• 22 Dicembre 2024
Tradizioni & Leggende

Un bel regalo di Natale potrebbe essere un libro sul Presepe. Attenzione però dev’essere illustrato come quello che mi appresto a presentare. Si tratta de “Il Presepe e i suoi personaggi”, di Fernando e Gioia Lanzi, Jaca Book, io possiedo la 2° edizione del 2007. Però consultando la rete vedo che esiste una edizione aggiornata del 2019, anzi addirittura dell’anno scorso. Il magnifico testo ha 247 pagine, per la metà dedicate a illustrazioni di presepi di artisti e collezionisti, l’opera fa parte della collana “I Classici”. Gli autori ringraziano i tanti artisti e i collezionisti che hanno messo a disposizione le loro opere e le loro collezioni, tutte ben individuate e citate nel libro. Il libro è diviso in Tre Sezioni. Nella prima, si racconta La Storia, come è nato il Presepe. In questa sezione gli autori come si può notare dalle immagini, raccontano come si è arrivati col tempo al presepe vero e proprio, alla rappresentazione, cioè ri-presentazione, il tentativo di rendere presente la Nascita di Nostro Signore Gesù Cristo. Rendere presente ciò che presente non è, e di farlo attraverso diversi strumenti: teatro, pittura, scultura, musica etc. Il vocabolo neutro latino praesaepe o praesepium significa “recinto chiuso con siepi”. “Non c’è cultura – scrivono gli autori – che non abbia fatto suo il presepe e non l’abbia tradotto nel proprio linguaggio artistico, accostandosi al tema con grande libertà […] ogni società ha elaborato un suo specifico tipo di rappresentazione della nascita del Salvatore […]”. La varietà, pertanto, è un tratto distintivo del presepe, sia messicano, polacco, provenzale, italiano, tirolese, tedesco. “Una stessa scena, uno stesso personaggio, con caratteri che vedremo quasi fissi, uno stesso annuncio vengono ripetuti un’infinità di volte in un’infinità di linguaggi e moduli espressivi”. La prima immagine di Gesù si trova nella parte più antica delle catacombe di Priscilla, che alcuni fanno risalire alla fine del II secolo: Gesù è seduto sulle ginocchia della madre, e alla sua destra si trova una figura maschile, probabilmente un profeta. Man mano si passa ad altri affreschi, dove si possono notare anche l’adorazione dei Re Magi come nei mosaici di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna. I primi artisti cristiani preferivano un linguaggio essenziale e simbolico. Asino e bue sempre presenti, nonostante non vengono citati dal Vangelo. Il messaggio di salvezza universale dell’Adorazione dei Magi, lo troviamo completamente realizzato nel timpano del sarcofago di Stilicone (IV secolo) che si trova nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano. Tutte immagini presenti nel testo.

Per arrivare al presepe vero e proprio, per gli autori del libro, occorre tenere presente dell’altro grande genere d’arte che nasce dalla liturgia: il Teatro. Le sacre rappresentazioni o “misteri”, che seguirono al dramma sacro erano diffuse i Europa. Arriviamo a San Francesco, che inventò il presepio, imprimendogli una spinta eccezionale e qualificante, fino ad allargare la scena presepiale introducendo gli spettatori, dove il mondo diventa il palcoscenico. S. Francesco appena tornato dalla Terra Santa, desideroso di avere davanti agli occhi la scena della grotta di Betlemme, chiese al Papa l’autorizzazione di procedere a rappresentare la Natività nel castello di Greccio. Pertanto, Greccio divenne la nuova Betlemme. C’era il desiderio di san Francesco di vedere con gli occhi del corpo, corporeis oculis, la nascita di Gesù Cristo. L’uomo ha bisogno di vedere anche di vedere fisicamente, di contemplare e di mettere in moto quel processo di immedesimazione, per poter soddisfare la sua partecipazione. Uno dei primi presepi domestici è datato al 1560, fatto in Italia, in un piccolo paese, Capugnano. Mentre l’uso dell’albero di Natale precede il presepio, anche se purtroppo, secondo i Lanzi, l’albero è percepito come alternativo al presepe, ed emblema di una festosità non religiosa. La Seconda Sezione, è quella più corposa del libro, riguarda, l’”Antropologia e iconografia. La realizzazione del Presepe”. “Allestire un presepe – sostengono gli autori – comporta innanzitutto due scelte, quella di uno spazio e quella di un ‘tema’. Chiaramente la prima delle fonti dell’iconografia e della ritualità presepiale è certamente la Liturgia, che in diversi cicli di feste ripercorre la vita di Gesù e della Chiesa nei suoi santi. A questo punto è opportuno soffermarsi su alcuni aspetti a cominciare dal dono che è una caratteristica di tutte le religioni. I personaggi della scena presepiale portano, o meglio si scambiano “doni”. I protagonisti del tempo natalizio sono i bambini, che rappresentano la novità, simbolo di speranza di vita che portano. Con le “letterine” dei bambini, subentrano i buoni propositi, si chiede perdono delle malefatte e comunque si promette di “essere buono”. Inoltre al Natale si collega il culto di santa Lucia, diffuso in tutta Europa. I doni nel presepio sono portati da due categorie di persone che restano distinte: i Magi e i pastori, entrambi hanno ricevuto il dono dell’annuncio. I pastori per mezzo degli angeli, i Magi, tramiti il dono stesso dell’illuminazione che ha consentito di “leggere” i segni dei tempi. Qui poi gli autori fanno riferimento alle tradizioni, alle usanze, si passa all’allestimento, alla costruzione del presepe, che viene allestito per essere “visitato”, e pertanto, diventa un messaggio per il pubblico. Avviene un vero e proprio pellegrinaggio (almeno una volta) di casa in casa, in particolare da parte dei bambini. Il testo fa alcuni esemplari esempi di allestimento. Sono immagini splendide di presepi napoletani e non solo, con immagini in primo piano. Si inizia con le statue e l’iconografia.

Naturalmente le statue sono fondamentali nel presepio, sono numerose, difficilmente si possono convogliare in un intero presepio. La scenografia può variare e comporta una precisa scelta, ci sono ambienti antichi e quelli moderni. “La scenografia prevede non solo la ricostruzione di un ambiente naturale, ma anche di abitazioni e paesi interi […]”. A volte si ripete la scena storica fatta da San Francesco, con un paesaggio di collina o di montagna, spruzzato di neve. Più il presepe è grande e più la scena si popola di case, paesi in lontananza, ruscelli, fiumi, laghi, boschi. Tuttavia, di solito si tratta di una ambientazione rurale, o comunque una ricostruzione storica del paesaggio palestinese. Il materiale è vario si va dalla carta, alla terracotta, alla ceramica, al legno, oggi alla plastica. Quando ero bambino poteva capitare che alcune statuine mancanti li realizzavo con l’argilla.

Gli abiti di solito sono popolari del Settecento o dell’Ottocento, del tempo in cui maggiormente si è diffuso il presepe o che si è fissata l’iconografia presepiale. Anche le luci hanno un compito fondamentale, la loro disposizione è volta a evidenziare il bambino Gesù: Luce del mondo. E poi c’è la musica natalizia, i diversi suoni, con i tanti canti, con la presenza dei pastori, degli angeli. “Nei presepi la musica è non soltanto accompagnamento musicale alla scena, ma vivifica le statue altrimenti mute dei suonatori che si avvicinano alla capanna con i loro strumenti: a fiato come le zampogne, tipico strumento dei pastori, i pifferi, i flauti […] tamburi e cembali”.  Il bambino deve mostrare la nudità, Gesù deve essere un neonato come tutti gli altri. Interessanti e curiose le varie immagini proposte dal libro e poi la coppia di Maria e Giuseppe, anche qui a seconda dei popoli della terra, il testo propone, gli esquimesi ma anche gli indiani d’America.

La mangiatoia, una specie di scatola che deve avere la paglia per deporre Gesù. Gli angeli sono numerosi nei presepi, le statuine possono avere atteggiamenti diversi, inginocchiati a adorare, oppure con cartelli con la scritta “Gloria a Dio”. Non è facile sistemarli sospesi nell’aria. Poi c’è la stella cometa, la capanna o grotta dipende dall’ambiente, in qualche presepe si preferisce un rudere.  I tre re Magi sono quelli ben rappresentati nell’iconografia, il testo fa l’esempio della basilica di Santa Maria a Leon in Spagna, Sant’Apollinare a Ravenna, San Marco a Venezia, nel duomo di san Pietro e Santa Maria a Colonia. Gli autori fanno riferimento alla storia dei re Magi, al viaggio delle reliquie a S. Eustorgio a Milano e poi al trasferimento a Colonia. I presepi italiani, europei di tutto il mondo sono affollati di figure che rappresentano nei dettagli la condizione umana. Tutte queste statuine o figurine potrebbero avere un nome: si va dallo zampognaro alla lavandaia, al fornaio, al tornitore, al pescatore, al cacciatore, insomma tutti i mestieri. Il mondo del presepe è quasi sempre rurale, è quasi sempre presente la statuina dell’adulto che indica la grotta al bambino, è la versione della Tradizione. Ogni personaggio, identificabile per il suo lavoro, offre qualcosa. Saranno i doni prodotti dalla pastorizia (latte, ricotta, formaggi) come dicono i canti popolari italiani. Tra i doni più vistosi portati dai pastori, c’è l’agnello. Numerosi sono gli agnelli nel presepe. Si allude al sacrificio di Gesù agnello di Dio. Chiaramente le offerte rappresentate cambiano di regione in regione, ma anche tra Paesi e popoli. Nel presepe gli animali domestici sono legati alla vita quotidiana dei pastori, degli agricoltori, ma anche di semplici cittadini.

Per i bambini di città gli animali del presepe sono una lieta sorpresa, si divertono a muoverli, a collocarli. E poi c’è la rappresentazione dell’acqua che non deve mai mancare, e del fuoco. Infine, la presenza del castello di Erode. La Terza Sezione si occupa della Tradizione. Il libro presenta la tradizione diffusa dei presepi in Italia, e non può mancare il riferimento a San Gregorio Armeno a Napoli, dove si radunano gli artigiani dei presepi. Ma anche la Fiera degli “Oh Bej Oh Bej” per Sant’Ambrogio a Milano. E poi tutti i mercatini natalizi europei. Merita una particolare attenzione il tema: “Il presepe nel mondo: inculturazione della fede e identità culturale”. Per gli autori del libro, “la scena natalizia è stata, alla prova dei fatti, quella più felicemente e più capillarmente accettata in tutte le culture”. Da questa scena “hanno accolto il contenuto dottrinale, a loro volta traducendolo e riproponendolo nel loro linguaggio, così che il presepe è divenuto ‘veicolo di trasmissione, di una mediazione culturale”. Attraverso la rappresentazione del presepe è stato ha reso “possibile la comprensione e l’accettazione del cristianesimo”.

Autore

Nato a RODI MILICI (ME) nel 1955 è stato insegnante di Scuola Primaria nel messinese jonico e nell’hinterland Milanese. Militante di Alleanza Cattolica da lungo tempo. Appassionato cultore di storia, studioso e ricercatore possiede una biblioteca di 2100 volumi.Fin da giovane è stato protagonista animatore e redattore del periodico IL CAMPANILE, della Parrocchia "S. Bartolomeo" di Rodì negli anni 1972-74. Collabora con diversi giornali online, tra questi Il Corriere del Sud, Imgpress.it, Ilsudonline.it, Culturelite.it, Destra.it, Il Cattolico.it, Corrierejonico.it, Civico20news.it. Inoltre collabora con Sugarcoedizioni e EdizioniCantagalli per lo studio e le recensioni di libri. Da 1991 al 2000 ha collaborato con Raj Stereo Sound di S. Alessio (ME) conducendo e animando trasmissioni quotidiane socio-culturali e politiche, ha curato rassegne stampa cartacee collaborando con l'associazione "Tradizione Ambiente e Turismo" Da qualche anno cura un blog personale online di studio e di ricerca