Telese conta circa ottomila abitanti ma ha un sistema produttivo che ne necessita cinquantamila e oltre. Come si spiega? Col fatto che Telese è una cittadina camuffata da paese. Telese Terme è il centro naturale, geografico ed economico, della Valle a cui dà il nome. I comuni che vi ruotano intorno – Guardia Sanframondi, Castelvenere, Faicchio, Solopaca, San Salvatore, San Lorenzello, Puglianello, Cerreto Sannita, Amorosi, Dugenta, Cusani Mutri, Pietraroja – sono dei satelliti o dei pianeti che hanno in Telese il loro fuoco o il loro sole. Basta fare un salto a Telese e poi recarsi nei paesi della Valle per intuire facilmente che, al di là delle gelosie comunali che appartengono all’Italia intera, si tratta di un unico nucleo urbano che può prendere il nome, senz’altro ha già preso la tradizione produttiva, di “sistema Telese”.
Telese è stata fondata più volte. L’ultima, quella che risale alla metà dell’Ottocento, è stata decisiva e fortunata. Ha incrociato la storia nazionale e la nascita della Provincia e da entrambe le novità ha ricavato giovamento per la sua affermazione che, a differenza del passato remoto e prossimo, si è caratterizzato in attività produttive aperte per vocazione al futuro e all’accoglienza: terme e commercio. Ancora oggi queste due qualità, che nel tempo si sono innovate e son cresciute – pur tra mille polemiche e lotte, come è naturale che sia –, danno alla città telesina la sua impronta e il tono che si riverbera in tutta la Valle quanto mai operosa e intraprendente. Non è un caso che nel “sistema Telese” oltre al turismo termale e agli investimenti commerciali vi siano altre attività non di secondo piano come i vigneti – Guardia, Castelvenere, Solopaca, Massa – le cliniche, locali di ristorazione e di vita notturna e perfino una movimentata vita culturale con riviste, fondazioni, premi, editoria. A Telese non si respira aria di paese ma un clima più cittadino che è dovuto tanto alla vocazione storica telesina del turismo termale quanto agli abitanti degli altri paesi che hanno eletto Telese come luogo della loro stessa emancipazione. Se il “sistema Telese” – che di per sé non è legato a questa o quella persona ma ha una sua identità quasi anonima – continuerà a crescere non potrà non beneficiarne l’intera Valle dal momento che il Telesino, diversamente da quanto non accade nel Caudino, è il frutto di un reciproco riconoscimento tra Telese e la sua Valle.
La presenza a Telese e nella Valle di alcune case editrici – Edizioni 2000diciassette di Maria Pia Selvaggio, fioridizucca edizioni – e di sodalizi culturali come la rivista Annuario dell’Associazione storica della Valle telesina e come l’Istituto Storico Sannio Telesino testimoniano una vivacità intellettuale che vuol farsi vita civile sia attraverso il recupero della storia sia attraverso la critica del presente. Sono solo alcuni esempi, altri se ne potrebbero affiancare (e speriamo che nessuno si offenda per non esser stato citato), ma ciò che realmente conta è la crescita d’insieme di un “sistema Telese” che ora in modo spontaneo cerca un riconoscimento culturale della sua stessa esistenza non scontata. Se si leggono i libri dei recenti studi storici che hanno riguardato tanto la storia sannita moderna quanto il movimento risorgimentale nazionale si vedrà emergere la figura di Achille Jacobelli che di fatto e di diritto è il fondatore della nuova Telese incentrata sulle acque sulfuree e il collegamento con Caserta e Napoli. La vocazione contemporanea di Telese, quella che fonda il “sistema Telese”, è stata decisa all’atto della fondazione dalla lungimiranza o dalla follia del cavalier Jacobelli al quale oggi i telesini dovrebbero pubblicamente riconoscere gli assodati meriti con un monumento al centro della cittadina. La coscienza storica è, insieme, risultato e presupposto della vita civile e della sua crescita.