinguistica o sociologica, ci limitiamo a sottolineare la potenza della lingua di Elena che ha dato, e darà, filo da torcere ai traduttori. Ovviamente non solo per le espressioni napoletane.

Quello di Elena è un dialetto ricco di sentimento. Parolacce o epiteti poco edificanti convivono senza trauma all’interno di una frase in italiano. Strano miscuglio, nondimeno vigoroso, efficace, concreto e mai falso o esibito. Schietto. Come le persone.  

Dunque, brava, Elena Ferrante, chiunque Lei sia. Grazie alla Sua produzione, in tutto il mondo si parla della città di Napoli e del territorio campano. Ne siamo orgogliosi e fieri. Noi, figli di questa Terra, offesa, dileggiata, confusi con i delinquenti nei quali non ci riconosciamo, ma che anzi combattiamo con le armi della legalità, Le siamo grati. Non abbiamo esportato solo pizza, spaghetti e camorra. Questa volta abbiamo esportato genialità .

Autore

Originaria di Benevento, dopo il conseguimento della laurea in Lettere Classiche all’Università degli Studi di Pisa, si è dedicata alla docenza presso il liceo classico di Saronno (VA). Animata da vivo interesse per la Letteratura, l’Arte e la Musica, si è occupata di Teatro, allestendo numerosi spettacoli che hanno ricevuto riconoscimenti sia dalla Presidenza della Repubblica, sia da attori di fama mondiale, come Dario Fo. Attualmente sta realizzando un interesse coltivato nel tempo: scrivere. Autrice di numerosi testi