• 4 Luglio 2024
Cultura

Ho molto da condividere, oggi, con Goliarda Sapienza (1924-1996)  – pur non ammirando tutto, certamente – nella scrittura come missione di vita che impoverisce, ma non rende polvere  e nella morte mai superata, ma sono molti ad avere qualcosa in comune con lei.

Per quelli che si sono spenti ne “L’arte della gioia”, per gli altri che si sono accesi nella sua prima poesia, “Mia madre è morta”. Per me che accarezzo nel letto ogni sera la miseria, come femminuccia elegante, il fallimento, la frustrazione, la rabbia, la fatica della morte da vivo. Eccetto quest’ultima, tutto il resto è stata una novità, nelle mie giornate, importata con la forza degli esportatori della democrazia, col fragore di bombe non mie, non quelle che conservavo per infiammare il mondo, ma di altri, infami, uomini piccoli, donne vane, promettitori maledetti, vessilli di piccole, grandi infamie che non meritavo. Lei, la miseria, non vince ma mi parla in un orecchio quando prendo sonno e non mi dà riposo. Non ho riposo.

In più, mi ricorda la prematura scomparsa di mia madre, centro del bene, luce nel porto estivo intorno alle 20.00 di una sera di luglio. Dimentichiamo di Goliarda, con la testa ermetica, troppo impegnati a impomatarci gli attributi pubblicamente sui soliti maestri impolverati che togliamo dal museo per esporli e rimetterli, come eterna reliquia a prendere polvere, dimenticandoci di vivere per accontentare un dogma, il precetto. Chierichetti del niente a cui sfuggono le geometrie della realtà, che ritengono inutile tradurre la Bellezza, l’arte, la sensibilità, i mondi dell’uomo e le loro profondità, perché poco politiche e per nulla capaci di promettere guadagno, che ritengono inutile proseguire il Creato. E così, a cento anni esatti dalla sua nascita ricordo Goliarda, poco goliardicamente. Sento il suono di queste sue parole, mi consolo, capisco, ancora una volta, che la strada è giusta, e la sensibilità non è a destra, imboccato l’incrocio: “Io sono caduta in miseria per scrivere – dice in un’intervista per la televisione – cioè per me scrivere è una follia. Ed è vero, avevo visto giusto da bambina: non rende. Ho ceduto per colpa di Citto, sempre, perché una notte non ne potevo più, era morta mia madre e non riuscivo a uscire dalla fatica della morte, che non sapevo si chiamasse ancora così, infatti era orribile, e una notte con la lucina sopra al letto accesa, ho scritto la mia prima poesia”.

La scrittura è un atto delicato, mostrarsi nudo chiedendo permesso a ognuno, anche agli assenti, ai più lontani, donarsi, come passare un neonato alle braccia della madre che lo ha appena partorito. Essa non ha nulla a che vedere col frastuono, l’indelicatezza, la ridondanza, il rumore, il rumore, altro rumore confuso e sterile. Per questo soffro tantissimo in questo orribile fracasso di ego che si scontrano e non lasciano nulla. E la morte, la tua interiore o quella di un amore grande, rende questo atto pensoso e disturbato, ma non lo finisce, non l’ammazza, lo eterna fortificando. Goliarda Sapienza, cento anni fa.

Autore

Emanuele Ricucci nato a Roma il 23 aprile 1987, scrittore, comunicatore, scrive di cultura per Libero Quotidiano. È stato assistente e collaboratore parlamentare di Vittorio Sgarbi, dal 2018 al 2023, e nello staff dei collaboratori tecnici di Marcello Veneziani. Già collaboratore per la comunicazione del Gruppo Misto Camera dei deputati, è autore di satira ed è stato caporedattore de Il Giornale OFF, approfondimento culturale del sabato de Il Giornale. Ha scritto, tra gli altri, per Il Giornale, Il Tempo e Candido e in diverse riviste del settore politico e culturale. Conferenziere, ha collaborato a numerose pubblicazioni e ha scritto otto libri, tra cui si ricordano Diario del Ritorno (con la prefazione di Marcello Veneziani), Il coraggio di essere ultraitaliani. Manifesto per una orgogliosa difesa dell’identità nazionale, La Satira è una cosa seria, Torniamo Uomini. Contro chi ci vuole schiavi, per tornare sovrani di noi stessi - questi ultimi pubblicati dal quotidiano Il Giornale – Contro la folla. Il tempo degli uomini sovrani (con la prefazione di Vittorio Sgarbi) e Indecenti, ultimo lavoro uscito. Dal 2015 scrive anche sul suo blog Contraerea su IlGiornale.it. È stato consulente per la comunicazione della Fondazione Pallavicino di Genova, nonché di altri importanti enti del mondo culturale e direttore artistico del Centro Studi Ricerca “Il Leone” di Viterbo.