Manuel Mastrapasqua di trentadue anni è stato assassinato l’11 ottobre scorso a Rozzano, nella periferia milanese dal diciannovenne Daniele Rezza, anche lui di Rozzano. Con una coltellata ha messo fine alla vita di un giovane che innocuamente tornava dal lavoro. Il movente? L’omicida voleva impossessarsi delle cuffie che la vittima indossava probabilmente ascoltando musica. Una storia che ha dell’incredibile e che a raccontarla mette i brividi. Senza una ragione un giovane è caduto sotto i colpi di un ragazzo che voleva impossessarsi di un misero oggetto da quindici euro poi finito in un secchio della spazzatura.
Cosa avrà pensato l’assassino avventandosi su Manuel? Un interrogativo che non ha risposta. E noi restiamo allibiti davanti ad episodi che appartengono alla dimensione dell’assurdo, non meno di altri che quotidianamente, si può dire, insanguinano un’umanità desolata di fronte allaquale non ci sono ragioni che possano giustificare tanta gratuita violenza.
L’omicidio di Rozzano è l’ultimo atto di una serie infinita di violenze estreme che non si giustificano.
Non ci eravamo ancora ripresi dall’efferato crimine perpetrato da una donna ventiduenne la quale poche settimane fa, a Traversetolo vicino a Parma, ha ammazzato freddamente i suoi due neonati per poi seppellirli nel giardino della sua villa. La sciagurata mamma ha freddamente ammesso entrambi gli omicidi oltre all’occultamento dei piccoli cadaveri. E lucidamente e cinicamente ha confessato di essere stata lei stessa, da sola, ad indurre il parto e poi ad uccidere entrambi i figli, nati a distanza di circa un anno l’uno dall’altro. Un orrore indescrivibile.
E ancora. Nel settembre scorso è stata strangolata una donna nel letto dal marito davanti ai figli di 4 e 6 anni, uno dei quali ha mostrato in videochiamata il cadavere della mamma alla zia. Ammazzata senza un apparente motivo. È morta così, in un’abitazione di San Felice a Cancello, nel Casertano, la 24enne Eleonor Toci dal coniuge Luzmil, di 30 anni, entrambi albanesi.
Sono soltanto alcuni degli ultimi episodi a suscitare orrore e raccapriccio, mentre restiamo attoniti davanti ad un perché senza risposta.
Dai femminicidi, ormai all’ordine del giorno, alle stragi familiari l’Italia sembra diventata una terra di odio e di sangue dove tra congiunti soprattutto ci si toglie la vita per un nonnulla.
Cosa muove questa dilagante strage “privata” nella quale, leggendo le cronache, non s’intuisce neppure un’ombra di malvagità covata a lungo tale da sostenere, fosse pure in un’eccesso di ira, assassinii tanto crudeli ed insensati.
La cattiveria che accende gli animi dei protagonisti dei delitti più efferati è una sorta di patologia diffusa dovuta al disamore, all’ira profonda, all’ insopportabile convivenza: insomma all’indifferenza che va estendendosi nei nuclei familiari, oltre che all’esterno delle mura domestiche, dove, immaginiamo, chissà per quanto tempo le uova del serpente si sono schiuse fino a fuoriuscire dal guscio.
Ancora qualche dato dell’anno in corso. Da Rosa D’Ascenzo (pensionata spinta giù dalle scale di casa a Sant’Oreste) a Nadia Gentili (ultrasettantenne fulminata con una semiautomatica a Gallarate), da Emanuele Nebbia (26enne ucciso con una pistolettata alla testa a Santa Maria Capua Vetere) a Nafugi Manneh (giovane richiedente asilo massacrato a catenate a Canelli), passando per Alexandru Ivan (a 14 anni steso da un colpo di pistola a Monte Compatri) e per la madre di famiglia Antonella Salomone e i figli minorenni Kevin ed Emanuel Barreca (ammazzati ad Altavilla Milicia perché ritenuti posseduti dal demonio). Nel nostro Paese sono stati ben ottantotto gli omicidi volontari in quattro mesi. Nel 2022 se ne contarono 110, 94 nel 2021 e 80 nel 2020 (anno in cui si è toccato il minimo storico complessivamente di morti ammazzati: 271 in tutto).
A proposito di femminicidi nel 2023 le ragazze, le donne mature e le anziane vittime di omicidi volontari dalle motivazioni passionali, sono state centoventi , la metà uccise dal compagno o dall’ex. Mentre nei primi quattro mesi del 2024, i dati disponibili c’informano che sono stati 65 i femminicidi, mentre gli uomini uccisi ammontano a 175.
La questione è planetaria, comunque. Nel mondo ogni anno vengono uccise circa 45 mila donne, 5 ogni ora. Nella maggior parte dei casi l’autore è un membro della loro famiglia. In Italia, nel 2023, sono state uccise 106 donne, una ogni tre giorni. Il dato del ministero degli Interni è aggiornato al 19 novembre e comprende anche Giulia Cecchettin, per il cui femminicidio è stato accusato Filippo Turetta, l’ex fidanzato.
Nel mondo una donna su tre ha subito violenza sessuale o fisica almeno una volta nella vita e l’86% vive in Paesi in cui non c’è protezione legale contro la violenza (dati UN Women).
In Italia sono quasi 7 milioni le donne tra 16 e 70 anni che hanno subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nella loro vita (dati Istat) e, nel 2022, sono state più di 20 mila quelle che si sono rivolte a un centro antiviolenza e oltre 30 mila le chiamate al 1522, il numero antiviolenza e stalking.
Statistiche che fanno rabbrividire considerando che i fatti di sangue coinvolgono vecchi e bambini, uomini e donne in età matura, che la maggior parte sono a sfondo sessuale, mentre non vanno trascurati quelli che hanno motivazioni psicologiche derivanti dall’insopportazione reciproca.Comunque sia, per quanto molti casi non destino sospetti di sedimentata incompatibilità tra figli, genitori, congiunti vari, tutti appartenenti allo stesso sangue, resta il fatto che il giorno dopo i misfatti, vicini e conoscenti si meravigliano dell’accaduto.
È possibile naturalmente che nessuno abbia sospettato nulla in ciò che si deteriorava giorno dopo giorno nei nuclei familiari prossimi, ma qualcosa comunque in tante famiglie italiane deve essersi rotto, insanabilmente. E questo qualcosa è probabile individuarlo nella catastrofe comunitaria che registriamo nella nostra società alimentata dalla cultura permissiva, dalla invidia e gelosia , dall’avidità, dal blasfemo disonore verso il padre, la madre, la donna d’altri (secondo i Comandamenti). E poi un vago sentimento di impunità sembra dominare gli scenari criminali, perfino quelli più atroci. Oltre ad una rabbia sociale che sembra senza limiti e confini dalla quale nasce, anche per i modelli culturali proposti dai social e dai media più in generale, il sentimento di rivalsa e prevaricazione che insanguina l’Italia non meno di altri Paesi.
Insomma, la decadenza dei valori familiari, il desiderio che giustificherebbe ogni cosa sono i fattori primari dell’ insanguinamento “privato” dell’Italia per non parlare di quello pubblico, delle piccole e grandi organizzazioni delinquenziali che cingono d’assedio le nostre città .
Immaginare una campagna di moralizzazione da parte della classe dirigente del nostro paese è pura follia. È in noi stessi che dovremmo trovare le ragioni della vita e del rispetto degli altri con l’ausilio delle istituzioni formative e con un minimo di regolamentazione dei rapporti sociali laddove nascono le relazioni che per essere sane dovrebbero ispirarsi a valori imperituri, non trattabili, da tenere nei comportamenti verso chiunque, con un po’ di carità e molta disponibilità a comprendere le ragioni degli altri.
Diversamente si allargherà il dominio dell’intolleranza fino agli esiti, come quello di Rozzano, dove per un misero oggetto si è posta fine alla vita di un giovane uomo.