Spesso sentiamo dire che l’importante è cominciare. Quando ci arrovelliamo su quella cosa che dobbiamo fare e non ne abbiamo voglia, o su quel progetto che abbiamo in mente ma non troviamo mai il tempo o il coraggio di realizzare. L’importante, si dice, è fare il primo passo, il resto verrà da sé. Non è del tutto sbagliato secondo me. Siamo fin troppo spesso frenati da dubbi, incertezze, indolenza, inerzia, che nel loro insieme tendono a farci stare immobili, e allora sì che la cosa importante è darsi una mossa, fare il primo passo, cominciare ad affrontare la situazione.
Una volta fatto il primo passo però, se quello che abbiamo in mente è importante, in qualche modo ambizioso, o anche difficile, ci rendiamo conto che non basta. Dopo aver cominciato c’è bisogno di continuare, di essere costanti nel tempo, ed è qui che le cose per molti di noi si fanno più difficili.Attraverso le esperienze, piacevoli o sgradevoli che siano, si salgono sempre più grandini: c’è chi punta più in alto e chi invece si accontenta, ma tutti, con ansia, affanno e un po’ di timore, arriveremo all’ultimo gradino, il traguardo della nostra vita, che non è la morte, ma è il momento in cui avremmo raggiunto i nostri obiettivi e ci saremo realizzati. È il momento in cui avremo ottenuto una carriera, forse avremo una famiglia, chi lo sa!
È tutto da scoprire e potremo farlo solo vivendo con costanza, determinazione, perseverando nei nostri intenti e restando sereni con noi stessi. Anche a me è capitato di fermarmi di fronte agli ostacoli. Col tempo ho capito che non avrei dovuto, perché “fermarsi” significa “essere vinto” e questo non è ciò che voglio. Momenti di debolezza possono capitare a tutti e quelli, sono i momenti in cui dovremmo tirare fuori le unghie e i denti e affrontare la vita sul campo, mai dagli spalti, raggiungendo, così, il famoso ultimo gradino, con forza e coraggio. L’affermazione di Leopardi, tratta dallo Zibaldone “Bisogna proporre un fine alla propria vita per vivere felice” rispecchia perfettamente il mio pensiero. Ritengo sia insensato vivere senza progetti o aspirazioni perché solo chi vuole bene a se stesso può volere bene al prossimo.
Dunque, per avere successo e per raggiungere la cosiddetta “arte della felicità”, il fattore più importante è la perseveranza.Perseverare è un’arte, in parte un dono della natura, forse una componente genetica in cui alcuni strumenti sono di default, ma più di tutto è una risorsa che si costruisce giorno dopo giorno, che si coltiva e si allena con un’educazione attenta e paziente fin dai primi anni di vita. È una forza interna simile alla fiducia che serve per lottare contro le difficoltà che ci mettono alla prova. Oggigiorno purtroppo si è portati a fare il minimo senza sforzi, c’è la cultura , ormai consolidata, del “può bastare”; perché affaticarsi , rinunciare, sacrificarsi per un qualcosa che molto probabilmente non potremmo raggiungere? “Accontentiamoci” di ciò che abbiamo, ma poi non tolleriamo i successi degli altri e ci domandiamo perché quella persona è riuscita a salire gli scalini e noi no? Perché ammettere a noi stessi che è dipeso esclusivamente dalle nostre non azioni, perché non abbiamo voluto rischiare di fallire, preferendo abbracciare il fallimento, é più arduo che sostenere che qualcun altro sia arrivato tramite mezzi immorali, o addirittura illegali.
Personalmente preferisco perseverare nella costruzione di progetti difficili, che comportano sacrifici, notti insonni, paure, preoccupazioni, rinunce , rischiando anche di fallire senza mai dovermi sentire una fallita, nella consapevolezza e serenità di dar conto della mia coscienza solo a Dio , lasciando liberamente agli altri di credere e dire ciò che più appaghi la loro infelicità.