• 3 Dicembre 2024

Ingmar Bergman cineasta scandinavo, nato a Uppsala in Svezia il 14 luglio 1918, proviene da una famiglia alto-borghese e riceve una educazione dalla disciplina molto ferrea da parte di suo padre, un pastore luterano, che adottava con il figlio e con tutta la famiglia metodi punitivi seguendo i concetti religiosi di peccato, confessione, grazia e perdono temi che diventano cardine nelle sue opere cinematografiche; nel film autobiografico della maturità Fanny och Alexander (Fanny e Alexander, 1982) – lungometraggio che ottenne ben quattro Premi Oscar ma non la Statuetta alla Miglior regia – vediamo raccontata la severa impostazione familiare data dal padre.

La cinematografia del cineasta svedese è fortemente influenzata dalle due figure portanti, quella paterna e quella materna che conducono il regista a esprimere – in una alternanza di maschile e femminile – la crudeltà, la durezza e il distacco trasmesse dalla prima in contrasto e opposizione alla incertezza, la fragilità e l’accoglienza data dalla seconda. Scriveva lui stesso i soggetti e le sceneggiature dei suoi film tutti incentrati su una complessa problematica sviluppata con rigore e coerenza, ha spesso creato attori feticcio per cui, in alcuni casi, ha concepito le sceneggiature in relazione alle loro personalità. Il cinema di Bergman si presenta in nuce come una messa in scena del rapporto tra salvezza e caduta, autenticità e banalità, realtà e finzione, visto sia in forma di complessa dialettica sia di insanabile frattura o anche di rebus indecifrabilmente articolato.

Il maestro in tutta la sua vita, come Luchino Visconti, alterna la regia cinematografia con quella teatrale dedicandosi in particolare modo al Kammerspiel.

Bergman è un uomo dalla personalità molto complessa, dopo la morte della sua quarta moglie Ingrid von Rosen, avvenuta nel 1995, gli ultimi anni della sua vita li trascorrerà sull’isola svedese di Fårö in una quasi totale solitudine. Nella vita si è sposato cinque volte e ha avuto 9 figli, legandosi anche alle donne del suo cinema due delle quali Bibi Andersson e Liv Ullman le belle ed enigmatiche protagoniste di Persona (1966) film particolarmente intimo, un viaggio nell’animo femminile, pone lo spettatore difronte a più chiavi di lettura interpretativa della trama, compiute anche attraverso la messa in scena:

quella meta-cinematografica di carattere estetico, una interpretazione di carattere psicoanalitico e una interpretazione spirituale.

 Autore di film impressi nella storia del cinema come Kris (Crisi1945) film d’esordio; Sommarlek (Un’estate d’amore, 1950) e Sommaren med Monika (Monica e il desiderio, 1952) che lo conducono all’attenzione della critica anche all’estero e dove, nel secondo dei due, troviamo uno dei primi significativi sguardi in macchina della storia, uno degli elementi del cinema di Bergman che crea una rottura radicale e rivoluzionaria del linguaggio del cinema; Det sjunde inseglet (Il settimo sigillo, 1956) che attinge a legende della tradizione scandinava oltre che alla religione protestante; Smultronstället (Il posto delle fragole, 1957) e Scener ur ett äktenskap (Scene da un matrimonio1973).

Bergman si nutre, e ne subisce l’influenza, del cinema del maestro svedese Victor Sjöström palesata proprio ne Il posto delle fragole nel quale il protagonista è interpretato proprio da Sjöström.

Bergman a sua volta influenzerà la Nouvelle Vague francese (che riuscirà a decifrare l’universo cinematografico iniziatico del maestro), Lars von Trier con altri registi svedesi e un decennio della produzione di Woody Allen, quello intimista degli anni ’80 nel quale – tra l’altro il regista americano – si avvarrà di alcuni attori feticcio di Bergman.

Ingmar Bergman è contemporaneo di Antonioni con il quale condivide una profonda amicizia oltre alle moltissime scelte estetiche e tematiche come la crisi della borghesia e della coppia e non può passare inosservato che lasceranno questo mondo entrambi il 30 luglio del 2007.

Autore

Lavora in Rai e scrive per il giornale “L’Agone". Laureata in DAMS - dipartimento di Filosofia Comunicazione e Spettacolo - a Roma Tre, esperta di Cinema, si occupa di spettacolo a tutto campo.