• 21 Novembre 2024

“Incantesimi e Magie dal Matese al Sannio” è il titolo del nuovo libro pubblicato e venduto da Amazon in versione cartacea e Kindle, da quattro autori che insieme hanno scelto di creare una piccola opera nella quale trattare una tematica particolare che incuriosisce la stragrande maggioranza delle persone da sempre.

Gli autori sono Maria Annunziata Forgione, Alfonso Riccitelli, Sandrino Luigi Marra e Carmela Picone. Tutti e quattro gli scrittori hanno cercato di applicare le maggiori informazioni storiche da inserire nei capitoli trattati, acquisendole da libri di studiosi nel campo del mistero e dell’inspiegabile senza mai trascurare il giudizio della Chiesa. Il motivo che ha spinto i quattro autori a presentare questo libro è nato dall’esigenza di tramandare le leggende e i racconti del territorio che dal Sannio al Matese custodiscono la nostra storia. Racconti che in qualche modo spesso hanno condizionato lo stile di vita di chi abitava in queste antichissime terre. L’antica Maleventum (cattivo presagio) venne conquistata dai romani nel 275 a. C. e subito dopo ribattezzata Beneventum ( evento felice)l’attuale Benevento.  Con la dominazione romana si diffuse il mito delle streghe, secondo leggende popolari Benevento sarebbe il luogo privilegiato appunto da esse che si ritrovano di notte intorno ad un albero di noce sulle rive del fiume Sabato. Nasce così la figura della janara.

Miti, leggende, superstizioni, amuleti, erbe mediche, malocchio, spiriti vaganti, premonizioni, fatture, mazzamaurelli, riti magici che i quattro autori hanno portato dalle antiche memorie storiche nell’attuale quotidianità delle nuove generazioni con la sola intenzione di tramandare invitando a tenersi lontano da certe manifestazioni illogiche.

Maria Annunziata Forgione spiega:” Nel corso della storia cristiana ,  la magia nera è stata vista come un tentativo di opposizione al giusto sviluppo dell’umanità previsto nei piani divini; di fatto il mago nero, ingannato dal diavolo o preda delle sue seduzioni, cercherebbe un accordo con quegli ambiti spirituali identificati proprio con le potenze dell’opposizione, Satana, Lucifero , che in cambio di offerte sacrificali e dell’adorazione tributata loro, lo ricompenserebbero poi con i doni della conoscenza del potere, della ricchezza e dell’amore, il cui prezzo finale è immancabilmente la perdizione di colui che ha ceduto alla tentazione. Per ottenere tutto ciò, il mago nero ricorrerebbe a rituali specifici, spesso cruenti, che possono prendere anche la forma di cerimonie religiose perverse, come le messe nere.  Da un punto di vista radicale, tutta la magia, soprattutto di tipo pratico, potrebbe essere considerata «nera», in quanto alterazione del corso naturale degli eventi, sebbene non per questo sia da ritenere necessariamente malvagia, mentre la magia bianca, concernerebbe solo il suo aspetto teorico e dottrinale.” 

Sandrino Luigi Marra ci ricorda che negli anni 50 del 900 De Martino nel suo lavoro Antropologico dal titolo “Sud e magia” descriveva il misterioso mondo della magia nel Salento. A leggere quel lavoro si coglie il mistero della cultura del meridione d’Italia, attraverso fattucchiere, streghe, stregoni, maghe e maghi, un intreccio di personaggi che in realtà ripercorrono una traccia antica di tale cultura, si ripercorre dunque nel tempo il lascito della civilizzazione Magno-Greca e del passato Sannita, del loro sovrannaturale, dei culti divinatori, volti a conoscere il futuro, a proteggere i singoli, a maleficiarne altri. Quel lontano passato che ha percorso i millenni adattandosi ai cambiamenti del tempo e delle genti, per quanto sembrava si fosse quasi perduto, negli ultimi anni è tornato con il suo bagaglio sovrannaturale, anche se nella realtà quel bagaglio non ha mai lasciato le terre del Sannio. Sono tornati in un particolare periodo della storia del Sannio, un periodo di congiunzione economica negativa che in fondo ha impoverito le nostre terre e sono tornati, come sempre accade, per ridare speranza e conforto alle popolazioni attraverso quello strano sincretismo, unico nel suo genere, nelle terre degli antichi Sanniti. Sono tornati per mediare tra il conosciuto terreno e il mondo del soprannaturale, dando così speranza a chi l’ha persa, vendetta a chi ha ricevuto un torto, donando amore a chi lo ha perso, a chi non è ricambiato, in un vortice di riti, culti, oggetti, formule magiche, a cavallo tra il bene ed il male, spesso alla vana ricerca dell’impossibile. I nostri luoghi, le nostre terre, risentirono della vicinanza della cultura greca e nonostante Cuma, Pithecusae, poi Neapolis fossero per i Pentri ad una distanza chilometricamente breve ma culturalmente abissale, nei loro contatti ed in seguito dominazione di alcuni di tali luoghi, i Sanniti inclusero nei loro costumi quegli elementi divinatori che poi entreranno a far parte dei misteri religiosi e divinatori del popolo. Così nel tempo con gli ovvi cambiamenti e trasformazioni riti e misteri hanno attraversato i secoli adattandosi ai tempi, per infine affiancarsi a supporto del cristianesimo prima e del cattolicesimo poi, condividendo con esso alcuni elementi, mentre in altri trovandosi in totale contrapposizione. Divengono così elementi della cultura popolare, i quali non risolvono solo problemi di ordine sovrannaturale ma anche di ordine olistico attraverso l’uso di piante, erbe, minerali. Una miscellanea di magia, mineralogia, erboristica, astrologia ed astronomia a servizio dell’uomo in particolare dei più umili e poveri. “Ru magu, a maona, a strega, a janara, ru streone” nella nostra realtà esistevano tali figure al maschile o al femminile. Erano conoscitori di una magia benevola ma contemporaneamente di una malevola, poiché il misterioso mondo magico si divideva da sempre in due elementi contrapposti, il bene ed il male appunto. Operando il bene potevano sciogliere il malocchio, le fatture o proteggere da ambedue, operando per il male potevano fare il malocchio, le fatture e fare del male a cose, animali, uomini e piante. Su tali figure sarà la Janara ad essere preponderante, e nella realtà delle streghe così antiche e misteriose, nel Sannio la Janara diverrà meno misteriosa e più temuta, considerandola pur sempre una “strega”.

Alfonso Riccitelli ci spiega che Il Matese non è legato solo con le leggende delle janare ma ogni paese della Regione montuosa ha una sua storia collegata a tante leggende come streghe, fantasmi, maledizioni e mazzamaurielli.  Non molto distante dalla leggenda della janara Erbanina del Castello di Gioia Sannitica, esattamente nel comune confinante di Alife, vi è un’altra storia leggendaria tramandata di generazione in generazione.  Un giorno un giovane giunse nel paese di Alife a cavallo e vide una bellissima donna di nome Maria che era intenta a fare il bucato. Egli la avvicinò e si mise a parlare con la giovane donna. I due erano molto attratti l’uno dall’altra. Purtroppo, però il bel giovane era giunto in città con l’intenzione di sottrarre Alife al suo signore, molto amato dal popolo per il suo profondo senso di giustizia e per il disprezzo che nutriva nei confronti delle armi. 

Carmela Picone con il suo capitolo fa da narrastorie d’altri tempi ricordando i nonni che riunivano i nipotini dinanzi allo scoppiettare della legna nei caminetti raccontando leggende di streghe e janare creando così la tipica atmosfera magica fra horror e fantasy.

“La janara come soffio di vento entrava dalla fessura della porta o della finestra ponendosi a cavalcioni sul corpo di chi dormiva a letto.

Una notte la janara si mise in groppa a Jennaro e quando lui l’afferrò per i capelli ella prontamente gli chiese:

“Pe’ che me mantieni?”Jennaro le rispose:

” Te tengo pe li capill” ma la janara prontamente: 

“Si me tieni pe’ li capill me ne sfujo comm’anguill”

Nell’esatto momento che la janara tentò di liberarsi Jennaro alzò la Misura dalla candela e la luce rese innocua la strega, apparve in tutta la sua nudità e non potendo più scappare questa volta si beccò tante di quelle percosse da parte di Jennaro che per sette generazioni prometteva di non manifestarsi più . Chicchina la fece poi fuggire via temendo il peggio per il marito. Da quel giorno Jennaro giurò a sé stesso di diventare cacciatore di janare! “

In conclusione il libro offre al lettore un’armoniosa opera fra storia, superstizione, scetticismo e narrazione che rievocando vecchie credenze fa rivivere l’atmosfera magica e misteriosa delle storie narrate dai nostri antenati vissuti dal Matese al Sannio.