• 21 Novembre 2024

Nel 2019 l’illustratrice e animatrice Vivienne Medrano pubblica un video su YouTube che ad oggi, a distanza di quattro anni, conta più di 100 milioni di visualizzazioni. Dal 2024 quel video è diventato ufficialmente l’episodio pilota di quella che ormai è una vera e propria serie TV animata intitolata “Hazbin Hotel”, disponibile su Amazon Prime Video. La sua originalità e il suo stile, stilizzato, caricaturale e moderno, hanno da subito catturato l’interesse del pubblico “giovane”, ma i suoi contenuti lo inquadrano ufficialmente nella categoria dell’ “animazione per adulti”  al pari di famosi precedenti come “I Simpson”, “Futurama”, “Family Guy”, “South Park” e “Rick and Morty”. “Hazbin Hotel” è infatti un’opera moderna, espressione di una generazione giovane a cavallo tra i “Millennials” e la “Gen.Z” in grado di giocare con l’immaginazione e di “divertirsi”, con audacia ed una certa dose di rischio, con tematiche filosofiche, culturali e religiose che subito le hanno attribuito un carattere “controverso”, soprattutto da parte della critica più tradizionalista.  Il tentativo di “Hazbin Hotel”, raggiunto con discreto successo, è stato quello di fare degli elementi della narrativa biblica giudaico-cristiana lo spunto ottimale per raccontare una storia originale, che tramite il linguaggio dell’animazione fosse in grado di trasmettere messaggi maturi, di satira e critica sociale, offrendo un’esperienza cinematografica dinamica, divertente, irriverente e sfacciata con il suo tipico “umorismo nero”. Ma di cosa parla “Hazbin Hotel” e come è riuscito a rendere una materia delicata come quella religiosa una “mitologia” da poter plasmare e rielaborare con eleganza per scopi creativi?

La storia si ambienta principalmente all’Inferno, che in questo universo si presenta come una città degradata e corrotta, dove i dannati e i demoni vivono una vita dissoluta, tra perversità, miseria, crimini e vizi. Ogni anno, per gestire il sovrappopolamento e scongiurare una potenziale rivolta, una classe particolare di angeli, detti “esorcisti”, viene  inviata dal Paradiso per “sterminare” i demoni. In questo contesto infernale (letteralmente) emerge la figura di Charlie Stella del Mattino, figlia di Lucifero e principessa dell’Inferno. Un personaggio stranamente “buono”, ingenuo, puro, che sogna di costruire l’Hazbin Hotel, una struttura che ricorda il concetto di un purgatorio dantesco, nel quale i dannati e i demoni potranno svolgere una serie di “giochi” riabilitativi con l’obiettivo di raggiungere l’eventuale e comunque incerta redenzione e la conseguente entrata in Paradiso. E’ un esperimento rischioso che Charlie è disposta a compiere insieme alla sua compagna, Vaggie, e ad un gruppo di dannati, che presto diventeranno i suoi amici, tra i quali spiccano i personaggi di Angel Dust e Alastor, il temutissimo e ambiguo “demone della radio”.

Una delle caratteristiche della serie è quella di essere un “musical”. Le canzoni sono presenti in ogni episodio ma non risultano mai fuori luogo. Non solo sono orecchiabili e coinvolgenti ma il più delle volte inserite in modo consapevole. Svolgono il ruolo dei monologhi, dei soliloqui e dei dialoghi, per cui il loro contenuto narrativo, esplicativo delle situazioni, delle motivazioni e delle dinamiche psicologiche dei personaggi, è ben studiato, coerente e “propulsivo” rispetto al districarsi degli intrecci narrati. Ma la nota positiva più evidente è proprio la stessa tecnica dell’animazione, che riesce a creare dinamicità, ritmo e atmosfera, in questo mondo allucinato, surreale, metafisico, abitato da creature dall’estetica multiforme che come per magia assumono sostanza e credibilità.  

C’è da sottolineare che a tutto ciò contribuisce la magistrale opera di recitazione dei “Voice-actors” originali e dei doppiatori italiani: i dialoghi sono serrati, dinamici e divertenti, grazie soprattutto all’esasperazione delle voci e dei loro “colori” coerenti con le estremizzate espressività facciali dei personaggi. Un piccola nota a sfavore? Forse l’eccessiva volgarità. L’uso del linguaggio scurrile è praticamente incessante se non predominante. A lungo andare potrebbe apparire ripetitivo e noioso, per cui, anche se a volte risulta funzionale e coerente con i personaggi ed un contesto di certo non raffinato come può essere l’Inferno, altre volte appare gratuito e deliberato, tanto da non risultare poi così divertente.

Ma al di là degli aspetti tecnici, come ogni forma d’arte lo spettatore ha la libertà di vederci qualcosa “di più” rispetto a ciò che il semplice occhio riesce a cogliere. E dunque addentriamoci ad analizzare un po’ di significati e allegorie che si celano dietro la facciata dell’animazione, dei colori e delle canzoni. Una delle caratteristiche narrative e artistiche della serie è quello di ribaltare le concezioni tradizionali tra “Inferno” e “Paradiso” affrontando così un certo relativismo tra i concetti di bene e male. L’Inferno è un luogo senza dubbio maligno e perverso eppure i personaggi che lo abitano, seppur esplicitamente negativi, egoisti, vogliosi e volgari, ci risultano subito simpatici. Non sembrano poi così diversi da semplici esseri umani “leggermente viziati” seppur alcuni di questi demoni si presentano come veri e propri signori del Male. L’atmosfera infernale viene resa riconoscibile e iconica grazie ad un attento uso del design delle ambientazioni, dei personaggi e dei colori, risultando il tutto efficace in termini di comunicabilità e suggestività. I demoni sono creature (letteralmente animali stilizzati e antropomorfi) strambe, ridicole, fisicamente difettose. I toni cromatici rispondono alla cosiddetta “psicologia del colore” per cui dominano il rosso intenso, il nero e il viola, colori che sono spesso associati a concetti e significati quali la passione, la lussuria e la violenza, in poche parole al “peccato”. Il Paradiso invece è un posto moderno, luminoso, pulito, “civile” e gli angeli che lo abitano sono splendenti, con occhi azzurri, visi adorabili e ali sfoggianti.

Così mentre i demoni adoperano un registro linguistico basso e volgarissimo, gli angeli parlano “pulito” e forbito. Eppure il Paradiso sembra essere meno autentico dell’Inferno, un posto all’apparenza perfetto ma “marcio” e corrotto dall’interno. L’operazione annuale dello sterminio prende la forma di una manovra politica consapevolmente deplorevole, decisa dai Serafini agli apici del potere e per questo nascosta alla massa ignara. In più la sua esecuzione è assegnata agli “esorcisti”, dai tratti molto meno angelici. I loro volti sono coperti da una maschera inquietante con corna ricurve. Tra questi spicca il loro capo, Adamo, che come i demoni dell’Inferno, è macchiato di una lunga serie di meschinità, da cui emerge un certo sadismo. Una oscurità di spirito che, proprio come accade per di dannati, si manifesta tramite l’uso di un linguaggio scurrile. Si evince che Adamo sia divenuto angelo per un mero motivo “burocratico” piuttosto che spirituale. E’ chiaro a questo punto che la serie non ha per niente l’intenzione di rappresentare un “racconto biblicamente accurato”, né tanto meno vuole mettere in “crisi”, se non per motivi narrativi, le convinzioni religiose.

Hazbin Hotel prende spunto dalla tradizione biblica per presentarci un universo complesso, fatto di un Inferno e di un Paradiso che non sono altro che una rappresentazione del nostro mondo, prettamente umano e “laico”, motivo per cui la serie non fa mai riferimento a Dio o ad un’entità superiore. Ci presenta invece un vero e proprio sistema politico-sociale, pieno di contraddizioni, in cui l’inferno resta tale perché così è stato deciso dall’ “alto”, il Paradiso incarna un potere che manipola e controlla la realtà dietro la maschera di un “bene” che viene accantonato in nome dell’ “ordine”, in nome di una presupposta e naturale divisione tra “tutto ciò che è bianco rispetto a tutto ciò che nero”, che giustifica azioni moralmente deplorevoli come lo sterminio o il genocidio. Per cui i personaggi infernali, fulcro della serie, all’interno dell’ Hazbin Hotel, finiscono per “rieducarsi”, discostandosi da quel mondo peccaminoso fatto di violenza, lussuria e perversione, finendo per riscoprire valori e atteggiamenti genuini come l’amicizia, il rispetto, la compassione, l’aiuto reciproco,  persino l’amore e il sacrificio, incoronando così il sogno di un’anima infernale solo di forma, quella della gentile e ingenua Charlie.

Gli otto episodi riescono infatti non solo a presentarci il substrato politico e culturale di questo universo ma soprattutto ci permettono di seguire la “crescita” di questi personaggi la cui imperfezione diventa una delle caratteristiche portanti della loro “simpatia” e della nostra inevitabile affinità e “affettività” nei loro confronti. Per tutta la serie ci chiediamo se questi sforzi di “riabilitazione”, con tutti i sacrifici e le difficoltà che questi demoni affrontano, varranno la loro effettiva redenzione o saranno vani di fronte ad un sistema già fissato e immutabile.  Per non parlare di quale possa essere il destino dei demoni “maggiori”, come Alastor, uno dei signori del Maligno eppure dagli atteggiamenti bonari, affascinate e tanto ambiguo da non far trapelare le sue vere intenzioni. In ogni caso a tutti questi quesiti lo spettatore può solo sperare di ricevere una risposta tramite la diretta esperienza visiva della serie in questione. E se qualcuno spera ancora che, guardando questa serie, possa trovarsi di fronte qualcosa di “normale”, è il caso che, prima di entrare nel vivo di ogni singolo episodio, si rammenti di quella fatidica frase che recita “ lasciate ogni speranza voi che entrate”.

Autore

nasce a Piedimonte Matese, provincia di Caserta, nel 1996. Dopo la laurea in Scienze Politiche presso l’Università degli studi di Napoli “Federico II”, si cimenta nella recitazione, nel doppiaggio e nella regia cinematografica. Contemporaneamente coltiva la sua passione per la scrittura, con la sua prima opera, la trilogia di Partenope, come frutto del suo amore per il mare e come omaggio alle sue amatissime origini siculo-napoletane.